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sabato 23 febbraio 2013

ULTIMO APPELLO



Ci siamo, finalmente il momento del voto è arrivato. Ieri è terminata la campagna elettorale, ed ora è il tempo della riflessione conclusiva prima della scelta per chi è ancora indeciso, e della determinazione finale per chi non ha mai avuto dubbi.
Nella tormentata storia del nostro Paese poche consultazioni elettorali sono state importanti come quella di domenica e lunedì. È in gioco la tenuta del sistema democratico, il futuro stesso della nazione.
La campagna elettorale, pur breve, è stata intensa e aspra. Proprio come ci si aspettava. I diversi candidati in lizza, per ragioni opposte e non sempre condivisibili, hanno rifiutato ogni confronto diretto, preferendo invece ripetere fino alla nausea i loro programmi, le loro intenzioni, le loro promesse, i loro triti slogan.
Adesso, in ogni caso, tutti tacciono e la parola spetta agli elettori. Ai cittadini, a tutti noi.
Occorre essere consapevoli del fatto che ci troviamo in una situazione di emergenza. Di fronte a tale contingenza è necessario conservare i nervi saldi e la mente sgombra. Ricorrere alla razionalità e al buon senso.
In primo luogo occorre discriminare. Non è assolutamente vero che tutti i partiti e i politici siano uguali. Questo è ciò che vorrebbe far credere chi punta alla disgregazione e al disfacimento, chi ritiene di poter trarre vantaggi dalla confusione e dal caos. Eventi possibili e probabili ma, a questo punto, ancora evitabili. Prima che sia troppo tardi.
L’offerta politica, stavolta come non mai, è piuttosto varia, e ciò contribuisce ancora di più a far aumentare il disorientamento tra gli elettori.
Abbiamo: ex comici urlatori e populisti, vecchi satiri imbolsiti, secessionisti non più duri e puri, economisti di rilievo trasformati in comuni politici, i soliti quattro gatti fascisti, qualche bigotto baciapile, giustizialisti superficiali e idealisti, liberali bugiardi. E il solito centro-sinistra, che forse nel Paese questa volta è maggioranza, seppure relativa. Che forse, ancora una volta, non brillerà nella sua eventuale azione di governo. Che potrebbe ridiventare litigioso, ma forse anche no. Che di sicuro, comunque, non porterà l’Italia allo sfascio. Che, a differenza di tutti gli altri, appare sì un po’ grigio ma normale. Ecco, probabilmente è proprio di questo che abbiamo bisogno: di un ritorno alla normalità.    

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