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martedì 1 gennaio 2013

IL GRANDE INGANNO



Il giovane procede a lunghi passi attraverso l’ampio ambiente, un salone con pochi mobili e le cui pareti sono per intero tappezzate di libri. Avanti e indietro, con le mani appoggiate alla schiena, sull’enorme e soffice tappeto che ricopre il pavimento. Poi si blocca, all’improvviso, e rivolge la sua attenzione all’uomo che è seduto su una comoda poltrona rivestita di cuoio grezzo.
“Non durerà, sono convinto che non durerà!” esclama. La sua voce vibrante, quasi stridula, esprime in pieno il suo stato d’animo. Nervosismo, fragilità e inquietudine.
L’altro non si scompone. Annuisce più volte, poi stringe attorno al corpo snello i lembi dell’elegante giacca da camera di raso che indossa. Porta alla bocca la pipa e, con gesti lenti, l’accende. Dopo un attimo la sua figura è completamente avvolta da una nuvola di fumo azzurrino e profumato.
“Nei sei davvero sicuro?” domanda infine, con tono rilassato.
“Certo che ne sono sicuro!” ribadisce il giovane, sempre più smanioso, preda di una febbre che sembra divorarlo ogni istante di più.
“Perché non ti siedi? È difficile per me tenere il capo così sollevato. Sai, la cervicale…”
“Va bene.”
“Per quale motivo sei venuto qui? Avresti potuto parlare di questa faccenda con tuo padre.”
“Uh? No, meglio di no. Mio padre è sempre così distratto... E poi con lui non ho la confidenza che invece ho con te.”
“Dici? Eppure lui è il mio migliore amico.”
“Siete molto diversi…”
“Ciò che affermi è vero, l’affetto che provo nei suoi confronti è da sempre notevole, anche se non condivido la sua scelta di vita.”
“A che cosa ti riferisci?” domanda il giovane, un po’ diffidente.
“Dopo la morte della tua cara madre non ha mai più voluto frequentare alcuna donna. Una scelta insensata, direi, che gli ha reso la vita molto infelice. Ah! Le donne…”
L’altro scrolla le spalle, pare non essere interessato a quell’argomento. L’uomo con la pipa se ne avvede.
“Torniamo a noi, ragazzo. Ti ho chiesto perché ti sei rivolto proprio a me per chiedere consiglio. Allora?”
“Perché ti ho sempre apprezzato.”
“Non credo sia sufficiente…”
“Già. La verità è che ho sempre ammirato la tua capacità di trattare con le donne. E questo sulla base di ciò che ho potuto vedere direttamente e di quanto tu stesso mi hai raccontato.”
“Tuo padre non ti ha mai parlato di me?”  
“Mi ha detto soltanto che sei stato, e che sei ancora adesso, un incallito dongiovanni.”
L’uomo sulla poltrona di cuoio scoppia in una risata. Poi soffoca un attacco di tosse provocato dal fumo.
“Dongiovanni? Ma come parli, ragazzo? Quando ero giovane quelli come me venivano definiti playboy, e io sono rimasto affezionato a quel termine. Ehi! Perché non attizzi un po’ il fuoco? L’ambiente si sta raffreddando.”
Il giovane, ubbidiente, si dirige verso il caminetto e provvede.
Il suo anziano interlocutore si accarezza i capelli candidi, si passa una mano sul volto abbronzato e cosparso da un fitto reticolo di rughe, poi riprende a parlare.
“Ho l’impressione che stiamo divagando. Non siamo qui per parlare di me e di ciò che ho fatto durante la mia vita, ma per esaminare il tuo problema, se vero problema si può definire.”
“Certo, hai ragione. In ogni caso, posso chiederti ancora una cosa personale?”
“Sì, ma che sia l’ultima.”
“Quante donne hai avuto?”
“Bella domanda, ragazzo. Tu ricordi per caso quante volte nella tua esistenza hai mangiato il risotto ai funghi?”
