Scelgo il mio abito più
elegante. Lo allargo sul letto e lo osservo. Sì, può andare bene, anche se si
rovinerà. Indosso la biancheria, proprio quel completo color malva che a lui
piace tanto. Poi vado in bagno, dove finisco di truccarmi. Un maquillage
leggero. Appena un po’ di fondo tinta, per ravvivare le mie guance pallide, una
passata di matita e, infine, l’irrinunciabile rossetto. Torno in camera, dove
mi infilo il vestito. Niente collant, tanto fa caldo. Calzo dei comodi sandali
e sono pronta.
Prendo la borsetta e la
metto a tracolla. Poi ci ripenso. È pesante, a che cosa mi serve tutta questa
roba? Allora la svuoto. Tolgo cellulare fazzoletti di carta bigliettini da
visita vari spazzola porta-trucchi assorbenti chiavi di casa e della macchina
ricevuta della tintoria scontrini penna agendina libro custodia degli occhiali
sporta di stoffa per la spesa calcolatrice tascabile (?) blister con analgesici
portafoglio tubetto di crema per le mani sigarette accendino ombrello
portadocumenti caramelle carica-batteria e fermacapelli di plastica. Rimetto la
borsetta ormai sgonfia sulla spalla ed esco tirandomi dietro la porta. Chiudere
a chiave non ha alcun senso.
Sul pianerottolo incontro
la mia vicina, la signora Neirotti. Per una volta la saluto con un sorriso. Lei
rimane a bocca aperta per la sorpresa e non risponde. Che importa?
Scendo con l’ascensore
e finalmente sono in strada. Ho deciso di andare in quel posto a piedi e mi
incammino con passo veloce. La tiepida e lieve brezza primaverile mi accarezza
il viso e le spalle nude. Socchiudo gli occhi e immagino che questi piccoli
tocchi sulla pelle siano quelli delle sue dita delicate. Ho i brividi. E sono fremiti
di puro piacere, che mi scombussolano tutta. Al pensiero potrei sciogliermi in
un istante. Con fatica ritorno alla realtà. Attraverso con prudenza l’ampio
corso molto trafficato. C’è sempre qualche delinquente che non rispetta i
semafori. Oltrepasso, quasi senza guardare, il giardino dove ci siamo
incontrati tante volte. Dove siamo rimasti per ore a parlare oppure
semplicemente a scrutarci negli occhi. Mi sfugge un lungo sospiro. Adesso mi
dirigo verso la stazione. C’è una gran confusione: gente frettolosa di ritorno
dal lavoro tram bus taxi automobili venditori ambulanti tipi equivoci tossici
con lo sguardo vuoto due giovani che si baciano incuranti di tutto ciò che li
circonda. Che bello, penso. Poi proseguo. Non mi resta che andare sempre nella
stessa direzione, perché ormai sono quasi arrivata a destinazione. Ecco, adesso
ci sono.
Mi è sempre piaciuto
questo antico ponte. Mi affaccio prima da un lato e dopo dall’altro. Scelgo
quest’ultimo, poiché la vista sulla città è più bella, più ariosa. Appoggio le
mani sulla spalletta di pietra e inspiro profondamente. Poi guardo in basso,
fisso l’acqua marrone che sembra quasi non scorrere, tanto è pigra. Sollevo il
capo e guardo il cielo, una folata di vento mi scompiglia i capelli.
“Signorina, tutto bene?”
E questo chi è? Completamente
assorta, non l’ho sentito arrivare. È un giovane, carino e dall’aria gentile.
Il tono della sua voce è preoccupato. La sua apprensione è rivolta a me.
“Tutto a posto?” ribadisce,
inquieto.
Mi volto e gli sorrido.
Pochi uomini riescono a resistere al mio sorriso. Almeno, questo è ciò che mi
ripete sempre lui.
Il ragazzo, di colpo,
si rilassa. Adesso è tranquillo, forse anche un po’ in imbarazzo.
“Tutto a posto, davvero”
dico, sempre continuando a sorridere.
Lui annuisce.
“Sa, avevo paura che…”
balbetta.
Appoggio le mani sui
fianchi.
“Che dici? Guardami.
Non vedi quanto sono felice?” dico.
Il giovane ora appare
un po’ perplesso. Le sue guance sono avvolte da un tenue rossore.
“Ah! Lei è felice?”
domanda.
“Perché? Sei sorpreso?
Tu non lo sei, forse?”
Lui fa una smorfia.
“Non tanto, per la
verità…”
“Ce l’hai un amore?”
domando.
“Eh?”
“Hai una ragazza? Sei
innamorato?”
Non risponde. Mi
osserva.
“Scusa, non volevo
essere indiscreta. Il fatto è che non posso fare a meno di esternare la mia
gioia. Ho incontrato un uomo stupendo, che mi ama. Dice che è pazzo di me, che
pensa sempre a me, che sono una donna bellissima, meravigliosa. Dice che non
può proprio fare a meno di me!”
“Sembrerebbe tutto
perfetto…” azzarda il giovane, sempre più sbalordito dal mio atteggiamento.
“E lo è!” ribatto io
con foga.
“Be’… se è così allora
sono contento per lei.”
“Ti ringrazio. Vedi, in
tutta la mia vita non sono mai stata così felice. È una sensazione indescrivibile,
di gioia assoluta!”
“Mi scusi se l’ho
disturbata. Per un attimo avevo temuto che…”
“Non preoccuparti, sei
stato veramente gentile e ti ringrazio” dico, e nello stesso tempo gli mando un
bacio.
Lui, a disagio, china
il capo e si allontana.
Adesso sono di nuovo
sola, qui sul ponte. Posso di nuovo pensare a lui, al mio grande amore. No, davvero
non sarò mai più così appagata, in una condizione di tale beatitudine. In pace
con me stessa, con tutti.
Sollevo un po’ la
gonna, per essere più libera nei movimenti. Scavalco il parapetto con entrambe
le gambe. No, non avrò mai più la possibilità di morire contenta e innamorata.
Mai più. Sorrido, beata. E mi butto.
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