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sabato 5 settembre 2015

VIDEOCLIP


Scendo le scale di un piano, poi busso. Dopo qualche istante sulla soglia appare un ragazzo. È alto e sottile, e sorride.
“Ciao, sono il tuo vicino. Quello del piano di sopra” dico.
“Oh, ciao.”
“Ascolta, vorrei dirti che…”
“Perché non entri?” mi interrompe.
“No, il fatto è che...”
“Vieni” dice. Poi mi volta le spalle ed entra nell’appartamento. Sono costretto a seguirlo.
Subito mi trovo di fronte un enorme televisore, sul quale scorrono le immagini di un video musicale di un gruppo hip-hop, e dal quale proviene un grande baccano, proprio ciò che mi ha costretto a quella visita.
“Aspetta” dice il ragazzo, prima di abbassare completamente il volume.
Mi guarda, e la sua espressione è disarmante.
“Dimmi tutto.”
Scuoto il capo. La mia irritazione scema.
“Ecco, il problema era proprio questo. Il volume. Era troppo alto e mi disturbava.”
“Oh, ti chiedo scusa, non me ne ero accorto. Mi ero lasciato trascinare dalla musica. A te non piacciono i videoclip?”
Non ha capito nulla. Sospiro.
“Vedi, la questione non è se mi piacciono o meno i video, ma che il volume eccessivo può infastidire.”
“Ah, però non ti piacciono, vero?”
“Se proprio lo vuoi sapere no, non mi piacciono.”
Lui riflette un attimo.
“Forse perché non ti piace la musica, oppure…”
“Oppure perché sono vecchio” lo blocco.
Sul suo bel viso si forma un’espressione di sincero stupore.
“Vecchio? Ma che dici?”
“Guarda che ho quasi cinquant’anni”.
“E con ciò? È un’età bellissima. Li vorrei avere io cinquant’anni.”
“Non sono per niente d’accordo. E comunque io amo la musica.”
“Ah!”
“Sei sorpreso? Il fatto è che la musica io preferisco ascoltarla e basta. Le immagini mi distraggono, mi impediscono di concentrarmi. Tutto qua.”
“Capisco. Sai, è interessante quello che dici. Non ci avevo mai riflettuto. Ehi, perché non ti siedi?”
Lui lo fa, e mi invita con un cenno ad accomodarmi accanto a lui, su un vecchio divano. Proprio in quel momento vedo spuntare un minuscolo bassotto che si avvicina guardingo alle mie gambe e le annusa. Io lo accarezzo e subito la bestiola si stende sulla schiena e mi offre il ventre.
“Si chiama Fanny, è una femmina” dice il ragazzo.
“È tuo?” domando.
“Oh no! È di Adriana.”
“La tua ragazza?”
“No, la mia compagna di appartamento. Siamo studenti. E poi c’è pure Alberto. Lui e Adriana sono…beh…sono una coppia.”
“Capisco. E tu non hai una ragazza.”
“No, assolutamente no.”
Annuisco.
“Ti posso chiedere una cosa?” dico.
“Certo.”
“Perché ti trucchi gli occhi?”
Il ragazzo scoppia a ridere. Poi si distende sul divano, si stiracchia come un gatto. La maglietta si solleva e intravedo il suo addome abbronzato, piatto e completamente glabro. Lui ridiventa serio.
“Non lo so. Mi piaccio di più.”
“E credi di piacere di più anche alle altre persone?”
“No, quello non mi interessa.”
“Scusa le mie domande da vecchio” dico.
“Smettila, tu non sei affatto vecchio. Anzi, sei un bell’uomo.”
Quelle parole mi imbarazzano, provocano un disagio che fatico a nascondere. Quelle parole, allo stesso tempo, mi fanno piacere. Di scatto mi alzo. Devo assolutamente andarmene.
“Vado” dico, fingendo indifferenza.
“Di già?” chiede il ragazzo, alzandosi a sua volta. Guardo i suoi capelli, lunghi e morbidi, ho la tentazione di farvi scorrere le dita. Ho il desiderio di accarezzare le sue guance lisce.
“Devo proprio” dico, e la mia voce trema.
“Va bene, però prometti che se esagererò con il volume tu verrai ancora a bussare alla mia porta e me lo dirai.”
“Verrò ancora a bussare alla tua porta” ripeto, come in trance. Poi esco, e sono davvero molto confuso.

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