Le luci della piccola
aula scolastica si riaccendono.
“Allora, ragazzi? Vi è
piaciuto il film? Qualcuno di voi, per caso, per puro caso, l’aveva già visto?”
domanda il professor Caprotti, il docente di storia.
Silenzio.
“Dunque?”
Finalmente si alza una
mano. È quella di Olimpia Melandri, una ragazzina bionda.
“Mi sembra un film per
adulti” dice.
“Per adulti? Che cosa
vorresti dire? Hai per caso assistito ad accoppamenti o accoppiamenti?” Il
professore ridacchia per la battuta. Soltanto lui.
“No, intendevo dire che
non l’ho capito” ribatte la studentessa, che indossa una camicetta trasparente.
“Ah! Vedi, in realtà
non c’è nulla da capire. Si tratta di un’opera soprattutto descrittiva. Vi si
rappresenta l’immagine di una città, la nostra città…”
“Io sono di Nettuno,
professore” interrompe Alfio Giusti.
“Giusti, vuoi andare
fuori?”
“Beh, un giretto me lo
farei volentieri”.
“Taci e ascolta!
Dunque, stavo dicendo che Roma, la Città Eterna, è illustrata nel film in tutto
il suo splendore, in quello che era il suo splendore, per meglio dire. Voi
sapete bene che oggi, purtroppo, non è più così.” Caprotti emette un lungo
sospiro di nostalgia, poi riprende a parlare.
“Questo film ha vinto
il Premio Oscar. Lo sapete che cos’è il Premio Oscar, vero?”
Silenzio.
“Melandri, dimmelo tu.”
“Beh… è quella cosa che
fanno in televisione, dove danno i premi agli attori più belli e alle attrici
più fighe…”
“Ti assicuro che i
riconoscimenti assegnati non riguardano la bellezza degli attori, e che
coinvolgono anche registi, sceneggiatori e tanti altri artisti che operano nel
mondo del cinema.”
“Ah sì?”
“Lasciamo perdere,
Melandri. Allora, la mia intenzione era quella di prendere spunto da
quest’opera per parlare proprio di quel periodo storico e degli anni
immediatamente successivi. Voi sapete bene come non si riesca mai a portare a
termine il programma scolastico, si finisce sempre per trascurare ciò che io
invece considero molto importante: il periodo storico più vicino alla nostra
epoca. Quindi, ragazzi, per una volta toglietevi le cuffie e gli occhiali HW e
tenete le mani lontane da tutti gli aggeggi elettronici didattici e non.
Concentratevi su ciò che avete sentito dai vostri genitori, dai vostri nonni,
raccogliete i vostri ricordi e discutiamo degli avvenimenti di quel periodo
storico, e di come quei fatti abbiano determinato conseguenze che sono sotto
gli occhi di tutti noi. Il tema, naturalmente, è Roma, la nostra amata Roma”.
“Mi sento nuda senza
niente addosso, professore. Non è che lei è un po’ pedofilo?” dice Alda
Gentilini, una ragazza con le labbra dipinte di arancione.
“Smettila, Gentilini.
Se fai ancora la spiritosa ti mando dal preside. Cortese, che vuoi?”
“Mio padre è più
‘gnorante di me, e mi’ nonno non l’ho mai conosciuto perché è schiattato tanti
anni fa mentre faceva delle scommesse clandestine” dice Alvaro Cortese, un
ragazzino che porta una decina di anelli al naso.
Il professor Caprotti
sbuffa.
“Avrai pur letto
qualche libro, no?”
“Preferirei non
rispondere a questa domanda” dice Cortese, serio. “Non sono molto preparato”.
“Ragazzi, cerchiamo di
essere seri. Per cominciare vi voglio fornire un indizio. Voi sapete a chi è
intitolata la nostra scuola, vero?”
Silenzio.
“Come, non lo sapete?
Eppure tutti i giorni, quando entrate a scuola, passate sotto quella grossa
targa. Quando andate in un negozio non la guardate l’insegna?”
“No, io guardo la
vetrina” dice Sebastiano Rotondi, grattandosi il capo rasato.
“Matteo Renzi! La
nostra scuola è intitolata a Matteo Renzi!” sbotta Caprotti. “Chi era costui?”
“Un pittore”.
“No!”
“Uno scrittore”.
“No!”
“Un calciatore”.
“Un calciatore? Sarti,
non si intitolano scuole ai calciatori!”
“Non è vero,
professore” ribatte il ragazzo, risentito. “A Rosario, in Argentina, una scuola
elementare è stata intitolata a Lionel Messi”.
“Davvero? E tu come lo
sai?”
“M’interesso di sport,
professore”.
“Ah! Bravo, è buona
cosa coltivare degli interessi”.
“È vero?” bisbiglia
Melandri al compagno. “Oppure è una balla?”
