Mi trovo in coda in
mezzo al traffico. In questi giorni che precedono le feste la circolazione è
impossibile. Le automobili sono pigiate come sardine in scatola, come acciughe
in un barile. Mi distraggo e penso a qualcosa che ho letto qualche tempo fa. Una
ricerca di un istituto di fisica di una prestigiosa università. Erano
analizzate, appunto, le dinamiche del traffico. Si diceva è del tutto
controproducente stare incolonnati con il muso dell'auto che bacia il
posteriore del veicolo che ci precede. Per snellire la circolazione, per
favorire la ripartenza delle automobili dopo una sosta al semaforo, sarebbe
invece opportuno, e più intelligente, mantenere una distanza di almeno dieci
metri tra un veicolo e l'altro. Sospiro. Nessuno sarebbe mai disposto a fare
una cosa del genere, soprattutto perché si tratta di un'azione perspicace. Il
semaforo è di nuovo rosso. Mi guardo attorno e scorgo un uomo che si aggira tra
le auto. Non si tratta di uno dei soliti lavavetri, e neppure di qualcuno che
cerca di piazzare fazzoletti di carta. E non si tratta neppure di qualcuno che
semplicemente chiede l'elemosina. L'uomo appare un po' smarrito. Avrà circa
sessant'anni e il viso solcato da profonde rughe. Porta capelli lunghi e barba
incolta, somiglia un po' a Babbo Natale, ma i suoi vestiti non sono di brillante
panno rosso, bensì sporchi e laceri. Un Babbo Natale clochard, insomma. Un
Babbo Natale alla rovescia, che invece di portare doni si augura di riceverli. L'uomo
si avvicina al mio finestrino e mi sorride. Ricambio, perché la sua espressione
è mite e buona. Subito i miei occhi si posano sul vano portaoggetti, dove
giacciono da tempo alcune monetine. Ma distolgo subito lo sguardo. D'istinto mi
slaccio la cintura di sicurezza, frugo in tasca e tiro fuori il portafoglio.
Estraggo una banconota, abbasso il finestrino e la consegno all'uomo. Noto che
le sue mani sono molto sporche, le sue unghie orlate di nero. Lui prende la
banconota, si inchina e poi la bacia. Poi, con un gesto leggiadro, indirizza
quel bacio nella mia direzione. Lo saluto e richiudo il finestrino. A questo
punto dovrei essere contento, dovrei provare la consueta gioia che si prova
quando si compie un bel gesto (si sa che una buona azione appaga soprattutto
chi la compie, più che il destinatario della stessa). Invece il mio corpo è
percorso da un brivido gelato. Un'automobile, dietro di me, suona il clacson. Nello
specchietto retrovisore scorgo il ghigno del conducente, lo vedo che gesticola
nei miei confronti. Il semaforo è diventato verde e io non sono ripartito.
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