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domenica 17 luglio 2016

LA SCOMPARSA - 5° PUNTATA


Tom Pozzo è di nuovo in strada. Infila le mani nelle tasche, che sono piene d'acqua, e si avvia a lunghi passi in quell'inferno liquido. La pioggia non dà tregua. Anzi, sembra ancora aumentata di intensità.
Sarebbe il caso che qualcuno cominci a costruire un'arca, pensa il detective, prima di infilarsi nel bar di Paolo.
"Tommaso!" lo accoglie l'amico barista. "Sempre a caccia? Forse dovresti attrezzarti meglio" aggiunge, vedendo le condizione penose in cui si trova, intriso d'acqua dalla testa ai piedi.
"Se vuoi dopo ti posso prestare un ombrello".
"Gli ombrelli possono andare a farsi fottere".
"Problemi?"
"Una marea. Ehi, ma quelli stanno di nuovo parlando della Merkel?"
Il barista lancia un'occhiata verso un gruppetto di avventori che stanno discutendo in maniera animata.
"Pare di sì" dice.
"E che cosa dicono oggi?" domanda Tom Pozzo mentre si passa le mani sul viso cercando di asciugarlo.
"Oh, le solite cose, o quasi. Dicono che quella e tutti i suoi connazionali se ne fregano dell'Europa. Che pensano soltanto alla loro Germania, che per loro tutti gli altri paesi sono delle merde".
"E tu che ne pensi, Paolo?"
"Non lo so. Di sicuro quella ha il culo grosso ma il cervello fino. Bevi qualcosa, Tommaso? O preferisci mangiare?".
Tom Pozzo scuote il capo.
"Dammi un triplo cognac, che poi devo scappare".
L'investigatore tracanna tutto di un fiato la potente bevanda.
"Ti saluto, Paolo".
"Davvero non vuoi l'ombrello?"
"Quando si è già del tutto bagnati è impossibile bagnarsi ancora di più".
"Vorrei essere saggio come te, Tommaso" dice il barista, ammirato.
Tom Pozzo riprende la sua frenetica ricerca. Il suo sviluppato sesto senso gli dice che deve fare in fretta. Annaspando, sbuffando, imprecando, si trascina per le strade allagate. Poi, all'improvviso, si ferma. È vero, quando si è già completamente zuppi non è possibile bagnarsi ancora di più, però è molto probabile beccarsi una polmonite. Fa cenno a un taxi che, tra enormi spruzzi d'acqua fangosa, accosta al marciapiede. L'investigatore sale e dà un indirizzo.
"Finirà che mi bagna il sedile" dice l'autista sbirciando nello specchietto.
"Finirà che ti spacco il muso se non la smetti di rompere i coglioni" dice Tom Pozzo. L'altro tace e si concentra sulla guida. Dopo alcuni minuti giungono di fronte a un grosso palazzo grigio che, sotto la pioggia battente, sembra ancora più tetro.
"Ferma qui" ordina l'investigatore. Poi sfila dalla tasca della giacca una banconota completamente fradicia e la porge al taxista.
"È tutta bagnata" si lamenta l'uomo.
"Mettila per mezz'ora sulla stufa e vedrai che si asciugherà. Oppure, se proprio non ti piace, me la puoi sempre ridare".
Il taxista brontola qualcosa e poi riparte. Tom Pozzo, deciso, entra nel palazzo. Due energumeni in camicia verde gli vengono incontro e lo bloccano.
"Chi sei? E dove pensi di andare?"
"Sono un investigatore privato e devo vedere il segretario".
"Hai un appuntamento?"
"No, ma si tratta di una questione importante" risponde Tom Pozzo.
"Il segretario è in riunione e qui non vogliamo ficcanaso".
"Aspetterò".
"No, tu smammi. E subito". Poi, i due bruti si affiancano al detective con intenzioni bellicose.
Tom Pozzo tende i muscoli, pronto a battersi.
"Che succede?"
Un uomo raggiunge il terzetto. È giovane, sicuro di sé, e indossa una felpa grigia e dei jeans.
"Segretario, quest'individuo pretende di parlare con te. Lo stiamo buttando fuori".
"E chi sarebbe questo tipo?"
"Sono un investigatore privato".
"Non sarai mica un giornalista?"
"No".
"Peccato".
"Ti voglio parlare riguardo una faccenda che ben conosci" risponde Tom Pozzo, che ha le braccia ancora imprigionate dai due colossi.
"Quale?"
"La scomparsa".
L'uomo sorride.
"Ah! Vieni nel mio ufficio, ma ti posso concedere solo dieci minuti, poi riprende la riunione".
Tom Pozzo si divincola con uno strattone e segue l'uomo con la felpa in un piccolo ufficio.
"Siediti, anche se mi rovinerai la poltrona. Sei bagnato da fare schifo".
Il detective non perde tempo.
"Siete stati voi, vero?"
"Tu sei pazzo, non faremmo mai una cosa del genere. Se lo ridici ti querelo".
"Sai qualcosa?" incalza Tom Pozzo.
"Ma neanche per sogno! La devi smettere con le tue accuse farneticanti. Hai preso troppa pioggia, mio caro Sherlock Holmes!"
"Voi lo odiate".
L'uomo con la felpa incrocia le braccia.
"Ti dirò, non è che siamo molto spiaciuti. Anzi, si può dire che siamo quasi contenti. Soddisfatto?"
"Anche se non siete stati voi, siete comunque i mandanti morali".
"Di cosa? Magari quello domani ritorna e riprende a rompere le balle. Cazzo, sai che pretende che facciamo il formaggio senza usare il latte e altre simili stronzate? Ti rendi conto?"
"A proposito, com'è finita la questione delle quote-latte?" domanda Tom Pozzo.
"Una stronzata pure quella. Aspetta un attimo".
Il segretario afferra il telefono.
"Dite ad Augusto di preparare la macchina per le sei, che ho un'intervista a Tele10. E stasera sono in collegamento in diretta con Sesta Colonna". Riabbassa il telefono.
"Adesso te ne devi andare perché ho da fare" aggiunge, rivolto A Tom Pozzo.
"Avresti un ombrello da prestarmi?" chiede il detective, rassegnato.
"Prestare? No, tuttavia in cambio di un minimo contributo per il partito ti posso dare uno dei nostri ombrelli-gadget. Guarda, ne abbiamo di due tipi".
Il segretario apre un cassetto della scrivania ed estrae due ombrelli, entrambi di colore verde. Apre il primo, sul quale appare la scritta LEGA NAZIONALE accanto al simbolo del partito, uno scarpone chiodato che schiaccia la testa a un africano.
"E poi abbiamo questo".
Apre l'altro, sul quale c'è l'immagine di una enorme ruspa. Nella benna c'è la bandiera d'Europa, tutta stracciata.
"Allora, quale ti piace di più?" domanda al detective, sghignazzando compiaciuto.
Tom Pozzo si alza.
"Mettiteli tutti e due in culo. Prima uno poi l'altro" dice. Poi se ne va sbattendo la porta.  (continua)

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