Quando la pioggia fa
sul serio, tutto è diverso. Il cielo è plumbeo e del sole non c'è più traccia,
come se non esistesse più, come se fosse scomparso. Le grosse gocce d'acqua si
schiantano a terra con violenza, allagano le strade della città, rendono caotico
il traffico, costringono i pedoni a camminare appiccicati ai muri dei palazzi,
a ripararsi sotto fragili ombrelli spesso rovesciati e abbattuti dal vento.
L'acqua sporca filtra attraverso la fragile barriera delle eleganti e inadatte
calzature alle quali nessuno rinuncia, inzuppa calze e piedi, l'umidità a poco
a poco si propaga in tutto il corpo e provoca brividi di freddo.
Quando la pioggia è
battente e incessante è meglio stare a letto, al caldo, perché nulla come la
pioggia facilita il sonno. Un riposo sereno, popolato da sogni beati, che
soltanto l'insistente ronzio del telefono può disturbare e interrompere.
L'uomo si sveglia
all'improvviso, allunga il braccio ancora intorpidito sul comodino e afferra
l'infernale aggeggio.
"Agenzia
investigativa Tom Pozzo" dice con voce impastata. Dall'altra parte tutto
tace. L'uomo mette a fuoco il display del telefono e si rende conto che: si
trova a casa nel suo letto, nessuno lo ha chiamato perché il suono ostinato che
lo ha destato era quello dell'allarme che lui stesso aveva impostato la sera
prima. Si sveglia del tutto e mette i piedi a terra. Il pavimento è gelido e
umido. Nello stesso momento il campanile del vicino duomo batte dodici
rintocchi.
"Cazzo" dice
Tom Pozzo. Si fionda alla finestra e ciò che vede non gli piace per niente.
"Ancora tempo di
merda" esclama ad alta voce.
È tardi per fare
colazione, allora Tom Pozzo si veste in fretta, rinuncia al rasoio, tenta senza
successo di sistemare i suoi capelli ribelli, afferra il vecchio ombrello ed
esce. Appena in strada un autobus dai vetri appannati gli sfreccia accanto a
tutta velocità, solleva un immenso spruzzo d'acqua e lo inzuppa completamente.
"Merda! Brutto
stronzo figlio di puttana!" Tom Pozzo butta l'ombrello in un cestino di
rifiuti e, imperturbabile, prosegue senza alcun riparo il cammino sotto la
pioggia.
D'accordo, è tardi,
considera tra sé l'investigatore, in ogni caso lui è il capo e in agenzia di
sicuro ci sono il suo collaboratore e la segretaria, quindi c'è tutto il tempo
per bere un buon caffè.
Entra nel solito bar.
All'interno del locale tutto è umidiccio: il pavimento, sul quale le suole
delle scarpe rimangono incollate, la superficie del bancone, sulla quale
bicchieri e tazzine non scorrono, così come gli abiti dei numerosi avventori,
dai quali sembra sprigionarsi vapore.
"Ehi, Tommaso! Già
in piena attività?" domanda il barista.
"Sì e no"
risponde Tom Pozzo, pensieroso. "Fammi un caffè doppio, per favore".
Poi l'attenzione
dell'investigatore si rivolge a un gruppo di clienti impegnati in una vivace
disputa.
"Stanno discutendo
di calcio? Oppure di donne?" chiede.
Il barista scuote il
testone e sorride divertito.
"Ti sbagli, stanno
parlando della Merkel".
"Della Merkel? E
che cosa stanno dicendo di quella buona donna? Che ha il culo grosso?" Nel
frattempo le voci si alzano di tono.
"Oh, c'è chi dice
che dobbiamo smetterla di farci strangolare dall'austerità imposta dai
tedeschi, altri dicono che dobbiamo mandarli al diavolo e riprenderci la nostra
vecchia moneta, altri ancora che dobbiamo uscire dall'Unione Europea. Tutti,
comunque, sono concordi nell'affermare che la crucca ha un posteriore
enorme". Il barista conclude sghignazzando.
Tom Pozzo sorseggia
lentamente il suo caffè.
"Discorsi da
bar" dice. "Senza offesa, naturalmente".
Il barista si fa serio.
"Sarà, tuttavia
sento questi discorsi sempre più spesso. Dell'Europa non frega più niente a
nessuno".
"Paolo, questo è
un microcosmo che non rispecchia affatto l'opinione generale".
"Lo spero".
"Stai allegro, ci
vediamo domani". (continua)
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