Scendo le scale di un
piano, poi busso. Dopo qualche istante sulla soglia appare un ragazzo. È alto e
sottile, e sorride.
“Ciao, sono il tuo
vicino. Quello del piano di sopra” dico.
“Oh, ciao.”
“Ascolta, vorrei dirti
che…”
“Perché non entri?” mi
interrompe.
“No, il fatto è che...”
“Vieni” dice. Poi mi
volta le spalle ed entra nell’appartamento. Sono costretto a seguirlo.
Subito mi trovo di
fronte un enorme televisore, sul quale scorrono le immagini di un video
musicale di un gruppo hip-hop, e dal quale proviene un grande baccano, proprio
ciò che mi ha costretto a quella visita.
“Aspetta” dice il ragazzo,
prima di abbassare completamente il volume.
Mi guarda, e la sua
espressione è disarmante.
“Dimmi tutto.”
Scuoto il capo. La mia
irritazione scema.
“Ecco, il problema era
proprio questo. Il volume. Era troppo alto e mi disturbava.”
“Oh, ti chiedo scusa,
non me ne ero accorto. Mi ero lasciato trascinare dalla musica. A te non piacciono
i videoclip?”
Non ha capito nulla.
Sospiro.
“Vedi, la questione non
è se mi piacciono o meno i video, ma che il volume eccessivo può infastidire.”
“Ah, però non ti piacciono,
vero?”
“Se proprio lo vuoi
sapere no, non mi piacciono.”
Lui riflette un attimo.
“Forse perché non ti piace
la musica, oppure…”
“Oppure perché sono
vecchio” lo blocco.
Sul suo bel viso si
forma un’espressione di sincero stupore.
“Vecchio? Ma che dici?”
“Guarda che ho quasi
cinquant’anni”.
“E con ciò? È un’età
bellissima. Li vorrei avere io cinquant’anni.”
“Non sono per niente d’accordo.
E comunque io amo la musica.”
“Ah!”
“Sei sorpreso? Il fatto
è che la musica io preferisco ascoltarla e basta. Le immagini mi distraggono,
mi impediscono di concentrarmi. Tutto qua.”
“Capisco. Sai, è
interessante quello che dici. Non ci avevo mai riflettuto. Ehi, perché non ti
siedi?”
Lui lo fa, e mi invita
con un cenno ad accomodarmi accanto a lui, su un vecchio divano. Proprio in
quel momento vedo spuntare un minuscolo bassotto che si avvicina guardingo alle
mie gambe e le annusa. Io lo accarezzo e subito la bestiola si stende sulla
schiena e mi offre il ventre.
“Si chiama Fanny, è una
femmina” dice il ragazzo.
“È tuo?” domando.
“Oh no! È di Adriana.”
“La tua ragazza?”
“No, la mia compagna di
appartamento. Siamo studenti. E poi c’è pure Alberto. Lui e Adriana sono…beh…sono
una coppia.”
“Capisco. E tu non hai
una ragazza.”
“No, assolutamente no.”
Annuisco.
“Ti posso chiedere una
cosa?” dico.
“Certo.”
“Perché ti trucchi gli
occhi?”
Il ragazzo scoppia a
ridere. Poi si distende sul divano, si stiracchia come un gatto. La maglietta
si solleva e intravedo il suo addome abbronzato, piatto e completamente glabro.
Lui ridiventa serio.
“Non lo so. Mi piaccio
di più.”
“E credi di piacere di
più anche alle altre persone?”
“No, quello non mi
interessa.”
“Scusa le mie domande
da vecchio” dico.
“Smettila, tu non sei
affatto vecchio. Anzi, sei un bell’uomo.”
Quelle parole mi
imbarazzano, provocano un disagio che fatico a nascondere. Quelle parole, allo
stesso tempo, mi fanno piacere. Di scatto mi alzo. Devo assolutamente
andarmene.
“Vado” dico, fingendo
indifferenza.
“Di già?” chiede il
ragazzo, alzandosi a sua volta. Guardo i suoi capelli, lunghi e morbidi, ho la
tentazione di farvi scorrere le dita. Ho il desiderio di accarezzare le sue
guance lisce.
“Devo proprio” dico, e
la mia voce trema.
“Va bene, però prometti
che se esagererò con il volume tu verrai ancora a bussare alla mia porta e me
lo dirai.”
“Verrò ancora a bussare
alla tua porta” ripeto, come in trance. Poi esco, e sono davvero molto confuso.
Nessun commento:
Posta un commento