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mercoledì 5 ottobre 2011

OTTAVO PIANO



L’uomo, stanco e abbattuto, rientra a casa.
“Non c’è stato niente da fare. Chiuderanno, e ci licenzieranno tutti. Tra due mesi non avrò più un lavoro” dice alla moglie, tutto di un fiato.
Lei, stupita e incredula, non risponde e si abbatte su una sedia.
“Mi dispiace” aggiunge l’uomo, affranto.
Lei cerca di riprendersi.
“Come faremo? La casa, il mutuo…”
“Il mutuo non lo potremo più pagare, la casa la perderemo, andrà alla banca.”
“E dove andremo?”
“Non lo so. All’inizio, utilizzando i pochi risparmi che abbiamo, potremo affittare un alloggio. Comunque, sarà per poco, i soldi finiranno presto e di nuovo non sapremo dove andare.”
“Devi trovare subito un altro lavoro!”
Lui sorride, amaro.
“Guardami. Ho più di quarant’anni e non so fare nulla se non stare dietro a una scrivania. Osserva bene le mie mani, sono pallide, senza calli, non hanno mai impugnato alcun attrezzo.”
Ma… il tuo lavoro…”
“Il mio lavoro non esiste, non è mai esistito. I burocrati e i passacarte non sono indispensabili per l’umanità.”
“Ti potrai adattare a fare altre cose” dice lei, disperata.
“Te l’ho appena detto, nessuno mi vorrà. Chiunque può fare meglio di me, un giovane, uno straniero. Meglio assumere loro, sottopagati, che puntare su un vecchio ronzino, incapace e con molte pretese come posso essere io. Ci dobbiamo rassegnare, non troverò mai un’altra occupazione. Con questa crisi, poi...”
Lei inizia a piangere, in silenzio. Poi, di colpo, si scuote.
“Ho un’idea! Vendiamo la macchina!”
“No!” dice l’uomo, brusco.
“Perché no?” domanda la moglie.
“È vecchia, non vale nulla. Inoltre, ci potrebbe servire.”
“Che cosa vuoi dire?”
“Non ci potremo permettere una casa a lungo, sia nostra che in affitto. Dovremo utilizzare l’auto per trascorrere le notti.”
“Le notti? In auto? Ma che cosa stai dicendo? E Marco? Un bambino ha bisogno di una casa.”
“Marco? Mi spiace dirlo, ma lo perderemo.”
“Sei pazzo?” domanda lei, aggressiva. La sua afflizione si trasforma di colpo in rabbia.
“Vedi, saremo considerati indigenti, e non più in grado di provvedere alle necessità di nostro figlio. Di sicuro interverranno i servizi sociali e Marco sarà affidato a un’altra famiglia…”
“No!”
“È inevitabile. Comunque, non lo perderemo del tutto. Potremo andare a trovarlo quando vorremo. Cioè, per meglio dire, quando lo consentirà il giudice tutelare.”
“No!”
“Non possiamo fare nulla, così è la legge. Almeno Marco avrà un tetto, potrà nutrirsi in maniera regolare, mentre noi…”
“Come faremo, noi?”
“Ci sono le mense per gli indigenti, istituti religiosi che prestano assistenza ai poveri. Vedrai, un pasto al giorno riusciremo a rimediarlo.”
Lei scuote la testa, attonita.
“Perché sei così rassegnato? Perché non reagisci?”
“È ormai tanto tempo che ci penso, e non sono riuscito a trovare una soluzione. Siamo soli, nessuno può aiutarci. Se avessimo dei genitori, dei fratelli…”
“Ci aiuteranno gli amici, ne sono sicura.”
Lui ride, beffardo.
“Gli amici? Ma non ti sei accorta che la fuga è già iniziata? Nessuno vuole frequentare una famiglia di straccioni.”
Lei riprende a singhiozzare, sempre più disperata. Poi all’improvviso il suo volta torna sereno.
“Vedrai, in qualche modo ce la faremo” dice, sorprendendo l’uomo.
Alla fine la donna si alza e si avvicina al marito. Senza dire nulla, lo bacia e poi lo prende per mano. Dolcemente, lo guida verso il balcone. Lui annuisce, serio. Dopo un attimo entrambi si gettano nel vuoto.
Dall’ottavo piano.




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