"Per
prima cosa dovete dare il benvenuto ai vostri due nuovi compagni" dice la maestra,
indicando Salvatore e un altro ragazzo, un tipo alto e grosso, con i capelli
rasati e la pelle bianco latte.
"Giuseppe
viene dalla montagna, e purtroppo deve ripetere la terza perché l'anno scorso è
stato respinto. Speriamo che quest'anno si impegni di più".
Il
ragazzone abbassa gli occhi e arrossisce violentemente.
"Salvatore
invece arriva da più lontano" riprende l'insegnante. "Dalla Calabria,
vero? Forza, prendi la bacchetta e fai vedere ai tuoi compagni, sulla cartina,
dove si trova la sua regione".
Salvatore
è assalito dal panico. Giù al paese, nella sua vecchia e povera scuola, cartine
non ce n'erano. Lui sa di essere calabrese, ma non ha la minima idea di dove si
trovi quella regione. Cerca comunque di dominarsi, esce dal banco, si dirige
verso la cattedra e impugna la lunga bacchetta di legno. Si avvicina alla carta
geografica dell'Italia che è appesa al muro. Sente tutti gli occhi dei compagni
fissi sulla sua nuca. E poi ha un'illuminazione. Il mare, pensa. Vicino al suo
paese c'è il mare. Allora guarda con attenzione la carta, ma subito lo
sconforto lo paralizza. Il mare è dappertutto. La sua Calabria può essere
ovunque! Non riesce neppure a distinguere i nomi che pure sono presenti in
abbondanza su quella stampa colorata. L'ansia aumenta sempre di più, la vista
si offusca.
"Forza,
sbrigati!" lo incita la maestra.
Salvatore
accosta, quasi con violenza, il bastoncino in un punto qualsiasi della cartina,
quasi rischia di strapparla. Lo appoggia tra la terra e il mare, e subito sente
le risate, che diventano sempre più intense.
"Quella
è la Campania!" lo rimprovera l'insegnante. "Possibile che tu non
sappia neppure dove sei nato? Vattene a posto!"
Un
ragazzino, seduto all'ultimo banco, non riesce a smettere di ridere. Il suo
volto è congestionato, gli occhi lacrimano. La maestra lo scruta accigliata.
Poi si alza e si dirige a passo veloce verso il fondo dell'aula. Si accosta
all'alunno e lo afferra con rabbia per un orecchio. Lo costringe ad alzarsi.
Lui urla per il dolore, i suoi occhi continuano a versare lacrime che adesso
non sono più di divertimento ma di sofferenza e umiliazione.
Nessun commento:
Posta un commento