Ci siamo, finalmente il
momento del voto è arrivato. Ieri è terminata la campagna elettorale, ed ora è
il tempo della riflessione conclusiva prima della scelta per chi è ancora
indeciso, e della determinazione finale per chi non ha mai avuto dubbi.
Nella tormentata storia
del nostro Paese poche consultazioni elettorali sono state importanti come
quella di domenica e lunedì. È in gioco la tenuta del sistema democratico, il
futuro stesso della nazione.
La campagna elettorale,
pur breve, è stata intensa e aspra. Proprio come ci si aspettava. I diversi
candidati in lizza, per ragioni opposte e non sempre condivisibili, hanno rifiutato
ogni confronto diretto, preferendo invece ripetere fino alla nausea i loro
programmi, le loro intenzioni, le loro promesse, i loro triti slogan.
Adesso, in ogni caso,
tutti tacciono e la parola spetta agli elettori. Ai cittadini, a tutti noi.
Occorre essere
consapevoli del fatto che ci troviamo in una situazione di emergenza. Di fronte
a tale contingenza è necessario conservare i nervi saldi e la mente sgombra.
Ricorrere alla razionalità e al buon senso.
In primo luogo occorre
discriminare. Non è assolutamente vero che tutti i partiti e i politici siano
uguali. Questo è ciò che vorrebbe far credere chi punta alla disgregazione e al
disfacimento, chi ritiene di poter trarre vantaggi dalla confusione e dal caos. Eventi possibili e probabili ma, a questo punto, ancora evitabili. Prima che sia
troppo tardi.
L’offerta politica,
stavolta come non mai, è piuttosto varia, e ciò contribuisce ancora di più a
far aumentare il disorientamento tra gli elettori.
Abbiamo: ex comici
urlatori e populisti, vecchi satiri imbolsiti, secessionisti non più duri e
puri, economisti di rilievo trasformati in comuni politici, i soliti quattro
gatti fascisti, qualche bigotto baciapile, giustizialisti superficiali e
idealisti, liberali bugiardi. E il solito centro-sinistra, che forse nel Paese
questa volta è maggioranza, seppure relativa. Che forse, ancora una volta, non
brillerà nella sua eventuale azione di governo. Che potrebbe ridiventare
litigioso, ma forse anche no. Che di sicuro, comunque, non porterà l’Italia
allo sfascio. Che, a differenza di tutti gli altri, appare sì un po’ grigio ma
normale. Ecco, probabilmente è proprio di questo che abbiamo bisogno: di un
ritorno alla normalità.
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