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venerdì 1 dicembre 2017

DUE RAGAZZI IN BIBLIOTECA


I due ragazzi pedalano sulla strada deserta, in sella alle loro biciclette Il primo, quello più robusto, ne cavalca una da donna, vecchia, malconcia, di uno sbiadito color azzurro. L'altra, quella dell'amico, invece è rossa, perfettamente pulita e ben tenuta. Sono diretti al paese vicino, dove hanno intenzione di visitare una biblioteca. Hanno saputo che è appena stata aperta, e la curiosità li spinge a dare un'occhiata. I due viaggiano affiancati, conversando. Il sole picchia inesorabile. Per difendersi dai raggi infuocati Beppe indossa uno strano copricapo, un casco coloniale. Lo ha scovato in soffitta e ignora a chi sia appartenuto in passato, però gli piace indossarlo quando esce, del tutto indifferente agli sguardi stupiti della gente. Anche Vincenzo ha il capo protetto. Si tratta di un misero berrettino di tela, che reca la scritta pubblicitaria di una ditta di mangime per polli. A un certo punto la conversazione tra i due amici diventa più animata. Stanno discutendo di letteratura, la grande passione di entrambi. Beppe è un convinto sostenitore di Emilio Salgari. Vincenzo, al contrario, parteggia per Jules Verne. È così, da sempre. Un solo autore li trova di comune accordo, senza alcuna riserva: Jack London. E allora iniziano a parlare dell'autore americano e dei protagonisti dei suoi romanzi. I cani e i lupi, innanzitutto. Ricordano il coraggioso Zanna Bianca, il temerario e nostalgico Buck. E poi l'allegro e buffo Jerry e Michael, lo sfortunato cane da circo. Parlando e dibattendo il tempo trascorre veloce. I due ragazzi si accorgono di essere giunti a destinazione. La nuova biblioteca è situata presso i locali del municipio del piccolo paese. Le biciclette vengono per il momento abbandonate. A un tratto Beppe scorge una porticina. Un cartello scritto a mano reca l'indicazione che stava cercando. Vincenzo lo raggiunge. I due entrano nell'edificio, salgono una stretta scala di pietra e finalmente fanno il loro ingresso in biblioteca, che è composta da un unico locale. Oltre a loro due non c'è nessun altro, a parte la bibliotecaria. Una donna sui cinquant'anni, di corporatura robusta, quasi grassa. Non molto alta, e che esibisce una voluminosa permanente. E che porta i baffi. Almeno, tale è l'impressione dei due giovani. La bibliotecaria osserva sbalordita il copricapo stile coloniale di Beppe, quindi fornisce alcune indicazioni. Precisa quali sono i volumi che possono essere concessi in prestito e quali invece sono ancora da catalogare. A quest'ultima categoria, per la verità, appartiene la maggior parte dei libri. E, pare, proprio i più interessanti. I ragazzi sono delusi. Chiedono se possono comunque dare uno sguardo ai libri non schedati, e il permesso è loro accordato. I due amici hanno notato che, fra questi, ci sono parecchi romanzi di fantascienza, un'altra delle loro passioni. Cominciano a esaminarli e Beppe ha un tuffo al cuore. Ha trovato Un cantico per Leibowitz, di Walter Miller jr! Incredibile. Mitico. Il premio Hugo del 1961! Anche Vincenzo ha scovato qualcosa di interessante: Universo di Robert Heinlein. È da tanto che lo sta cercando. Tempo prima ha letto, su una rivista specializzata, il celebre incipit del romanzo (Attenti! C'è un mutante laggiù!) e ne è rimasto folgorato. I due ragazzi, con in mano i loro tesori, tornano dalla bibliotecaria e la implorano di fare un'eccezione, di prestare loro ugualmente i libri, anche se non sono stati ancora registrati. Ma la donna si dimostra inflessibile, e rigetta con fermezza l'accorata richiesta. La burocrazia prevale sul desiderio dei due amici. Anzi, i due sono invitati ad andare subito a riporre i libri, a rimetterli dove li hanno trovati. Beppe e Vincenzo sono scontenti, frustrati, non riescono a rassegnarsi. Alla fine eseguono e, mentre stanno per completare l'operazione, si avvedono che la bibliotecaria sta trafficando con la finestra. Non riesce ad aprirla, è abbastanza distante e soprattutto volta loro le spalle. Un rapido scambio di sguardi, ed è un attimo. I libri sono lestamente infilati sotto le magliette e ben calcati fino alle mutande. Adesso non resta che uscire. Giustizia è fatta. Quei due capolavori non rimarranno a languire in quel luogo triste, bensì ritroveranno vita. Saranno letti, apprezzati e ben custoditi. I due ragazzi passano veloci davanti alla donna bofonchiando un frettoloso saluto e si dirigono verso la porta. Ma lei ordina loro di fermarsi. Beppe e Vincenzo impallidiscono. Presi! E invece non è così. Sono semplicemente invitati a sottoscrivere la tessera, anche se non hanno preso libri in prestito. Un'incombenza in meno per la prossima volta. La bibliotecaria, infatti, è sicura che i ragazzi torneranno, appena tutti i libri saranno disponibili. Ha notato il loro grande interesse. Ai due amici non resta che accettare. Compilano il modulo con estrema sofferenza. Faticano a chinarsi per poter scrivere. Gli spigoli dei volumi sottratti toccano punti sensibili dei loro corpi e non si può forzare il movimento in avanti più di tanto. Alla fine comunque riescono a concludere quella che è una vera e propria impresa. Adesso Beppe e Vincenzo sono paonazzi in volto e, appena possono, scappano in tutta fretta da quel posto. Scendono di corsa le scale e si precipitano a recuperare le biciclette. Ancora non osano sfilare i libri dai pantaloni e dunque i loro gesti risultano essere un po' impacciati. Beppe, in particolare, è euforico. Passando, già in sella alla bicicletta, accanto all'Albo Pretorio, strappa dei fogli e li sventola in aria, come fossero un trofeo. Per buona sorte nessuno, nei paraggi, assiste alla scena. Vincenzo rimprovera l'amico con asprezza e pesta sui pedali. Via! Dopo alcuni minuti di corsa forsennata i due ragazzi sono fuori dal paese e si fermano. La deliberazione rubata è gettata in un fosso. I libri sono finalmente estratti dai loro nascondigli e portati alla luce. Soltanto adesso sono davvero liberi.

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