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mercoledì 12 ottobre 2011

ORDALIA



Li vedo arrivare. Sono tanti, una lunga fila che percorre la strada dissestata. Nel buio della notte, la luce tremolante delle loro fiaccole squarcia un cielo senza stelle. Sapevo che sarebbero venuti, e li ho aspettati. Li guardo avanzare, sento ormai le loro grida. Lentamente, mi avvio. Discendo la collina finché non raggiungo il bordo scuro del nastro d’asfalto, e attendo. Quando i primi finalmente sopraggiungono, mi unisco alla processione. All’inizio, nessuno bada a me. Li osservo, uomini e donne che sembra abbiamo smarrito la loro umanità. In fondo, li comprendo. I loro abiti sono in disordine, riesco a intravedere, pur nella semioscurità, che i loro corpi sono sporchi, i volti luridi, i loro capelli scarmigliati, incolti. Sembrano barbari, sono barbari, sono esseri che ormai hanno perso tutto, e il loro riscatto non può che essere la vendetta. Per un istante mi domando se anch’io sia simile a loro. Un interrogativo angosciante al quale non so dare una risposta. Mi rifiuto di darla, perché ho paura, ho paura di ciò che posso essere diventato. Cammino, confuso tra quella folla vociante, inebriato mio malgrado da un qualcosa che mi era estraneo, sconosciuto. Poco alla volta, tuttavia, percepisco in me un inaspettato e crescente senso di appartenenza nei confronti di quella massa scomposta e disordinata. Io sono loro e loro sono me. Tale sensazione dura un attimo, poi mi riscuoto, cerco di reagire, di contrastare questo sconvolgente stato d’animo con tutte le mie forze. Poi, però, mi abbandono, allento sempre di più le mie difese. Sia come deve essere, penso, sebbene con amarezza.
Adesso non riesco più a passare inosservato. Mi hanno notato. Mi guardano, e qualcuno si avvicina di più a me. Un ragazzo. Sento che sta per rivolgermi la parola, temo ciò che di sicuro sta per chiedermi. Allora lo precedo.
“State andando alla villa?” domando.
“E dove, se no?”
“Questa è l’unica strada” aggiungo.
“Sì, è l’unica strada. Dritta sulla villa. Lo andiamo a prendere.”
“E poi?”
“E poi, sia come sia.”
“Non c’era un altro modo?” chiedo ancora. Lui mi fissa, non capisce. È giovane, forse è troppo giovane. Un uomo, grosso, lo spintona,  lo sposta. Si sistema di fronte a me, mi costringe a rallentare il passo, quasi a fermarmi.
“Sarà fatta la volontà del Signore. Poco ma sicuro. Non c’è altra via, soltanto la Sua” dice, convinto.
Annuisco, non posso fare altrimenti. Non so quale sia la volontà del Signore, non so più nulla, ma di certo so che non posso fare nulla per arrestare una tale disperata moltitudine.
“Faremo giustizia” prosegue l’uomo.
Interviene una donna.
“Giustizia divina! Noi tutti siamo soltanto uno strumento nelle Sue mani!” Il suo tono è duro, esaltato. Altra gente si stringe attorno a me. Alla fine, la mia presenza desta curiosità.
“Tieni” dice un vecchio, e mi porge una vecchia zappa arrugginita. Scuoto il capo ma lui insiste, noto sguardi malevoli e allora accetto il dono. Noto che tutti impugnano qualche strumento d’offesa, uomini e donne, e anche i bambini. Distinguo grossi badili, mazze e martelli, rastrelli e forconi, lunghi bastoni.
“Forse se ne andrà” azzardo. Tutti scuotono la testa con vigore.
“Non se ne andrà mai!” rispondono in tanti, quasi in coro.
“Lo impaleremo su un palo rovente!” sibila un ragazzino alle mie spalle.
“Lo scorticheremo, gli staccheremo di dosso quella vecchia pelle lembo dopo lembo!” urla una ragazza bionda.
“Lo faremo a pezzi e lo getteremo in pasto ai maiali!”
Sono sempre più scosso da tale brutale aggressività. So che non sono soltanto parole. Questa gente è decisa, so che un tale livello di esasperazione non potrà che condurre ad altri atti di violenza inaudita, oltre a quelli che già sono stati consumati.
“È un fornicatore, merita la morte tra mille sofferenze!”
“È l’Anticristo! Lo abbiamo compreso troppo tardi, ma adesso è giunta la sua ora!”
Non so che cosa fare, che cosa pensare, riprendo a camminare.
“Ti vedo perplesso…” mi dice un uomo dall’apparenza distinta, un po’ diverso da tutti gli altri. I suoi abiti sembrano abbastanza in ordine, il suo corpo non emana cattivo odore. Non tanto.
“No, no, sono convinto” dico, sorprendendomi di me stesso. In realtà non sono per nulla persuaso che quella progettata sia la migliore soluzione. Lui mi guarda, come se attendesse da me ulteriori parole.
“Perché la famiglia? Perché i suoi figli?” domando.
“Lo abbiamo dovuto fare. La sua stirpe era il frutto di un seme avvelenato, era gente priva di anima, che non meritava di vivere, mai mondata dal peccato originale. Così ha voluto il Signore!”
Mi allontano da lui.  Mi fa paura.
“Ho sentito” mi soffia un uomo nell’orecchio. “Non temere, al momento opportuno la violenza sarà frenata. Non siamo bestie, non siamo come lui.”
Mi volto e lo guardo. Mi sembra saggio, le sue parole possiedono un certo equilibrio, che in altri finora non ho riscontrato. Lo incoraggio con un cenno a proseguire.
“Non temere, non lo uccideremo” dice.
“Sarà processato?”
Mi guarda, stupito.
“Processato? No, gli uomini sono fallibili, non sarà giudicato da noi.”
“E allora?”
“Sarà sottoposto a ordalia!”
Sgrano gli occhi, incapace di ribattere.
“Cospargeremo il suo corpo di benzina e poi vi appiccheremo il fuoco. Se le sue carni bruceranno sarà ritenuto colpevole, altrimenti….” Mi scosto, inorridito. Al mio fianco, un gruppo di ragazzine invoca il fuoco purificatore. Sconvolto, attonito, scivolo poco per volta verso la coda del lungo serpente umano. Finché mi ritrovo solo. Tra le mani impugno ancora la vecchia zappa. La getto a terra, disgustato. E rifletto.
Com’è potuto accadere tutto questo? In così poco tempo? Un nuovo oscurantismo è piombato su tutti noi, da un giorno all’altro. Nessuno parla più della crisi economica che, non più di un anno fa, teneva banco ovunque. È stata ormai dimenticata, rimossa, da quando tutto è precipitato all’improvviso. D’accordo, anche la Chiesa ha le sue colpe. Ha cavalcato fin dall’inizio questo ritorno alla spiritualità, che ben presto si è trasformato in puro fanatismo. Nondimeno, la maggiore responsabilità è da addebitare a un solo bieco individuo, la stessa persona che, col tempo, è riuscita a trasformare pacifici esseri umani in creature piene di rabbia, di rancore e di risentimento. Come ha potuto fare tutto ciò? Di quali poteri soprannaturali è dotato?
Tutto d’un tratto, mentre vedo la lunga fila di uomini e donne allontanarsi, sono colto da una illuminazione. È lui! Non possono esserci dubbi, è proprio lui! Soltanto lui detiene simili poteri! Il demonio!
Raccolgo la zappa da terra e rincorro la processione diretta alla villa.
“Aspettatemi! Arrivo!” urlo nella notte.
Quasi non riconosco la mia voce.



   

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