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giovedì 5 febbraio 2015

LEZIONE DI STORIA


Le luci della piccola aula scolastica si riaccendono.
“Allora, ragazzi? Vi è piaciuto il film? Qualcuno di voi, per caso, per puro caso, l’aveva già visto?” domanda il professor Caprotti, il docente di storia.
Silenzio.
“Dunque?”
Finalmente si alza una mano. È quella di Olimpia Melandri, una ragazzina bionda.
“Mi sembra un film per adulti” dice.
“Per adulti? Che cosa vorresti dire? Hai per caso assistito ad accoppamenti o accoppiamenti?” Il professore ridacchia per la battuta. Soltanto lui.
“No, intendevo dire che non l’ho capito” ribatte la studentessa, che indossa una camicetta trasparente.
“Ah! Vedi, in realtà non c’è nulla da capire. Si tratta di un’opera soprattutto descrittiva. Vi si rappresenta l’immagine di una città, la nostra città…”
“Io sono di Nettuno, professore” interrompe Alfio Giusti.
“Giusti, vuoi andare fuori?”
“Beh, un giretto me lo farei volentieri”.
“Taci e ascolta! Dunque, stavo dicendo che Roma, la Città Eterna, è illustrata nel film in tutto il suo splendore, in quello che era il suo splendore, per meglio dire. Voi sapete bene che oggi, purtroppo, non è più così.” Caprotti emette un lungo sospiro di nostalgia, poi riprende a parlare.
“Questo film ha vinto il Premio Oscar. Lo sapete che cos’è il Premio Oscar, vero?”
Silenzio.
“Melandri, dimmelo tu.”
“Beh… è quella cosa che fanno in televisione, dove danno i premi agli attori più belli e alle attrici più fighe…”
“Ti assicuro che i riconoscimenti assegnati non riguardano la bellezza degli attori, e che coinvolgono anche registi, sceneggiatori e tanti altri artisti che operano nel mondo del cinema.”
“Ah sì?”
“Lasciamo perdere, Melandri. Allora, la mia intenzione era quella di prendere spunto da quest’opera per parlare proprio di quel periodo storico e degli anni immediatamente successivi. Voi sapete bene come non si riesca mai a portare a termine il programma scolastico, si finisce sempre per trascurare ciò che io invece considero molto importante: il periodo storico più vicino alla nostra epoca. Quindi, ragazzi, per una volta toglietevi le cuffie e gli occhiali HW e tenete le mani lontane da tutti gli aggeggi elettronici didattici e non. Concentratevi su ciò che avete sentito dai vostri genitori, dai vostri nonni, raccogliete i vostri ricordi e discutiamo degli avvenimenti di quel periodo storico, e di come quei fatti abbiano determinato conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti noi. Il tema, naturalmente, è Roma, la nostra amata Roma”.
“Mi sento nuda senza niente addosso, professore. Non è che lei è un po’ pedofilo?” dice Alda Gentilini, una ragazza con le labbra dipinte di arancione.
“Smettila, Gentilini. Se fai ancora la spiritosa ti mando dal preside. Cortese, che vuoi?”
“Mio padre è più ‘gnorante di me, e mi’ nonno non l’ho mai conosciuto perché è schiattato tanti anni fa mentre faceva delle scommesse clandestine” dice Alvaro Cortese, un ragazzino che porta una decina di anelli al naso.
Il professor Caprotti sbuffa.
“Avrai pur letto qualche libro, no?”
“Preferirei non rispondere a questa domanda” dice Cortese, serio. “Non sono molto preparato”.
“Ragazzi, cerchiamo di essere seri. Per cominciare vi voglio fornire un indizio. Voi sapete a chi è intitolata la nostra scuola, vero?”
Silenzio.
“Come, non lo sapete? Eppure tutti i giorni, quando entrate a scuola, passate sotto quella grossa targa. Quando andate in un negozio non la guardate l’insegna?”
“No, io guardo la vetrina” dice Sebastiano Rotondi, grattandosi il capo rasato.
“Matteo Renzi! La nostra scuola è intitolata a Matteo Renzi!” sbotta Caprotti. “Chi era costui?”
“Un pittore”.
“No!”
“Uno scrittore”.
“No!”
“Un calciatore”.
“Un calciatore? Sarti, non si intitolano scuole ai calciatori!”
“Non è vero, professore” ribatte il ragazzo, risentito. “A Rosario, in Argentina, una scuola elementare è stata intitolata a Lionel Messi”.
“Davvero? E tu come lo sai?”
“M’interesso di sport, professore”.
“Ah! Bravo, è buona cosa coltivare degli interessi”.
“È vero?” bisbiglia Melandri al compagno. “Oppure è una balla?”
“Certo che è una balla!” risponde l’altro. “Chi intitolerebbe mai una scuola al più grande evasore fiscale della storia?”
