Il giovane procede a
lunghi passi attraverso l’ampio ambiente, un salone con pochi mobili e le cui pareti
sono per intero tappezzate di libri. Avanti e indietro, con le mani appoggiate
alla schiena, sull’enorme e soffice tappeto che ricopre il pavimento. Poi si blocca,
all’improvviso, e rivolge la sua attenzione all’uomo che è seduto su una comoda
poltrona rivestita di cuoio grezzo.
“Non durerà, sono
convinto che non durerà!” esclama. La sua voce vibrante, quasi stridula,
esprime in pieno il suo stato d’animo. Nervosismo, fragilità e inquietudine.
L’altro non si
scompone. Annuisce più volte, poi stringe attorno al corpo snello i lembi
dell’elegante giacca da camera di raso che indossa. Porta alla bocca la pipa e,
con gesti lenti, l’accende. Dopo un attimo la sua figura è completamente
avvolta da una nuvola di fumo azzurrino e profumato.
“Nei sei davvero
sicuro?” domanda infine, con tono rilassato.
“Certo che ne sono
sicuro!” ribadisce il giovane, sempre più smanioso, preda di una febbre che
sembra divorarlo ogni istante di più.
“Perché non ti siedi? È
difficile per me tenere il capo così sollevato. Sai, la cervicale…”
“Va bene.”
“Per quale motivo sei
venuto qui? Avresti potuto parlare di questa faccenda con tuo padre.”
“Uh? No, meglio di no.
Mio padre è sempre così distratto... E poi con lui non ho la confidenza che
invece ho con te.”
“Dici? Eppure lui è il
mio migliore amico.”
“Siete molto diversi…”
“Ciò che affermi è
vero, l’affetto che provo nei suoi confronti è da sempre notevole, anche se non
condivido la sua scelta di vita.”
“A che cosa ti
riferisci?” domanda il giovane, un po’ diffidente.
“Dopo la morte della
tua cara madre non ha mai più voluto frequentare alcuna donna. Una scelta
insensata, direi, che gli ha reso la vita molto infelice. Ah! Le donne…”
L’altro scrolla le
spalle, pare non essere interessato a quell’argomento. L’uomo con la pipa se ne
avvede.
“Torniamo a noi,
ragazzo. Ti ho chiesto perché ti sei rivolto proprio a me per chiedere
consiglio. Allora?”
“Perché ti ho sempre
apprezzato.”
“Non credo sia
sufficiente…”
“Già. La verità è che
ho sempre ammirato la tua capacità di trattare con le donne. E questo sulla
base di ciò che ho potuto vedere direttamente e di quanto tu stesso mi hai
raccontato.”
“Tuo padre non ti ha
mai parlato di me?”
“Mi ha detto soltanto
che sei stato, e che sei ancora adesso, un incallito dongiovanni.”
L’uomo sulla poltrona
di cuoio scoppia in una risata. Poi soffoca un attacco di tosse provocato dal
fumo.
“Dongiovanni? Ma come
parli, ragazzo? Quando ero giovane quelli come me venivano definiti playboy, e
io sono rimasto affezionato a quel termine. Ehi! Perché non attizzi un po’ il
fuoco? L’ambiente si sta raffreddando.”
Il giovane, ubbidiente,
si dirige verso il caminetto e provvede.
Il suo anziano
interlocutore si accarezza i capelli candidi, si passa una mano sul volto
abbronzato e cosparso da un fitto reticolo di rughe, poi riprende a parlare.
“Ho l’impressione che
stiamo divagando. Non siamo qui per parlare di me e di ciò che ho fatto durante
la mia vita, ma per esaminare il tuo problema, se vero problema si può
definire.”
“Certo, hai ragione. In
ogni caso, posso chiederti ancora una cosa personale?”
“Sì, ma che sia l’ultima.”
“Quante donne hai
avuto?”
“Bella domanda,
ragazzo. Tu ricordi per caso quante volte nella tua esistenza hai mangiato il
risotto ai funghi?”
“Eh? Il risotto ai
funghi? No, non ricordo…”
“Bene. Neppure io
ricordo quante donne ho avuto.”
