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martedì 15 ottobre 2024

CON LE BUONE O CON LE CATTIVE (Seconda e ultima parte)

 

Il commissariato è proprio uno schifo di posto. I muri sono scrostati, ovunque c’è sporcizia, sento pure odore di fogna. Per non parlare dei tipi che, come me, attendono il proprio turno per parlare con qualcuno. A quello imprigionato da giacca e cravatta e tutto sudato di sicuro hanno fottuto il suv, tanto è agitato. La ragazza seduta nell’angolo, con quella gonna così corta, è certamente una puttana. E la vecchietta accanto a me, con le gambe gonfie, si sarà fatta fregare il portafogli sul bus.

Non riesco a capire perché mi abbiano convocato. Mica sono un delinquente. Io lavoro, non vado in giro a spacciare merda o a rapinare banche. Ho dovuto anche prendere un permesso per essere qui, puntuale come mi è stato raccomandato.

"Venga, signor Lauri".

Il poliziotto sbarbatello mi introduce in un minuscolo ufficio ingombro di scartoffie. C’è tanfo di fumo. Alzo gli occhi e quasi mi sganascio dal ridere. Quello seduto dietro alla scrivania è uguale sputato al commissario Basettoni. Le chiazze di sudore sotto le sue ascelle sono spettacolari.

"Si sieda, signor Lauri" mi fa con voce cavernosa. "Sono il sovrintendente Parrella" aggiunge.

Lo affronto subito. "Mi scusi, sovrintendente, ma non riesco a capire per quale ragione…"

"Signor Lauri, lei è nei guai" mi interrompe lo sbirro. Ammutolisco. "Vede, nei suoi confronti è stata inoltrata una specie di denuncia" mi spiega.

"Eh?"

"Mi lasci finire. In realtà non si tratta di una vera e propria denuncia, bensì di una richiesta di ammonimento".

"Ammonizione? Mica stiamo giocando a calcio".

L’altro fa una faccia brutta. Per un attimo riesce a intimidirmi. "Guardi che non è proprio il caso di scherzare, signor Lauri. Prima le ho detto che lei si trova nei guai e adesso glielo ribadisco. Conosce la nuova normativa riguardo le molestie persecutorie?"

"No" rispondo. Non è del tutto vero, ma il mio sesto senso mi consiglia di apparire ignorante di fronte a questo energumeno.

"La richiesta di ammonimento è stata presentata da sua moglie".

"Mia moglie?"

Picchia il pugno sul tavolo. Cazzo, che spavento.

"Stia zitto, signor Lauri, e mi lasci finire. Il questore ha esaminato l’istanza e ha deciso di accoglierla, dal momento che sua moglie, a supporto della stessa, ha prodotto una grande quantità di validi elementi".

"Quindi?" Provo fastidio per la mia voce pigolante. Non mi sono ancora del tutto ripreso, anche se in fondo temevo qualcosa del genere.

"Quindi se lei reitererà le sue azioni persecutorie, minacciose e intimidatorie, interverremo d’ufficio, senza che sia necessario un ulteriore esposto. In questi casi è previsto l’arresto, signor Lauri, è bene che se ne renda conto".

Mi produco in un’espressione stupita, che mi viene abbastanza bene. "Ma io non ho fatto nulla" dico allargando le braccia. "Sto pure andando dallo psicologo".

L’altro sbuffa, infastidito. Poi inarca un sopracciglio cespuglioso e sogghigna, da vera carogna. "Lei non deve più avere alcun tipo di contatto con sua moglie. Questo, per ora, è un semplice invito a rispettare la legge. Se però persisterà nel suo scriteriato comportamento…"

"Sarò ancora più nei guai" dico interrompendo Basettoni con soddisfazione.

Mi aspetto un’altra mazzata sul tavolo, invece il poliziotto mi porge dei fogli che devo firmare. Scarabocchio, ne prendo una copia e mi alzo.

"Sì, se ne vada, signor Lauri. Spero di non vederla più".

I rami degli alberi che mi circondano sono cosparsi da minuscole e tenere foglie di un bel verde brillante. Piego il giornale e lo infilo nella tasca della giacca. Da troppo tempo sono seduto su questa panchina, tanto che il culo mi si è appiattito. Sono stanco di aspettare e nauseato dalle troppe sigarette. Guardo l’orologio, valuto che ho ancora qualche minuto prima che lei esca. Allora estraggo il cellulare e inizio a digitare un messaggio. Dopo avere composto, con la solita fatica, alcune stentate parole, rinuncio. No, di messaggi ne ho mandati molti, ma non ho mai avuto alcuna risposta. E la stessa sorte è toccata alle mail che ho inviato. Tempo sprecato. In realtà le devo parlare di nuovo a tu per tu, la devo guardare negli occhi. Non importa se, come le altre volte, alla fine dell’incontro quegli occhi saranno sbarrati per la paura. Mi alzo, determinato, e mi avvio. Giunto in prossimità dello stabile dove lei lavora, la vedo affacciarsi al portone. Guarda prima da una parte, poi dall’altra, infine attraversa la strada con passo incerto. Ha il volto teso, e ovviamente è vestita come una gran zoccola. Non mi stupisco, perché quando gli uomini non hanno la possibilità di esercitare un minimo di controllo su di loro, certe donne vanno subito alla deriva. Ma adesso la fermerò e la costringerò a parlarmi. La convincerò a tornare con me. Sì, perché lei deve tornare con me. Le conviene farlo. E lo farà, con le buone o con le cattive.

                                                                                                                (FINE)

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