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sabato 19 settembre 2015

NEL CIELO


Non la vedo da cinque anni. Adesso è tornata, ed è qui di fronte a me. Sono sempre stato innamorato di mia cugina Lilla. Un amore senza speranza che non è mai stato ricambiato. Lei è più grande di me e non credo si sia mai accorta del mio folle e disperato interesse. Lilla si avvicina, mi abbraccia con trasporto, io mi incollo al suo corpo caldo. Poi ci stacchiamo e, sempre senza parlare, ci osserviamo.
Lilla è cambiata. È ancora più bella, tuttavia gli evidenti mutamenti un po’ mi disturbano. Ho l’impressione che sia più alta, le sue spalle sono più robuste. I suoi capelli, che prima erano scuri, adesso sono biondi.
“È così che li dobbiamo portare” dice, notando dove punta il mio sguardo. Sono le sue prime parole.
“Sono contento di rivederti” rispondo. Lei annuisce.
“Vieni, sediamoci” dico, e indico una panchina. Ci troviamo in un parco, all’insaputa dei nostri genitori. I miei, in particolare, non vogliono che io la veda. Non dopo ciò che ha fatto.
È quasi buio e nel parco non c’è più nessuno.
“Anche tu sei cresciuto” dice Lilla.
“Avrei voluto rimanere in contatto con te, ma non è stato possibile” dico.
“No, non è proprio possibile. Non ho mai sentito neppure papà e mamma. Si tratta di una regola che non prevede deroghe.”
“Perché lo hai fatto? I tuoi non erano d’accordo.”
Lilla si stringe nelle spalle, sorride.
“Non lo so” dice. “Ne ho avuto la possibilità, e l’ho fatto. Era un’occasione incredibile, che capita a pochi. Mi sembrava assurdo lasciarla sfuggire.”
La guardo.
“Tutto qui?”
“No, in realtà l’ho sempre voluto.”
“Già, era il tuo sogno, fin da bambina.”
“È vero, anche se allora mi sembrava qualcosa di impossibile. Invece quel sogno si è avverato.”
“E come è stato l'intervento?” domando. La mia voce è incerta. Mi ero ripromesso di non farle questa domanda ma non ho resistito. È tardi per pentirsi.
Lilla fa una smorfia. Forse ripensa al dolore e alla sofferenza che ha provato.
“È difficile per me parlarne. Sono stati momenti pieni d’angoscia. All’inizio credevo di non farcela, anche perché non sapevo più chi fossi. Mi sentivo un mostro. Poi, poco alla volta, mi sono abituata alla mia nuova condizione. Dopo sono iniziati i lunghi anni di studio e le esercitazioni pratiche. Quando l’ho fatto per la prima volta, anche se è stato un mezzo disastro, tutti i miei dubbi sono svaniti. Ero felice.”
Lilla sorride. Credo dica la verità e che sia davvero felice.
“E adesso? Che cosa farai?” chiedo.
“Non ci ho ancora pensato. Sai, per quelle come me le occasioni non mancano. Mentre frequentavo gli ultimi mesi all’Accademia ho ricevuto alcune proposte.”
“Sul serio? Quali?”
“Be’… testimonial in alcune importanti campagne pubblicitarie, sfilate di moda, televisione…”
“E l’esercito?” domando. Ho avuto la soffiata da mio fratello.
“Sì, anche l’esercito, anche se non dovrei dirlo. Vuoi ridere? Ho ricevuto una proposta di lavoro pure da un circo!”
“Un circo! Credevo non esistessero più.”
Lilla diventa seria all’improvviso.
“Ehi! Guarda che mi hanno proposto di fare l’acrobata, non il fenomeno da baraccone!” dice.
“Non l’avevo assolutamente pensato” dico, mentendo.
Lilla si sposta sulla panchina. Per lei non è molto agevole stare seduta.
“Adesso basta parlare di me, dimmi ciò che hai fatto tu in questi anni” dice.
“Io? Nulla, a parte la scuola.”
“Che cosa studi?”
“Geografia.”
Lilla scoppia a ridere.
“Non c’è più nessuno che studia geografia! No, scusami, sto scherzando.”
“Se avrò bisogno di qualche lezione sui venti potrò contare su di te?” chiedo, cercando di non mostrarmi offeso.
“I venti non hanno più segreti per me” dice Lilla.
Rimaniamo per alcuni istanti in silenzio. Avrei ancora tante cose da chiedere a Lilla ma sono un po’ bloccato. La nuova Lilla mi intimidisce.
“Per caso sei ancora innamorato di me?” chiede a bruciapelo. Avvampo, e c’è ancora troppa luce affinché la mia reazione passi inosservata.
“Ma…” balbetto.
“Non negare, l’ho sempre saputo che eri innamorato di me. Non ti ho mai assecondato perché ti consideravo ancora un bambino.”
“Avevo quindici anni…” La mia voce trema.
“Appunto, un bambino. Io ne avevo venti.”
“Vuoi dire che anche tu provavi qualcosa per me?” riesco a domandare.
“Qualcosa, sì.”
“E adesso?”
Lilla mi prende le mani.
“Adesso? Guardami bene, adesso tutto è cambiato.”
Annuisco sconsolato.
“Ti posso chiedere una cosa?” dico.
“Dimmi.”
“Lo faresti? Solo per me.”
Lilla scuote il capo. I suoi capelli mi sfiorano il volto.
“Le esibizioni sono proibite.”
“Pochi secondi, in cambio dell’amore che mi hai negato.” La mia è quasi una supplica.
Lilla mi scruta a lungo con i suoi stupendi occhi blu. Poi si alza in piedi e prende una breve rincorsa. Sento i suoi passi rapidi, accompagnati da uno strofinio di seta. Vedo Lilla che spiega le sue grandi ali bianche e che si libra nel cielo.


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