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martedì 22 ottobre 2024

LEGITTIMA MENZOGNA (Prima parte)


Non avrei mai immaginato di ritrovarmi in una situazione simile. Non fino a qualche tempo fa, almeno. Eppure l’incubo, quella visione angosciosa che, presto o tardi, opprime l’esistenza di ogni politico, si è materializzato. E adesso sono in questo luogo lugubre, l’aula di un tribunale, ad assistere impotente alla mia lapidazione. Sono alla sbarra, e contro la mia persona gravano accuse che, alla luce di ciò che si è verificato nei mesi scorsi, appaiono infamanti. Biasimi gravi, in grado di offuscare la mia intera carriera di apprezzato uomo delle istituzioni e, come se questo non bastasse, la mia stessa personale onorabilità.

Lo ammetto, non ritengo di essere del tutto esente da colpe e da responsabilità. In ogni caso, nel corso della mia attività come nella vita di tutti i giorni, ho sempre agito secondo i principi ai quali mi ispiro, fondati innanzitutto sulla praticità e sulla estrema concretezza delle azioni. Presupposti dai quali sono sempre derivati stima e rispetto da parte dei cittadini, nonché ammirazione incondizionata da parte dei miei familiari.

In realtà l’unica cosa che davvero mi rimprovero, e che mi rende tormentato e insofferente, è di essere stato io stesso causa della mia attuale sventura. La mia ottusità è stata tale da spingermi a essere addirittura il principale sostenitore della nuova legge, quella che sanziona penalmente la menzogna. Così, ne sono stato anche la prima vittima eccellente.

Chi è il politico che, nel suo operato, non ha mai omesso informazioni ai cittadini? Esiste un uomo di governo che, gravato dai suoi pesanti incarichi, non ha mai fatto promesse che non era in grado di mantenere o, ed è stato proprio questo che mi ha incastrato, ha mentito a fin di bene ai suoi elettori?

Ciò che più mi angustia, tuttavia, è il pensiero di non essere riuscito, per la prima volta nella mia ventennale attività politica, a interpretare l’umore dei cittadini. Sostenendo senza riserve la famigerata legge, credevo invece di esserci riuscito anche questa volta. Ero convinto, a ogni modo, che quelle norme non sarebbero mai state applicate nella loro tremenda severità, che pure quella sarebbe stata una delle tante leggi di facciata, approvata con il solo scopo di attenuare, o meglio ancora far scomparire, il risentimento di chi si riteneva ingannato e oltraggiato dalla condotta dei propri governanti. È stato quello il mio errore fatale: l’avere sottovalutato il punto a cui era arrivata la fame di giustizia da parte del popolo. Un popolo che, all’improvviso, decide di non concedere più sconti, che stabilisce dall’oggi al domani che il credito concesso ai politici non è più illimitato.

Il mio riconosciuto istinto politico mi ha tradito e non riesco a farmene una ragione. L’inevitabile conseguenza è che tutto il mio mondo è crollato. Un qualcosa di solido che di colpo si sgretola e si frantuma in mille pezzi. Da questo scaturiscono il mio abbattimento e la mia depressione, condizioni dalle quali non riesco a uscire, in aggiunta alla tremenda consapevolezza che l’ultimo atto non è ancora stato scritto. Lo sarà tra poco, quando il collegio giudicante avrà stabilito le sue punitive risoluzioni.

Subito dopo l’approvazione della legge, con mio grande stupore, le denunce nei miei confronti sono arrivate a centinaia. Tutte accuse presentate da semplici cittadini, tra di loro di sicuro anche miei fedeli sostenitori, che non vedevano l’ora di avere la loro agognata vendetta.

Mi chiedo dove erano prima, tutti questi implacabili accusatori e falsi moralizzatori. La risposta è semplice: erano impegnati a godere dei favori di qualche politico, erano occupati a diffondere le loro menzogne o, al più, a ignorarle volutamente perché da ciò ne sarebbe comunque derivato un beneficio.

 

                                                  (continua)

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