La donna esce di casa e si arresta sulla
soglia. Si guarda attorno, in cerca di qualcuno. Ma non vede nessuno. Allora sbuffa,
spazientita. In lontananza, le campane rintoccano per dodici volte.
“Pietro!” urla. “Dove sei? È pronto! Sbrigati!”
Aspetta una risposta che subito arriva.
“Vengo, un po’ di pazienza, che diamine!” È la
voce di un uomo, un uomo anziano. Anche la donna è anziana. È rimasta ferma,
aspetta.
Finalmente l’uomo sbuca, proveniente dal retro
della casetta.
“Mi stavo lavando le mani. Ho trafficato un po’
nell’orto, ma adesso ho finito” dice, quasi scusandosi.
“Ti devi sempre fare aspettare…” brontola lei e
torna dentro.
L’uomo si ferma di fronte alla porta
d’ingresso. Si sfila gli stivali infangati e indossa delle pantofole chiuse, di
stoffa marrone. Poi entra.
“Siediti, che si raffredda tutto!”
“Aspetta che accendo la radio.”
E il vecchio si avvicina a un mobile, sul quale
è appoggiato un grande apparecchio con il rivestimento di legno. Lo mette in
funzione. Ruota lentamente la manopola della sintonia, mantenendo lo sguardo
fisso su una fioca luce verde. L’occhio magico. All’improvviso, una voce
stentorea invade la piccola stanza da pranzo.
“Possibile che non riesci a mangiare senza la
radio?” dice la donna con tono di rimprovero.
“Zitta. C’è il giornale radio” la fa tacere il
marito.
Lei farfuglia qualcosa e poi si dirige nel
cucinino. Sui fornelli sono poste due marmitte. I fuochi sono spenti. Toglie un
coperchio, afferra con energia una pentola e la porta nell’altra stanza. La
appoggia sul tavolo imbandito.
“Hai sentito? Le hanno tolte! Robe da matti!”
dice l’uomo, agitato.
“Cosa? Che cosa hanno tolto?” risponde
distratta la donna.
“Le feste! Hanno tolto le feste! La Befana! Il
Corpus Domini! E anche la mia festa! La festa del mio santo!”
La donna adesso è più attenta, cerca di capire.
“Ma non si possono togliere le feste…” dice con
voce piatta.
“Ti dico di sì, si può fare. E lo hanno fatto.”
La donna si siede, sconsolata.
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