“Certo che è una
balla!” risponde l’altro. “Chi intitolerebbe mai una scuola al più grande
evasore fiscale della storia?”
“Proseguiamo” dice
Caprotti. “E fate silenzio. Dunque, stavamo parlando di Matteo Renzi, vale a
dire il primo ministro dell’epoca, intesi? Renzi andò al potere subito dopo le
vicende, se così si può dire, narrate nel film che abbiamo appena visto. Certo,
lo fece in maniera un po’ discutibile, il suo fu un vero e proprio colpo di
mano, ma subito la sua azione di governo si dimostrò piuttosto innovativa e
molto efficace. Purtroppo tutto si rivelò nient’altro che una pura illusione.
Le forze del male tramavano nell’ombra. Il nuovo sacco di Roma aveva già avuto
inizio - i lanzichenecchi questa volta erano autoctoni - e a nulla servì l’opera
di moralizzazione posta in atto dal coraggioso sindaco del tempo. Vi ricordate
chi era?”
“De Marino!” urla Luca Giorgini,
un ragazzone con un osso di pollo infilato nel lobo dell’orecchio.
“Marino” precisa il
professor Caprotti. “Giorgini, cerchiamo di non storpiare il nome di un uomo
che è considerato un eroe nazionale. Se avrete la possibilità di passare di
fronte al Campidoglio, e ne dubito, osservate il busto che è stato collocato
sulla piazza. Si tratta proprio del grande sindaco Marino”.
“Io l’ho visto quel
busto, quando ero piccolo, ed è brutto da far schifo! Mi metteva paura.”
“Luchetti smettila, per
favore. Un po’ di rispetto!”
“In ogni caso, di
quell’epoca, è rimasta qualche significativa testimonianza” riprende il
professor Caprotti. “I monumenti, per esempio. Sapete ricordarne qualcuno?”
“Il Nuovissimo Stadio
Olimpico!” esclama Sarti.
“Ah! Dimenticavo il
nostro esperto di sport. È vero. Il nuovo stadio fu costruito in previsione
delle Olimpiadi del 2024. Si tratta di un’opera faraonica. Pensate, dispone di quattrocentomila
posti!”
“Ma adesso viene usato
come discarica a cielo aperto” dice Lucia Flavi, mostrando i suoi luccicanti
piercing sulla lingua.
“Purtroppo sì, tuttavia
dall’esterno si rivela comunque un’opera architettonica incredibile. Altri
esempi?”
“Il Colosseo!” dice
Emilio Ghezzi, appena risvegliatosi da un lungo sonno.
“Ma va’! Non stiamo
parlando della Roma antica. Ghezzi, cerca di prestare più attenzione. E poi il
Colosseo non c’è più”.
“L’Arena Andreotti”.
Ancora Sarti.
“Bravo Sarti. Anche
questo imponente impianto fu edificato in occasione delle Olimpiadi. Matteo
Renzi riuscì a convincere il Comitato Olimpico Internazionale a introdurre per
quella volta nel programma delle gare il combattimento tra gladiatori. Qualcosa
a cui non si assisteva da molto tempo. Ricordo che quella disciplina ebbe un
grande successo”.
“Però vinse un
ucraino.”
“Come dici Sarti?”
“Ho detto che la gara
fu vinta da un ucraino, Aleksey Pavlychko, che sconfisse nella finale il
gladiatore giapponese Nakamura. La grande speranza azzurra, Nando Onofri detto
Maciste, si fermò in semifinale. Si trattò di una decisione arbitrale molto
discussa quella che…”
“Basta così, Sarti. È
inutile addentrarci in particolari tecnici che potrebbero risultare troppo
complicati per i tuoi compagni. E anche per me. In ogni caso mi complimento per
la tua preparazione in storia dello sport. Se fosse del medesimo livello nelle
materie scolastiche saresti considerato un genio.”
“Grazie, professore.”
“Tra i monumenti di
rilievo mi permetto di aggiungere il grande Centro Commerciale Aldo Moro, a Tor
Vergata. Pensate, più di centomila metri quadrati di negozi, cinema,
discoteche, teatri e tante altre cose. Un vero capolavoro.”
“Mi hanno detto che adesso
è tutto vuoto e pieno di ratti più grossi dei gatti” dice Annabella Viviani,
una ragazzina con le sopracciglia depilate e i capelli azzurri.
“Eh? Può essere, può
essere…” mormora il professor Caprotti, pensieroso.
Il suono improvviso della
campanella scatena il caos. Tutti gli studenti si alzano in piedi, si agitano,
urlano.
“Ragazzi, dove credete
di andare?” strepita Caprotti cercando di farsi sentire. “Tanto lo sapete che
non potete uscire finché non arriverà la scorta a prelevarci. Nell’attesa, se
volete, possiamo riguardare un pezzetto di film. Non avete voglia di rimirare
ancora una volta la grande bellezza della Roma di un tempo?”
“Nooooo!”
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