“Ma non è la stessa
cosa!” protesta il giovane.
“Dici? Per me lo è!
Punto!”
“Ufff…”
“Su, non perdiamo altro
tempo. Parlami di questa Giulia.”
“Come vuoi. L’ho
incontrata poco più di un mese fa e mi sono innamorato di lei all’istante.
Quasi subito mi sono reso conto che anche lei ricambiava il mio sentimento…”
“Innamorato?
Sentimento? Non so di cosa tu stia parlando, ragazzo.”
“Come? Tu non credi all’amore?
Proprio tu che nel corso della tua vita non hai fatto altro che passare da una
donna all’altra?”
“Amore per me è un
termine del tutto privo di significato.”
“Dunque non sei mai
stato innamorato? Non hai mai provato qualcosa di profondo per un’altra
persona?”
“Andiamo al sodo,
ragazzo. Tra l’altro stai diventando piuttosto noioso. E stucchevole in maniera
disgustosa. Che cosa c’entro io con la tua sublime Giulia?”
“Si tratta di ciò che
stavo cercando di dirti prima. Mi chiedo quanto tempo potrà durare il mio amore
per lei, prima di esaurirsi. Perché so che ciò accadrà. E nello stesso tempo mi
domando quando cesserà il suo interesse nei miei confronti, perché anche questo
succederà. Vedi, io credo nell’amore, ma ho scoperto che questo sentimento non
è nient’altro che un grande inganno. Ci si illude, ci si tormenta, e nel
frattempo tutto finisce senza che noi quasi ce ne accorgiamo.”
“Sei davvero tedioso,
ragazzo mio. E tra l’altro sbagli. Questo grande inganno, come lo chiami tu,
non è perpetrato da chissà chi verso di te e la tua amata. In realtà sei tu che
inganni te stesso! Sei tu il vero ingannatore!”
“No! Non è possibile!”
“E invece sì. Dimmi,
com’è andata a finire quell’altra storia?”
“Eh? Quale?”
“Come? Non ti ricordi
più? Hai già rimosso tutto a così breve distanza di tempo? Mi riferisco a
quella insignificante biondina che mi avevi presentato. Come si chiamava?”
Il giovane, al sentire
evocare quell’episodio della sua vita, si turba. La sua voce diventa flebile.
“Si chiamava Adriana.”
“Allora? Che cosa era
accaduto tra di voi? L’amore, come lo chiami tu, si era esaurito? Rispondi!”
“Si è dissolto all’improvviso…”
“Dissolto? Tutte balle!
Smettila di imbrogliarti, per Dio!”
“È così! Da un giorno
all’altro mi sono accorto di non provare più nulla nei suoi confronti…”
“E lei? Verso di te,
intendo.”
“Non lo so… il fatto è
che mi ero perdutamente innamorato di Paola. Tu non l’hai mai incontrata perché…”
“Perché dopo quindici
giorni da quando tu ti eri liberato di Adriana la bella Paola ti ha mollato,
vero?”
“Sì, è così…”
piagnucola il giovane.
“Visto? Quello che tu
chiami pomposamente amore si riduce a questo: una serie di decisioni dettate
dall’emozione del momento. L’assecondare un capriccio, una vanità, una voglia
improvvisa di cambiare. Che cosa c’è dunque di così nobile in ciò che
tu definisci come irrinunciabile e elevato impulso? Nulla! Io ho preferito fare
a meno fin da subito di questa squallida finzione. Ho usato le donne, come loro
hanno usato me. Non ho mai goduto di alcuna esaltazione amorosa, perché non
esiste, e non ho mai sublimato alcun sentimento, se non in parte l’amicizia.
Adesso sono vecchio, e sai che cosa ti dico?”
“Che cosa?”
“Mi ritrovo in una condizione
che chiunque invidia, e assaporo fino in fondo questo elemento dell’esistenza
umana che tutti inseguono ma che alla fine quasi nessuno trova.”
“Quale sarebbe?”
“L’assoluta assenza di
rimpianto.”
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