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lunedì 11 luglio 2016

LA SCOMPARSA - 1° PUNTATA


Quando la pioggia fa sul serio, tutto è diverso. Il cielo è plumbeo e del sole non c'è più traccia, come se non esistesse più, come se fosse scomparso. Le grosse gocce d'acqua si schiantano a terra con violenza, allagano le strade della città, rendono caotico il traffico, costringono i pedoni a camminare appiccicati ai muri dei palazzi, a ripararsi sotto fragili ombrelli spesso rovesciati e abbattuti dal vento. L'acqua sporca filtra attraverso la fragile barriera delle eleganti e inadatte calzature alle quali nessuno rinuncia, inzuppa calze e piedi, l'umidità a poco a poco si propaga in tutto il corpo e provoca brividi di freddo.
Quando la pioggia è battente e incessante è meglio stare a letto, al caldo, perché nulla come la pioggia facilita il sonno. Un riposo sereno, popolato da sogni beati, che soltanto l'insistente ronzio del telefono può disturbare e interrompere.
L'uomo si sveglia all'improvviso, allunga il braccio ancora intorpidito sul comodino e afferra l'infernale aggeggio.
"Agenzia investigativa Tom Pozzo" dice con voce impastata. Dall'altra parte tutto tace. L'uomo mette a fuoco il display del telefono e si rende conto che: si trova a casa nel suo letto, nessuno lo ha chiamato perché il suono ostinato che lo ha destato era quello dell'allarme che lui stesso aveva impostato la sera prima. Si sveglia del tutto e mette i piedi a terra. Il pavimento è gelido e umido. Nello stesso momento il campanile del vicino duomo batte dodici rintocchi.
"Cazzo" dice Tom Pozzo. Si fionda alla finestra e ciò che vede non gli piace per niente.
"Ancora tempo di merda" esclama ad alta voce.
È tardi per fare colazione, allora Tom Pozzo si veste in fretta, rinuncia al rasoio, tenta senza successo di sistemare i suoi capelli ribelli, afferra il vecchio ombrello ed esce. Appena in strada un autobus dai vetri appannati gli sfreccia accanto a tutta velocità, solleva un immenso spruzzo d'acqua e lo inzuppa completamente.
"Merda! Brutto stronzo figlio di puttana!" Tom Pozzo butta l'ombrello in un cestino di rifiuti e, imperturbabile, prosegue senza alcun riparo il cammino sotto la pioggia.
D'accordo, è tardi, considera tra sé l'investigatore, in ogni caso lui è il capo e in agenzia di sicuro ci sono il suo collaboratore e la segretaria, quindi c'è tutto il tempo per bere un buon caffè.
Entra nel solito bar. All'interno del locale tutto è umidiccio: il pavimento, sul quale le suole delle scarpe rimangono incollate, la superficie del bancone, sulla quale bicchieri e tazzine non scorrono, così come gli abiti dei numerosi avventori, dai quali sembra sprigionarsi vapore.
"Ehi, Tommaso! Già in piena attività?" domanda il barista.
"Sì e no" risponde Tom Pozzo, pensieroso. "Fammi un caffè doppio, per favore".
Poi l'attenzione dell'investigatore si rivolge a un gruppo di clienti impegnati in una vivace disputa.
"Stanno discutendo di calcio? Oppure di donne?" chiede.
Il barista scuote il testone e sorride divertito.
"Ti sbagli, stanno parlando della Merkel".
"Della Merkel? E che cosa stanno dicendo di quella buona donna? Che ha il culo grosso?" Nel frattempo le voci si alzano di tono.
"Oh, c'è chi dice che dobbiamo smetterla di farci strangolare dall'austerità imposta dai tedeschi, altri dicono che dobbiamo mandarli al diavolo e riprenderci la nostra vecchia moneta, altri ancora che dobbiamo uscire dall'Unione Europea. Tutti, comunque, sono concordi nell'affermare che la crucca ha un posteriore enorme". Il barista conclude sghignazzando.
Tom Pozzo sorseggia lentamente il suo caffè.
"Discorsi da bar" dice. "Senza offesa, naturalmente".
Il barista si fa serio.
"Sarà, tuttavia sento questi discorsi sempre più spesso. Dell'Europa non frega più niente a nessuno".
"Paolo, questo è un microcosmo che non rispecchia affatto l'opinione generale".
"Lo spero".
"Stai allegro, ci vediamo domani". (continua)

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