Powered By Blogger

domenica 11 dicembre 2016

IL MONUMENTO


I colpi alla porta, secchi e insistiti, interruppero il suo sonno. Il campanello, cazzo! Perché non usate il campanello? C'è proprio bisogno di fare un tale baccano? Si alzò a sedere sul letto mentre le mazzate sull'uscio continuavano. Si accorse di avere come un cerchio alla testa, reso ancora più tormentoso dal fracasso. Scese dal letto a fatica e indossò una pesante giacca da camera. Faceva freddo e fuori era ancora buio. Accese la luce e guardò l'ora: erano le cinque del mattino. Si passò le mani sugli occhi cisposi, poi si lisciò all'indietro i capelli grigi e ribelli. Scalzo, un po' claudicante, andò nell'ingresso. Risuonò una voce imperiosa.
"Aprite! Polizia federale! Aprite subito altrimenti..."
Aprì di scatto la porta.
"Altrimenti sfondiamo la porta" disse. Si trovò davanti due uomini in completo scuro, uno alto e magro, l'altro basso e tarchiato. I due fecero irruzione in casa, quasi lo travolsero. Poi lo afferrarono e lo guidarono verso una poltrona. Non oppose alcuna resistenza. D'altra parte, che cosa poteva fare un anziano scultore di fronte a quei due indemoniati energumeni?
"Non cambiate mai" disse, mentre i poliziotti lo costringevano a sedere.
"Stia zitto" gli intimò lo spilungone. Poi estrasse dalla giacca un foglio spiegazzato.
"Signor McGregor, abbiamo un mandato di perquisizione" aggiunse, quindi fece un cenno al compare, che si rimboccò le maniche svelando avambracci pelosi e grossi quanto cosce.
Lo scultore alzò un braccio.
"Aspettate" intimò, con voce ferma. I due si bloccarono.
"Le abbiamo detto di stare zitto" disse il perticone. McGregor lo ignorò.
"Voglio soltanto aiutarvi, evitare di farvi perdere tempo".
L'altro sospirò.
"Dica".
"Andate nel mio studio. Sulla scrivania troverete ciò che state cercando".
Il bassotto trottò verso lo studio. Fu subito di ritorno. In mano aveva alcuni fogli, una piccola pila di volantini. Ne porse uno allo stangone.
"È arabo" esclamò dopo averlo scorso.
McGregor sorrise.
"Vuol dire che non ne capisce il senso oppure che è scritto in lingua araba?" domandò.
Per tutta risposta il poliziotto gli afferrò i lembi della vestaglia e lo strattonò.
"Non faccia il furbo, McGregor! Che cosa c'è scritto su questi pezzi di carta?"
Lo scultore di divincolò dalla stretta. Riappoggiò la schiena alla poltrona.
"C'è scritto proprio ciò che pensate voi" disse.
"Ce lo dica lei".
"Si tratta di materiale di propaganda a favore della jihad"disse lo scultore.
"La nostra segnalazione parlava proprio di questo. Lei è un terrorista, McGregor?"
Il vecchio scoppiò a ridere.
"Guardatemi, vi sembro forse un terrorista? Se non mi aiuterete voi credo che non riuscirò mai a sollevarmi da questa poltrona".
"Dovremo comunque perquisire il suo appartamento" disse il lungo.
"Certo, ma con calma. In ogni caso non troverete altro".
"Con quali modalità lo stabiliremo noi. Il fatto è che lei è nei guai, signor McGregor. Come ha avuto questi volantini?"
"Non ricordo. Me li ha dati qualcuno tempo fa. Un amico, credo" rispose lo scultore.
"Un anno fa lei è stato in Medio Oriente. Siria, Irak e altri paesi dell'area. Che cosa ci è andato a fare?"
"Oh, io viaggio molto. Anzi, lo facevo. Attualmente le mie condizioni fisiche non me lo permettono più".
"Lei è in arresto, McGregor" aggiunse il magro.
Lo scultore alzò le spalle. Sembrava indifferente alla sua sorte.
Il tarchiato si avvicinò al vecchio. Gli puntò contro l'enorme indice.
"Lei è un pervertito! Un depravato! Un pedofilo!" Urlò sputando saliva ovunque. Fino a quel momento non aveva ancora parlato.
"Calmati, Tom" lo rimproverò il compagno.
L'altro non desistette.
"È un degenerato!"
Lo scultore scosse il capo.
"Posso conoscere le ragioni di tale livore, signor poliziotto?"
L'altro proseguì a parlare e a sputare, sempre gridando.
"Lei sa bene a ciò che mi riferisco. A quella sua dannata scultura! Il monumento!"
McGregor strizzò gli occhi miopi.
"Il monumento alla gioventù? Ma il monumento non è ancora stato inaugurato! Lo sarà tra tre giorni, e finora nessuno lo ha ancora visto, tranne il sottoscritto e, in via del tutto riservata, il presidente".
"Noi abbiamo visto i bozzetti".
"Che cosa?"
"Noi sappiamo tutto e vediamo tutto" disse il giraffone. "Il nostro compito è quello di proteggere i cittadini, e lo possiamo eseguire soltanto conoscendo tutto".
McGregor si finse offeso.
"Ditemi, allora" disse, rivolgendosi in particolar modo al tracagnotto. "Anche il mio e vostro presidente è un depravato? Lui ha approvato il mio lavoro. Fra tre giorni, all'inaugurazione, lui sarà seduto in prima fila, accanto a me!"
Il lungo si chinò e avvicinò il volto a quello dello scultore. Parlò a bassa voce, scandendo bene le parole.
"Noi siamo al servizio del presidente, non lo giudichiamo. Inoltre le rammento che lei non parteciperà all'inaugurazione. Lei sarà in galera e, me lo lasci dire, mi auguro che ci rimarrà a lungo".
McGregor fu profondamente colpito da quell'affermazione quasi sussurrata. Il suo viso, di colpo, sembrò subire una trasformazione. Divenne di colore grigio, le rughe si accentuarono, i suoi occhi diventarono acquosi.
Quell'uomo aveva ragione. Non avrebbe partecipato all'inaugurazione del monumento. Non sarebbe stato presente quando la grande scultura sarebbe esplosa, quando il potente ordigno collocato al suo interno e collegato a un dispositivo a tempo sarebbe deflagrato investendo tutte le personalità presenti, compreso il presidente, e avrebbe fatto scempio dei loro corpi. No, lui non ci sarebbe stato, sarebbe stato in prigione, da dove i suoi avvocati lo avrebbero prima o poi tirato fuori, ma non abbastanza in fretta. Il suo martirio non sarebbe avvenuto. Era rimandato, o forse non ci sarebbe stato mai più.

Nessun commento:

Posta un commento