L'Italia è tristemente nota
per essere il paese in cui nessuno si dimette. Non dimettersi significa non
assumersi la responsabilità del proprio operato. Non dimettersi evidenzia non
ammettere mai i propri errori o torti. Non dimettersi, di fronte a fatti
manifesti, vuol dire palesare la propria sfrontatezza, l'incredibile impudenza.
Non si dimette il
ministro Poletti, che ha rivolto ai giovani costretti a lasciare, per motivi
economici, il loro paese, frasi sprezzanti e offensive. Ciò ha causato grave
imbarazzo alla sua parte politica di riferimento, ha scatenato la reazione
indignata e forte dei giovani che si riconoscono in quello stesso partito. Sono
arrivate le scuse, certo, come sempre capita in questi casi. Scuse chissà se
davvero sincere, la cui eventuale schiettezza potrebbe essere accolta soltanto
nel caso di contemporaneo disimpegno dall'incarico ricoperto.
Non si dimette la
neo-ministra dell'Istruzione Fedeli, colpevole non di non avere conseguito la
laurea, che non sempre è attestazione di preparazione, capacità e merito, bensì
di avere mentito, indicando sul proprio curriculum tale titolo di studio. Non
ci si può fidare di una donna delle istituzioni che altera la verità, che
soffre di complessi di frustrazione.
Non si dimette l'ex governatore
della Regione Lombardia Formigoni, condannato in primo grado per fatti
corruttivi. L'attuale senatore, che ricopre tra l'altro un importante incarico
parlamentare, e che si è sempre proclamato fervente cattolico, non teme affatto
di affondare in una melma di menzogne e ipocrisia. La sua spavalda sfrontatezza
non ne è stata per nulla intaccata.
Non si dimette la
sindaca di Roma Raggi, esserino impreparato, inadeguato e incapace mandato allo
sbaraglio da un movimento politico a sua volta manchevole, confuso e oscuro. La
povera donna, che sembra non rendersi conto della propria penosa situazione,
continua comunque a fare sfoggio della sua antipatica tracotanza, e ciò le
impedisce di compiere il solo gesto che potrebbe ancora salvaguardare quel poco
che rimane della sua dignità di persona: andarsene.
In verità, negli ultimi
tempi, c'è stato un personaggio politico che è andato controcorrente. E
naturalmente è stato massacrato, come sempre capita a chi ha il coraggio di
distinguersi. Si tratta dell'ex Presidente del Consiglio Renzi. Al di là di
simpatie o meno, e di probabili e facili accuse di partigianeria, rimane un
fatto nudo e crudo: la sua poltrona è vuota. Anzi, è già occupata da altra
persona. Renzi non ha rubato, non ha corrotto, non ha mentito, e proprio per
questo avrebbe potuto rimanere incollato a quella sedia che con grande fatica,
impegno e buona dose di discutibile spregiudicatezza, era riuscito a
conquistare. Invece non lo ha fatto, se n'è andato semplicemente perché ha
perso. Forse ci ritornerà, su quella poltrona, tuttavia dovrà rinnovare i suoi
sforzi, sgobbare di nuovo. Renzi, in ogni caso, rappresenta un cattivo esempio
per tutti quelli che invece non si dimettono mai.
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