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domenica 30 giugno 2013

DELINQUENTI E PRESIDENTI


Questa volta ha davvero ragione Beppe Grillo. Com’è possibile che un condannato per evasione fiscale, concussione e induzione alla prostituzione minorile sia ricevuto al Quirinale? Eppure, nel nostro disgraziato Paese, questo è avvenuto. Se Silvio Berlusconi si è recato dal Presidente della Repubblica per parlare dei suoi processi, per lamentarsi della (a suo dire) inumana e continua persecuzione giudiziaria, e per concordare una soluzione ai suoi guai con la Magistratura, ciò è del tutto inconcepibile. Se invece il colloquio tra il delinquente e il Presidente aveva per oggetto questioni politiche legate al sostegno al governo, ci si chiede perché tale incarico non sia stato affidato al segretario del partito, vale a dire Angelino (Tapino) Alfano. È vero che l’avvocato siciliano non conta nulla, che per l’ennesima volta è caduto in disgrazia agli occhi del Padrone (la sua difesa dopo l’ultima sentenza di condanna è stata giudicata dal capo troppo tiepida) tuttavia in uno stato democratico anche la forma assume un valore. In ogni caso la regola che non si discute e non si scende a patti con i mascalzoni dovrebbe essere sempre valida. Napolitano, purtroppo, l’ha ignorata. E questo conferma l’attuale difficoltà dell’anziano Presidente, costretto suo malgrado ad accettare una rielezione che non era nei suoi progetti, e spettatore impotente di una deriva che lo chiama in causa. E che dire, inoltre, di un partito che con il criminale Berlusconi ha fatto un accordo di governo? Si sta parlando del Partito Democratico, naturalmente, impegnato ogni giorno a proteggere l’esecutivo (quello di Letta, quello dei rinvii…) dagli attacchi non dell’opposizione (che non esiste) ma dei propri alleati? L’impressione, come sempre, è quella di essere alla frutta. E questo lo ha compreso lo stesso Silvio Berlusconi. Da un lato rassicura Letta e gli stolti alleati democratici riguardo la tenuta, la durata e la fedeltà all’esecutivo, dall’altro si sta preparando alla prossima giravolta in prospettiva elettorale: la rifondazione di Forza Italia. Il PDL, comunque, non sarà rottamato ma rappresenterà una sorta di Bad Company (o Bad Party) dell’alleanza di centro-destra. Un contenitore destinato a contenere il pattume quale ex-fascisti, ex-democristiani e tutta la gentaglia che ancora si riconosce nel bandito di Arcore ma che dallo stesso è tenuta a distanza perché considerata ormai impresentabile (!).

Tutto ciò, inutile dirlo, avviene mentre il Paese muore.    

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