Questa volta ha davvero
ragione Beppe Grillo. Com’è possibile che un condannato per evasione fiscale,
concussione e induzione alla prostituzione minorile sia ricevuto al Quirinale?
Eppure, nel nostro disgraziato Paese, questo è avvenuto. Se Silvio Berlusconi si
è recato dal Presidente della Repubblica per parlare dei suoi processi, per
lamentarsi della (a suo dire) inumana e continua persecuzione giudiziaria, e
per concordare una soluzione ai suoi guai con la Magistratura, ciò è del tutto
inconcepibile. Se invece il colloquio tra il delinquente e il Presidente aveva
per oggetto questioni politiche legate al sostegno al governo, ci si chiede
perché tale incarico non sia stato affidato al segretario del partito, vale a
dire Angelino (Tapino) Alfano. È vero che l’avvocato siciliano non conta nulla,
che per l’ennesima volta è caduto in disgrazia agli occhi del Padrone (la sua
difesa dopo l’ultima sentenza di condanna è stata giudicata dal capo troppo
tiepida) tuttavia in uno stato democratico anche la forma assume un valore. In
ogni caso la regola che non si discute e non si scende a patti con i mascalzoni
dovrebbe essere sempre valida. Napolitano, purtroppo, l’ha ignorata. E questo
conferma l’attuale difficoltà dell’anziano Presidente, costretto suo malgrado
ad accettare una rielezione che non era nei suoi progetti, e spettatore
impotente di una deriva che lo chiama in causa. E che dire, inoltre, di un
partito che con il criminale Berlusconi ha fatto un accordo di governo? Si sta parlando
del Partito Democratico, naturalmente, impegnato ogni giorno a proteggere l’esecutivo
(quello di Letta, quello dei rinvii…) dagli attacchi non dell’opposizione (che
non esiste) ma dei propri alleati? L’impressione, come sempre, è quella di essere
alla frutta. E questo lo ha compreso lo stesso Silvio Berlusconi. Da un lato rassicura
Letta e gli stolti alleati democratici riguardo la tenuta, la durata e la
fedeltà all’esecutivo, dall’altro si sta preparando alla prossima giravolta in
prospettiva elettorale: la rifondazione di Forza Italia. Il PDL, comunque, non sarà rottamato ma rappresenterà
una sorta di Bad Company (o Bad Party) dell’alleanza di
centro-destra. Un contenitore destinato a contenere il pattume quale
ex-fascisti, ex-democristiani e tutta la gentaglia che ancora si riconosce nel
bandito di Arcore ma che dallo stesso è tenuta a distanza perché considerata
ormai impresentabile (!).
Tutto ciò, inutile
dirlo, avviene mentre il Paese muore.
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