“Eh? Il risotto ai funghi? No, non ricordo…”
“Bene. Neppure io ricordo quante donne ho avuto.”
“Ma non è la stessa cosa!” protesta il giovane.
“Dici? Per me lo è! Punto!”
“Ufff…”
“Su, non perdiamo altro tempo. Parlami di questa Giulia.”
“Come vuoi. L’ho incontrata poco più di un mese fa e mi sono innamorato di lei all’istante. Quasi subito mi sono reso conto che anche lei ricambiava il mio sentimento…”
“Innamorato? Sentimento? Non so di cosa tu stia parlando, ragazzo.”
“Come? Tu non credi all’amore? Proprio tu che nel corso della tua vita non hai fatto altro che passare da una donna all’altra?”
“Amore per me è un termine del tutto privo di significato.”
“Dunque non sei mai stato innamorato? Non hai mai provato qualcosa di profondo per un’altra persona?”
“Andiamo al sodo, ragazzo. Tra l’altro stai diventando piuttosto noioso. E stucchevole in maniera disgustosa. Che cosa c’entro io con la tua sublime Giulia?”
“Si tratta di ciò che stavo cercando di dirti prima. Mi chiedo quanto tempo potrà durare il mio amore per lei, prima di esaurirsi. Perché so che ciò accadrà. E nello stesso tempo mi domando quando cesserà il suo interesse nei miei confronti, perché anche questo succederà. Vedi, io credo nell’amore, ma ho scoperto che questo sentimento non è nient’altro che un grande inganno. Ci si illude, ci si tormenta, e nel frattempo tutto finisce senza che noi quasi ce ne accorgiamo.”
“Sei davvero tedioso, ragazzo mio. E tra l’altro sbagli. Questo grande inganno, come lo chiami tu, non è perpetrato da chissà chi verso di te e la tua amata. In realtà sei tu che inganni te stesso! Sei tu il vero ingannatore!”
“No! Non è possibile!”
“E invece sì. Dimmi, com’è andata a finire quell’altra storia?”
“Eh? Quale?”
“Come? Non ti ricordi più? Hai già rimosso tutto a così breve distanza di tempo? Mi riferisco a quella insignificante biondina che mi avevi presentato. Come si chiamava?”
Il giovane, al sentire evocare quell’episodio della sua vita, si turba. La sua voce diventa flebile.
“Si chiamava Adriana.”
“Allora? Che cosa era accaduto tra di voi? L’amore, come lo chiami tu, si era esaurito? Rispondi!”
“Si è dissolto all’improvviso…”
“Dissolto? Tutte balle! Smettila di imbrogliarti, per Dio!”
“È così! Da un giorno all’altro mi sono accorto di non provare più nulla nei suoi confronti…”
“E lei? Verso di te, intendo.”
“Non lo so… il fatto è che mi ero perdutamente innamorato di Paola. Tu non l’hai mai incontrata perché…”
“Perché dopo quindici giorni da quando tu ti eri liberato di Adriana la bella Paola ti ha mollato, vero?”
“Sì, è così…” piagnucola il giovane.
“Visto? Quello che tu chiami pomposamente amore si riduce a questo: una serie di decisioni dettate dall’emozione del momento. L’assecondare un capriccio, una vanità, una voglia improvvisa di cambiare.   Che cosa c’è dunque di così nobile in ciò che tu definisci come irrinunciabile e elevato impulso? Nulla! Io ho preferito fare a meno fin da subito di questa squallida finzione. Ho usato le donne, come loro hanno usato me. Non ho mai goduto di alcuna esaltazione amorosa, perché non esiste, e non ho mai sublimato alcun sentimento, se non in parte l’amicizia. Adesso sono vecchio, e sai che cosa ti dico?”
“Che cosa?”
“Mi ritrovo in una condizione che chiunque invidia, e assaporo fino in fondo questo elemento dell’esistenza umana che tutti inseguono ma che alla fine quasi nessuno trova.”
“Quale sarebbe?”
“L’assoluta assenza di rimpianto.”   

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