Non la vedo da cinque
anni. Adesso è tornata, ed è qui di fronte a me. Sono sempre stato innamorato
di mia cugina Lilla. Un amore senza speranza che non è mai stato ricambiato. Lei
è più grande di me e non credo si sia mai accorta del mio folle e disperato
interesse. Lilla si avvicina, mi abbraccia con trasporto, io mi incollo al suo
corpo caldo. Poi ci stacchiamo e, sempre senza parlare, ci osserviamo.
Lilla è cambiata. È
ancora più bella, tuttavia gli evidenti mutamenti un po’ mi disturbano. Ho l’impressione
che sia più alta, le sue spalle sono più robuste. I suoi capelli, che prima
erano scuri, adesso sono biondi.
“È così che li dobbiamo
portare” dice, notando dove punta il mio sguardo. Sono le sue prime parole.
“Sono contento di
rivederti” rispondo. Lei annuisce.
“Vieni, sediamoci”
dico, e indico una panchina. Ci troviamo in un parco, all’insaputa dei nostri
genitori. I miei, in particolare, non vogliono che io la veda. Non dopo ciò che
ha fatto.
È quasi buio e nel
parco non c’è più nessuno.
“Anche tu sei cresciuto”
dice Lilla.
“Avrei voluto rimanere
in contatto con te, ma non è stato possibile” dico.
“No, non è proprio possibile.
Non ho mai sentito neppure papà e mamma. Si tratta di una regola che non
prevede deroghe.”
“Perché lo hai fatto? I
tuoi non erano d’accordo.”
Lilla si stringe nelle
spalle, sorride.
“Non lo so” dice. “Ne
ho avuto la possibilità, e l’ho fatto. Era un’occasione incredibile, che capita
a pochi. Mi sembrava assurdo lasciarla sfuggire.”
La guardo.
“Tutto qui?”
“No, in realtà l’ho
sempre voluto.”
“Già, era il tuo sogno,
fin da bambina.”
“È vero, anche se
allora mi sembrava qualcosa di impossibile. Invece quel sogno si è avverato.”
“E come è stato l'intervento?” domando. La mia voce è incerta. Mi ero ripromesso di non farle questa
domanda ma non ho resistito. È tardi per pentirsi.
Lilla fa una smorfia.
Forse ripensa al dolore e alla sofferenza che ha provato.
“È difficile per me
parlarne. Sono stati momenti pieni d’angoscia. All’inizio credevo di non
farcela, anche perché non sapevo più chi fossi. Mi sentivo un mostro. Poi, poco
alla volta, mi sono abituata alla mia nuova condizione. Dopo sono iniziati i
lunghi anni di studio e le esercitazioni pratiche. Quando l’ho fatto per la
prima volta, anche se è stato un mezzo disastro, tutti i miei dubbi sono
svaniti. Ero felice.”
Lilla sorride. Credo
dica la verità e che sia davvero felice.
“E adesso? Che cosa
farai?” chiedo.
“Non ci ho ancora
pensato. Sai, per quelle come me le occasioni non mancano. Mentre frequentavo
gli ultimi mesi all’Accademia ho ricevuto alcune proposte.”
“Sul serio? Quali?”
“Be’… testimonial in
alcune importanti campagne pubblicitarie, sfilate di moda, televisione…”
“E l’esercito?”
domando. Ho avuto la soffiata da mio fratello.
“Sì, anche l’esercito,
anche se non dovrei dirlo. Vuoi ridere? Ho ricevuto una proposta di lavoro pure
da un circo!”
“Un circo! Credevo non
esistessero più.”
Lilla diventa seria all’improvviso.
“Ehi! Guarda che mi
hanno proposto di fare l’acrobata, non il fenomeno da baraccone!” dice.
“Non l’avevo
assolutamente pensato” dico, mentendo.
Lilla si sposta sulla
panchina. Per lei non è molto agevole stare seduta.
“Adesso basta parlare
di me, dimmi ciò che hai fatto tu in questi anni” dice.
“Io? Nulla, a parte la
scuola.”
“Che cosa studi?”
“Geografia.”
Lilla scoppia a ridere.
“Non c’è più nessuno
che studia geografia! No, scusami, sto scherzando.”
“Se avrò bisogno di
qualche lezione sui venti potrò contare su di te?” chiedo, cercando di non
mostrarmi offeso.
“I venti non hanno più
segreti per me” dice Lilla.
Rimaniamo per alcuni
istanti in silenzio. Avrei ancora tante cose da chiedere a Lilla ma sono un po’
bloccato. La nuova Lilla mi intimidisce.
“Per caso sei ancora
innamorato di me?” chiede a bruciapelo. Avvampo, e c’è ancora troppa luce
affinché la mia reazione passi inosservata.
“Ma…” balbetto.
“Non negare, l’ho
sempre saputo che eri innamorato di me. Non ti ho mai assecondato perché ti
consideravo ancora un bambino.”
“Avevo quindici anni…”
La mia voce trema.
“Appunto, un bambino.
Io ne avevo venti.”
“Vuoi dire che anche tu
provavi qualcosa per me?” riesco a domandare.
“Qualcosa, sì.”
“E adesso?”
Lilla mi prende le
mani.
“Adesso? Guardami bene,
adesso tutto è cambiato.”
Annuisco sconsolato.
“Ti posso chiedere una
cosa?” dico.
“Dimmi.”
“Lo faresti? Solo per
me.”
Lilla scuote il capo. I
suoi capelli mi sfiorano il volto.
“Le esibizioni sono
proibite.”
“Pochi secondi, in
cambio dell’amore che mi hai negato.” La mia è quasi una supplica.
Lilla mi scruta a lungo
con i suoi stupendi occhi blu. Poi si alza in piedi e prende una breve
rincorsa. Sento i suoi passi rapidi, accompagnati da uno strofinio di seta. Vedo
Lilla che spiega le sue grandi ali bianche e che si libra nel cielo.
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