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domenica 24 dicembre 2017

BABBO NATALE CLOCHARD


Mi trovo in coda in mezzo al traffico. In questi giorni che precedono le feste la circolazione è impossibile. Le automobili sono pigiate come sardine in scatola, come acciughe in un barile. Mi distraggo e penso a qualcosa che ho letto qualche tempo fa. Una ricerca di un istituto di fisica di una prestigiosa università. Erano analizzate, appunto, le dinamiche del traffico. Si diceva è del tutto controproducente stare incolonnati con il muso dell'auto che bacia il posteriore del veicolo che ci precede. Per snellire la circolazione, per favorire la ripartenza delle automobili dopo una sosta al semaforo, sarebbe invece opportuno, e più intelligente, mantenere una distanza di almeno dieci metri tra un veicolo e l'altro. Sospiro. Nessuno sarebbe mai disposto a fare una cosa del genere, soprattutto perché si tratta di un'azione perspicace. Il semaforo è di nuovo rosso. Mi guardo attorno e scorgo un uomo che si aggira tra le auto. Non si tratta di uno dei soliti lavavetri, e neppure di qualcuno che cerca di piazzare fazzoletti di carta. E non si tratta neppure di qualcuno che semplicemente chiede l'elemosina. L'uomo appare un po' smarrito. Avrà circa sessant'anni e il viso solcato da profonde rughe. Porta capelli lunghi e barba incolta, somiglia un po' a Babbo Natale, ma i suoi vestiti non sono di brillante panno rosso, bensì sporchi e laceri. Un Babbo Natale clochard, insomma. Un Babbo Natale alla rovescia, che invece di portare doni si augura di riceverli. L'uomo si avvicina al mio finestrino e mi sorride. Ricambio, perché la sua espressione è mite e buona. Subito i miei occhi si posano sul vano portaoggetti, dove giacciono da tempo alcune monetine. Ma distolgo subito lo sguardo. D'istinto mi slaccio la cintura di sicurezza, frugo in tasca e tiro fuori il portafoglio. Estraggo una banconota, abbasso il finestrino e la consegno all'uomo. Noto che le sue mani sono molto sporche, le sue unghie orlate di nero. Lui prende la banconota, si inchina e poi la bacia. Poi, con un gesto leggiadro, indirizza quel bacio nella mia direzione. Lo saluto e richiudo il finestrino. A questo punto dovrei essere contento, dovrei provare la consueta gioia che si prova quando si compie un bel gesto (si sa che una buona azione appaga soprattutto chi la compie, più che il destinatario della stessa). Invece il mio corpo è percorso da un brivido gelato. Un'automobile, dietro di me, suona il clacson. Nello specchietto retrovisore scorgo il ghigno del conducente, lo vedo che gesticola nei miei confronti. Il semaforo è diventato verde e io non sono ripartito.

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