Tutti in attesa del
pronunciamento dei giudici di Milano sul caso Ruby. Silvio Berlusconi rischia
una nuova condanna, stavolta per concussione e induzione alla prostituzione
minorile dopo quella, già arrivata al secondo grado di giudizio, per evasione
fiscale. Nei giorni scorsi la Corte Costituzionale aveva respinto il ricorso
sulla non concessione del legittimo impedimento sempre nell’ambito del processo
in corso. Berlusconi stesso ha assicurato che le sue sempre più intricate e
pesanti vicende giudiziarie non provocheranno fibrillazioni al governo Letta. Nessuno,
naturalmente, ci ha creduto.
Già, il governo Letta.
Che cosa ha fatto finora questo esecutivo nato grazie a un patto scellerato tra
destra e sinistra?
Se l’ultimo governo Berlusconi
si era caratterizzato come l’esecutivo degli annunci e delle promesse non
mantenute, quello attuale, guidato dall’esponente del Partito Democratico, si è
contraddistinto come quello dei rinvii.
In merito si è deciso
riguardo all’IMU. Si temporeggia sul rifinanziamento della Cassa Integrazione,
è stata rimandata ogni risoluzione per ciò che concerne la questione degli
esodati. Negli ultimi giorni è diventato di stretta attualità il problema dell’aumento
dell’aliquota IVA (deciso proprio dal governo Berlusconi) che si sta tentando,
in maniera alquanto affannosa, di evitare. O di differire.
Una cosa soltanto è ben
chiara a tutti: non ci sono risorse per coprire questi costosi provvedimenti.
Tuttavia pure altre
faccende a costo zero sono state accantonate, procrastinate a chissà quando, come
ad esempio la riforma della legge elettorale, che fino a poco tempo fa sembrava
urgente. Ora non più.
La verità è che Enrico
Letta è ostaggio del centro-destra, degli umori e delle necessità di Berlusconi
e dei suoi accoliti. Dei falchi e delle (finte) colombe del PDL. Si passa, giorno dopo giorno,
dagli starnazzamenti di Santanché e Biancofiore agli strepiti di Brunetta, alle
uscite sconsiderate di Gasparri. E così via. Tutto ciò avviene senza che il
Partito Democratico riesca a far sentire la sua voce, a dettare una sua linea
politica che vada al di là della semplice sopravvivenza. E, ciliegina sulla
torta, con un Angelino Alfano, vice-presidente del Consiglio nonché ministro
degli Interni che, in ossequio al suo padrone, lancia di continuo ultimatum al
governo, vale a dire a se stesso.
Il governo Letta,
finora, ha partorito soltanto il famigerato decretone “del fare”. Decine e
decine di minuscoli provvedimenti, alcuni tra i quali del tutto incomprensibile
e difficilmente attuabili, che non riusciranno neppure in minima parte ad
affrontare e tantomeno a risolvere i gravissimi problemi che assillano il
nostro Paese. E il Presidente Napolitano, costernato, rassegnato e quasi
pentito per aver indotto e condiviso un percorso che non porta a nulla, tace.
Bisogna al più presto
azzerare tutto, e ricominciare da capo per l’ennesima volta. Potrebbe essere
davvero l’ultima.
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