Si può essere nobili
anche nella sconfitta. Oppure nella mancata vittoria. La sostanza non cambia.
Ed è proprio questo il ruolo toccato al segretario del Partito Democratico,
Pierluigi Bersani. Una parte pesante, dolorosa, capace di far incurvare le
spalle, di disegnare sul viso di un uomo mestizia e profonda afflizione. Una
posizione per niente invidiabile, che potrebbe spingere il più vigoroso degli
individui ad abbandonare tutto e tutti, a uscire di scena in tutta fretta per poter
meglio rielaborare la tremenda e imprevista delusione. Per farlo in silenzio e
in assoluta quiete.
Eppure c’è qualcosa che
può frenare una fuga che, ai più, apparirebbe comunque comprensibile. Perché esistono
individui che, nonostante tutto, credono nelle loro idee, anche se da tempo
hanno abbandonato le ideologie. Bersani è uno di questi, e ciò che lo spinge a
proseguire la lotta, una battaglia che lui per primo sa essere perdente, è il
suo senso di responsabilità. Una qualità che ormai è divenuta rara, soprattutto
in un politico, ma pure in chi politico non è, ma è semplice cittadino.
Bersani dunque insiste
nel suo disperato tentativo di dare un governo al Paese. Tuttavia non è
disponibile a qualsiasi accordo, ha posto paletti ben precisi e del tutto
condivisi da chi lo ha sostenuto e ha creduto in lui. Ha detto un no definitivo
a qualsiasi ipotesi di intesa con il PDL del corruttore Berlusconi, ormai
passato da imputato a pluri-condannato. Un abbraccio, anche fugace, con quella
immorale forza politica porterebbe alla inevitabile fine del Partito
Democratico. Di un sogno rimarrebbe soltanto un cumulo di macerie. La
possibilità residua è legata a una strana alleanza con il Movimento Cinque
Stelle. Grillo e Casaleggio (soltanto loro due contano, perché tutto il resto è
solo finzione, è solo contorno) hanno già detto di no. I due inquietanti guru
non hanno nessuna intenzione di assumersi delle responsabilità, poiché ciò non
rientra nel loro progetto, qualunque esso sia.
Bersani però non si dà
per vinto. Prosegue nella sua azione, appoggiato in maniera tiepida persino dai
suoi, e presenta delle proposte ricche di buon senso, con tanti punti in comune
con il programma elettorale del M5S. Progetti che un eventuale governo di
centro-sinistra uscito dal voto con una vittoria piena non avrebbe osato
presentare. Un’occasione unica e forse irripetibile per il nostro Paese di
procedere in una direzione finalmente virtuosa, dopo il lungo periodo di buio.
Ma Grillo dirà sempre no, e questo Bersani lo sa. L’occasione sarà sciupata, a
quel punto assisteremo all’epilogo definitivo della carriera politica del
segretario. E pure questo lui sa, ma tira dritto lo stesso. Alla fine sarà
ricordato come il leader che aveva già vinto e invece è riuscito a perdere. Sarà
addirittura sbeffeggiato.
Noi invece lo
ricorderemo come il politico di maggior buon senso di questo disgraziato
periodo, quello incapace di condurre una efficace campagna elettorale ma come l’unico
forse capace di governare, ci rammenteremo della sua generosità e della sua
fierezza e dignità nella sconfitta e, naturalmente, lo rimpiangeremo a lungo, perché almeno questo lo sappiamo fare bene.
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