Il vecchio si sveglia.
Lentamente si mette a sedere poi appoggia a terra prima un piede quindi
l'altro. Piano, con estrema calma, perché una vertigine provocata da uno sbalzo
di pressione è sempre in agguato, e un giramento di testa improvviso potrebbe causare
una caduta dalle rovinose conseguenze. Il vecchio finalmente si alza in piedi,
infila le fruste ciabatte di cuoio marrone e inizia a muoversi. Dapprima i suoi
piedi scivolano sul pavimento, poi le sue ginocchia si sollevano di quel poco
da consentire dei passi brevi ma più sicuri. Ginocchia che scricchiolano e
crocchiano, muscoli, o quel che ne rimane, indolenziti e pesti, schiena rigida
e spalle dolenti. L'evidente disfacimento del corpo non rappresenta comunque
l'unica complicazione per quest'uomo anziano, ormai ai confini dell'esistenza,
quest'uomo che chiameremo per convenienza Pietro. Perché quest'uomo, Pietro
abbiamo detto, ogni volta che al mattino apre gli occhi ha paura. Lui tuttavia
non ne è del tutto consapevole. Non lo è poiché tale suo quotidiano
sbigottimento vitale è ormai del tutto connaturato con il suo essere, circonda
avvolge penetra possiede il suo fragile involucro e la sua mente stanca, ne
determina i pensieri e le azioni.
Gemendo e sbuffando,
poiché rimettersi in moto è sempre una scommessa, Pietro raggiunge la minuscola
cucina. È presto, sono soltanto le sette, ma ciò è normale perché i vecchi
dormono poco, il loro sonno è agitato tormentato interrotto, in ogni caso sua
moglie è già in piedi da almeno un'ora impegnata a sfaccendare a pulire a
cercare di essere utile a dimostrare di essere viva. La donna, in vestaglia
pesante perché l'appartamento è ancora freddo, le ciocche bianche disordinate e
bisognose di spazzola, osserva per un attimo la caffettiera sul fuoco poi
scuote il capo afferra uno straccio lo passa sulla già lucida superficie del
lavello afferra un barattolo lo posa su una mensola strofina le mani artritiche
sui fianchi si dirige di nuovo ai fornelli annuisce al caffè che brontola e
spegne il fuoco.
Pietro si blocca un
istante e la osserva. Che energia, le donne. Questa, lui lo sa, lo seppellirà. È
inevitabile. Lei lo scorge.
"Ehi, ti sei
alzato finalmente" dice, poi inizia a brontolare qualcosa, sottovoce. Sono
quasi cinquant'anni che farfuglia si lagna e mugugna di continuo, Pietro ormai
non vi bada più. La saluta con un impercettibile cenno del capo, il bisogno di
comunicare a parole è minimo e ridotto all'indispensabile, quindi inizia a
vestirsi recuperando camicia e pantaloni dallo schienale della sedia sulla quale
li aveva deposti la sera prima. Si infila le scarpe si siede e le allaccia
impiegando un'eternità.
"Il caffè è
pronto" dice la donna, in piedi in mezzo alla cucina a braccia conserte.
Pietro scuote il capo.
"Colazione la farò
dopo" dice. Sono le prime parole che pronuncia e il loro suono è basso
stentato vagamente catarroso. E potrebbero essere anche le uniche dell'intera
giornata, pensa il vecchio, e tale riflessione possiede un qualcosa di
divertente e di irriverente allo stesso tempo.
Lei avanza di due passi
lo affronta sollevando il mento aguzzo dal quale spunta un lungo pelo grigio
arricciato.
"Dove vuoi
andare?"
Pietro non risponde,
con un gemito di dolore raccoglie le ossa dolenti si alza dalla sedia si dirige
verso il sottolavello lo apre si china, una riverenza ad angolo retto che
potrebbe bloccarlo per sempre, estrae il sacco della spazzatura e lo lega con
cura, i suoi nodi non si sciolgono mai.
"Proprio adesso
devi andare?" lo rimbrotta la moglie. "Con tutta la giornata di
tempo!"
Lui schiocca le labbra
solleva le spalle veste la giacca prende le chiavi di casa ed esce. Pietro ha
fatto il duro, l'uomo forte, quello che non si fa sottomettere dalla moglie,
quello che prende da solo le sue decisioni, quello che faccio ciò che voglio e
tu brontola pure tanto non ti do retta, ma appena si ritrova sul pianerottolo
perde all'improvviso tutta la sua risolutezza. Chiama l'ascensore, sente una
porta aprirsi poi chiudersi sbattendo e subito si materializza accanto a lui
l'avvocato Brighi. La statura imponente, insaccata in un abito gessato grigio,
gli occhiali da sole, i radi capelli lisciati all'indietro, l'avvocato ha messo
da tempo il suo discutibile bagaglio giuridico al servizio di un movimento
politico xenofobo.
"Buongiorno"
dice Pietro con un filo di voce. L'altro accenna un saluto abbassando il capo,
il pur lieve movimento accentua la sua trasbordante pappagorgia. Una compagnia
sgradevole, quella dell'odioso avvocato, pensa Pietro, per quel viaggio di otto
piani. Tuttavia quella presenza indesiderata almeno in parte rassicura
l'anziano. È difficile ammetterlo ma, negli ultimi tempi, prova sempre un certo
timore nell'affrontare da solo il percorso chiuso nella stretta cabina.
L'ascensore potrebbe bloccarsi, lui avere un mancamento e non essere in grado di
chiamare i soccorsi. I due entrano nel cubicolo, le porte si chiudono.
"Fai
attenzione" sussurra l'avvocato. Pietro si volta, guarda il bestione dal
basso in alto.
"Uh?" Il
vecchio è perplesso, e infastidito. Innanzitutto perché non ha ben compreso che
cosa abbia detto Brighi, l'udito purtroppo non è più quello di una volta, ma di
sicuro l'uomo gli ha mancato di rispetto, rivolgendosi a lui in maniera troppo
confidenziale e non considerando la sua veneranda età.
L'avvocato si avvede
della confusione di Pietro.
"Ho detto fai
attenzione" ripete alzando il tono di voce. "A uscire da solo,
intendo".
"Perché?"
"Fuori è pieno di
zingari che non vedono l'ora di aggredire le persone anziane e indifese.
Dovresti almeno portarti un bastone, che ti può pure essere di aiuto nel
camminare tra l'altro, e nel caso in cui qualcuno ti infastidisca gli puoi
sempre spaccare la testa".
Le porte si spalancano,
i due escono nell'atrio del palazzo.
"Non ho mai visto
zingari" balbetta Pietro.
"Tu non li vedi ma
loro vedono te" ribadisce sicuro Brighi.
"E poi gli zingari
non aggrediscono le persone, al più svaligiano gli appartamenti" dice
Pietro, e mentre lo dice si augura che il prossimo alloggio ripulito sia
proprio quello dell'avvocato.
"Ti devi guardare
anche da albanesi, romeni, polacchi, ucraini e soprattutto da beduini e negri.
Mi raccomando, tieni gli occhi aperti e sbrigati a buttare quel sacchetto che
puzza di marcio" aggiunge Brighi prima di allontanarsi con il suo passo da pachiderma.
Nessun commento:
Posta un commento