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giovedì 7 marzo 2013

ONORE AL VINTO



Si può essere nobili anche nella sconfitta. Oppure nella mancata vittoria. La sostanza non cambia. Ed è proprio questo il ruolo toccato al segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani. Una parte pesante, dolorosa, capace di far incurvare le spalle, di disegnare sul viso di un uomo mestizia e profonda afflizione. Una posizione per niente invidiabile, che potrebbe spingere il più vigoroso degli individui ad abbandonare tutto e tutti, a uscire di scena in tutta fretta per poter meglio rielaborare la tremenda e imprevista delusione. Per farlo in silenzio e in assoluta quiete.
Eppure c’è qualcosa che può frenare una fuga che, ai più, apparirebbe comunque comprensibile. Perché esistono individui che, nonostante tutto, credono nelle loro idee, anche se da tempo hanno abbandonato le ideologie. Bersani è uno di questi, e ciò che lo spinge a proseguire la lotta, una battaglia che lui per primo sa essere perdente, è il suo senso di responsabilità. Una qualità che ormai è divenuta rara, soprattutto in un politico, ma pure in chi politico non è, ma è semplice cittadino.
Bersani dunque insiste nel suo disperato tentativo di dare un governo al Paese. Tuttavia non è disponibile a qualsiasi accordo, ha posto paletti ben precisi e del tutto condivisi da chi lo ha sostenuto e ha creduto in lui. Ha detto un no definitivo a qualsiasi ipotesi di intesa con il PDL del corruttore Berlusconi, ormai passato da imputato a pluri-condannato. Un abbraccio, anche fugace, con quella immorale forza politica porterebbe alla inevitabile fine del Partito Democratico. Di un sogno rimarrebbe soltanto un cumulo di macerie. La possibilità residua è legata a una strana alleanza con il Movimento Cinque Stelle. Grillo e Casaleggio (soltanto loro due contano, perché tutto il resto è solo finzione, è solo contorno) hanno già detto di no. I due inquietanti guru non hanno nessuna intenzione di assumersi delle responsabilità, poiché ciò non rientra nel loro progetto, qualunque esso sia.
Bersani però non si dà per vinto. Prosegue nella sua azione, appoggiato in maniera tiepida persino dai suoi, e presenta delle proposte ricche di buon senso, con tanti punti in comune con il programma elettorale del M5S. Progetti che un eventuale governo di centro-sinistra uscito dal voto con una vittoria piena non avrebbe osato presentare. Un’occasione unica e forse irripetibile per il nostro Paese di procedere in una direzione finalmente virtuosa, dopo il lungo periodo di buio. Ma Grillo dirà sempre no, e questo Bersani lo sa. L’occasione sarà sciupata, a quel punto assisteremo all’epilogo definitivo della carriera politica del segretario. E pure questo lui sa, ma tira dritto lo stesso. Alla fine sarà ricordato come il leader che aveva già vinto e invece è riuscito a perdere. Sarà addirittura sbeffeggiato.
Noi invece lo ricorderemo come il politico di maggior buon senso di questo disgraziato periodo, quello incapace di condurre una efficace campagna elettorale ma come l’unico forse capace di governare, ci rammenteremo della sua generosità e della sua fierezza e dignità nella sconfitta e, naturalmente, lo rimpiangeremo a lungo, perché almeno questo lo sappiamo fare bene.

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