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martedì 18 ottobre 2011

IL PRESIDENTE GOLPISTA


Con un certo stupore, con incredula meraviglia, annoto che nei giorni scorsi sono passate piuttosto inosservate, quasi sotto silenzio, alcune trascrizioni di intercettazioni telefoniche riguardanti il nostro sempre più impresentabile Primo Ministro. Berlusconi, nell’occasione, era impegnato in farneticanti conversazioni con l’ormai tristemente famoso Walter Lavitola, bieco individuo dalla incerta professione, forse giornalista, forse pescivendolo, di sicuro oscuro faccendiere. Con un tono di voce piatto e cupo, minaccioso, il Premier invocava, allo scopo di sottrarsi dalla sua ossessione nei confronti di magistrati e di certi giornalisti, il ricorso a sconvolgimenti di piazza (degni dei famigerati black-bloc) e assedi a Palazzi di Giustizia nonché alla sede di un quotidiano a lui particolarmente avverso. Parole gravi, di chiara matrice eversiva.
A questo punto è lecito e naturale il sorgere di un dubbio. Se tali espressioni sono quelle di un folle, di uno squilibrato, è palese il fatto che si tratti di persona del tutto inadeguata a governare un grande Paese come l’Italia (com’era l’Italia?). Deve essere allontanato immediatamente dalla sua posizione di potere, essendo egli, in modo manifesto, incapace di intendere e volere. Deve essere sottoposto a cure psichiatriche urgenti. Se è stato considerato tale l’uomo che, tempo fa, lo ferì al volto con la statuetta del Duomo, lo stesso metro deve essere utilizzato nel suo caso.
Nella malaugurata ipotesi che, invece, tali frasi siano state proferite seriamente e nel pieno possesso delle facoltà mentali, la situazione si prospetta come assai più inquietante.
Si tratterebbe, in questo caso, di incitazione alla rivolta sociale e al colpo di stato. Se così fosse, sarebbe indispensabile un intervento d’imperio esercitato dall’unica autorità che ne detiene la facoltà: la Presidenza della Repubblica. L’atto dovrebbe consistere nello scioglimento del Parlamento.
Naturalmente, al verificarsi di questa drammatica evenienza, da parte di alcuni ambienti politici e non solo, si griderebbe al golpe. Si tratterebbe, però, di una sorta di “golpe democratico” rivolto ad assicurare il ripristino dei diritti dei cittadini, che rischiano, nel perdurare della condizione attuale, di affievolirsi sempre più. L’unica immediata conseguenza sarebbe quella di portare i cittadini alle urne, prospettiva tutt’altro che allarmante.
In ogni caso si tratta pur sempre di scenari angosciosi, se si considera che tali eventi andrebbero ad aggiungersi alle molteplici afflizioni del vivere quotidiano provocate dalla crisi economica che incombe su di noi in maniera sempre più spaventosa.
Abbiamo toccato il fondo? Barbara Spinelli, nell’odierno suo editoriale apparso su La Repubblica, afferma che, per definizione, il fondo non ha fondo.
Ce ne siamo resi conto.


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