“Proseguiamo” dice Caprotti. “E fate silenzio. Dunque, stavamo parlando di Matteo Renzi, vale a dire il primo ministro dell’epoca, intesi? Renzi andò al potere subito dopo le vicende, se così si può dire, narrate nel film che abbiamo appena visto. Certo, lo fece in maniera un po’ discutibile, il suo fu un vero e proprio colpo di mano, ma subito la sua azione di governo si dimostrò piuttosto innovativa e molto efficace. Purtroppo tutto si rivelò nient’altro che una pura illusione. Le forze del male tramavano nell’ombra. Il nuovo sacco di Roma aveva già avuto inizio - i lanzichenecchi questa volta erano autoctoni - e a nulla servì l’opera di moralizzazione posta in atto dal coraggioso sindaco del tempo. Vi ricordate chi era?”
“De Marino!” urla Luca Giorgini, un ragazzone con un osso di pollo infilato nel lobo dell’orecchio.
“Marino” precisa il professor Caprotti. “Giorgini, cerchiamo di non storpiare il nome di un uomo che è considerato un eroe nazionale. Se avrete la possibilità di passare di fronte al Campidoglio, e ne dubito, osservate il busto che è stato collocato sulla piazza. Si tratta proprio del grande sindaco Marino”.
“Io l’ho visto quel busto, quando ero piccolo, ed è brutto da far schifo! Mi metteva paura.”
“Luchetti smettila, per favore. Un po’ di rispetto!”
“In ogni caso, di quell’epoca, è rimasta qualche significativa testimonianza” riprende il professor Caprotti. “I monumenti, per esempio. Sapete ricordarne qualcuno?”
“Il Nuovissimo Stadio Olimpico!” esclama Sarti.
“Ah! Dimenticavo il nostro esperto di sport. È vero. Il nuovo stadio fu costruito in previsione delle Olimpiadi del 2024. Si tratta di un’opera faraonica. Pensate, dispone di quattrocentomila posti!”
“Ma adesso viene usato come discarica a cielo aperto” dice Lucia Flavi, mostrando i suoi luccicanti piercing sulla lingua.
“Purtroppo sì, tuttavia dall’esterno si rivela comunque un’opera architettonica incredibile. Altri esempi?”
“Il Colosseo!” dice Emilio Ghezzi, appena risvegliatosi da un lungo sonno.
“Ma va’! Non stiamo parlando della Roma antica. Ghezzi, cerca di prestare più attenzione. E poi il Colosseo non c’è più”.
“L’Arena Andreotti”. Ancora Sarti.
“Bravo Sarti. Anche questo imponente impianto fu edificato in occasione delle Olimpiadi. Matteo Renzi riuscì a convincere il Comitato Olimpico Internazionale a introdurre per quella volta nel programma delle gare il combattimento tra gladiatori. Qualcosa a cui non si assisteva da molto tempo. Ricordo che quella disciplina ebbe un grande successo”.
“Però vinse un ucraino.”
“Come dici Sarti?”
“Ho detto che la gara fu vinta da un ucraino, Aleksey Pavlychko, che sconfisse nella finale il gladiatore giapponese Nakamura. La grande speranza azzurra, Nando Onofri detto Maciste, si fermò in semifinale. Si trattò di una decisione arbitrale molto discussa quella che…”
“Basta così, Sarti. È inutile addentrarci in particolari tecnici che potrebbero risultare troppo complicati per i tuoi compagni. E anche per me. In ogni caso mi complimento per la tua preparazione in storia dello sport. Se fosse del medesimo livello nelle materie scolastiche saresti considerato un genio.”
“Grazie, professore.”
“Tra i monumenti di rilievo mi permetto di aggiungere il grande Centro Commerciale Aldo Moro, a Tor Vergata. Pensate, più di centomila metri quadrati di negozi, cinema, discoteche, teatri e tante altre cose. Un vero capolavoro.”
“Mi hanno detto che adesso è tutto vuoto e pieno di ratti più grossi dei gatti” dice Annabella Viviani, una ragazzina con le sopracciglia depilate e i capelli azzurri.
“Eh? Può essere, può essere…” mormora il professor Caprotti, pensieroso.
Il suono improvviso della campanella scatena il caos. Tutti gli studenti si alzano in piedi, si agitano, urlano.
“Ragazzi, dove credete di andare?” strepita Caprotti cercando di farsi sentire. “Tanto lo sapete che non potete uscire finché non arriverà la scorta a prelevarci. Nell’attesa, se volete, possiamo riguardare un pezzetto di film. Non avete voglia di rimirare ancora una volta la grande bellezza della Roma di un tempo?”
“Nooooo!”

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