Il tentativo di
Pierluigi Bersani di dare vita, in un modo o nell’altro, a un esecutivo sembra
giunto agli sgoccioli. Il leader del Partito Democratico si è preso tutto il
suo tempo, e ciò probabilmente era parte della sua strategia. Ha dapprima
consultato tutti i settori della società, infine le forze politiche presenti in
Parlamento. Da tutti questi colloqui non è emerso nulla di nuovo. Il Paese è in
grande difficoltà, e l’attuale sofferenza non potrà che aumentare se
trascorrerà ancora altro tempo senza che sia trovata una soluzione. Sul fronte
dei partiti le offerte avvelenate del Pdl sono state respinte, e non poteva
essere altrimenti. Monti e i suoi sono apparsi, al solito, piuttosto ambigui.
Non si capisce, in realtà, ciò che Scelta Civica vorrebbe in cambio della
fiducia all’eventuale nuovo esecutivo.
Nessuna novità di
rilievo neppure sul fronte del Movimento Cinque Stelle, il gruppo nei confronti
del quale Bersani nutriva le maggiori aspettative. Il no secco a ogni
collaborazione è stato ribadito per l’ennesima volta, condito subito dopo dai
soliti insulti di un sempre più impresentabile Grillo.
Eppure, forse, una
piccola novità c’è stata. L’incontro tra Bersani e la delegazione del M5S è
stato pubblico, poiché è stato diffuso in streaming.
Prima di andare oltre, una domanda: dal momento che si è optato per la divulgazione
della riunione non sarebbe stato meglio introdurre una telecamera, per
consentire una migliore qualità di immagini e segnale audio? Si sa, lo streaming qualche limite lo possiede…
Chiusa questa parentesi,
ci si chiede che cosa sia emerso da ciò che abbiamo visto, al di là dell’esito
finale, che era scontato. Ebbene, abbiamo assistito a qualcosa di un po’
imbarazzante, e patetico. Vale a dire Bersani che parlava e parlava, tentando
di spiegare le sue posizioni e soprattutto lo stato di necessità e l’urgenza di
fare qualcosa per il Paese, mentre i due capigruppo del M5S sono rimasti quasi
sempre muti. Le poche volte che hanno pronunciato qualche parola, sono apparsi,
oltre che evidentemente intimiditi, del tutto inadeguati al ruolo rivestito.
Ciò che si era paventato purtroppo si è verificato: in Parlamento ci sono numerosi
dilettanti allo sbaraglio. La maggior parte di loro sono persone in buona fede,
ma pur sempre di dilettanti si tratta, con tutte le conseguenze del caso.
A questo punto non si
sa se il Presidente della Repubblica (appresi gli esiti delle consultazioni)
affiderà a Bersani un mandato pieno e gli permetterà così di presentarsi in
Parlamento per richiedere una quasi impossibile fiducia, oppure se tenterà di
mettere in pratica altre disperate soluzioni alternative.
In ogni caso, adesso
come non mai, è possibile distinguere bene le responsabilità (e il loro grado)
delle diverse forze politiche. Esercizio tuttavia un po’ inutile quando, ancora
una volta, si è sull’orlo del disastro.
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