Viveva in quella casa
da tanti anni. Da sempre. Il lento declino dell'edificio era iniziato quando
erano venuti a mancare i suoi genitori. Prima, tutto era più ordinato, più
pulito. Erano rimasti soli, lui e sua sorella Domenica. Nessuno dei due aveva
mai avuto la forza di fare qualcosa, di reagire a quella progressiva condizione
di degrado. In quel momento la sorella non c'era. Era uscita, e di sicuro con
il panettiere. Quel vecchio! Passava con la sua macchina quasi tutti i giorni.
Si fermava, suonava il clacson ma non scendeva mai. E sua sorella prontamente
accorreva. I due se ne andavano via insieme. I suoi amici, al bar, gli dicevano
che il panettiere se la scopava. A questo, lui non sapeva che cosa ribattere. E
allora si metteva a ridere. Una risata prolungata e agghiacciante, che metteva
bene in risalto gli incisivi mancanti. A quel punto anche gli amici ridevano, e
subito dopo recitavano in coro una specie di poesia. Lui riprendeva a ridere di
gusto, ma in realtà era molto triste.
"Porcaccione di un panettiere, la Domenica
lascia stare, porcaccione porcaccionaccio, fai dormire il tuo uccellaccio!"
Domenica non poteva di
certo essere definita una bella donna. Magra, pelle smorta, del tutto piatta. I
capelli, neri e spessi, pettinati con la riga in mezzo. A volte li raccoglieva
in due trecce, come faceva da bambina. Si vestiva in maniera trasandata. Anche
sotto era nera, lui l'aveva vista. Un giorno, senza pensarci, era entrato
all'improvviso in bagno. E lei era lì. In piedi, completamente nuda. Nessuno
dei due aveva parlato. Lui era uscito in fretta, colmo di vergogna. Prima di
allora non aveva mai visto nessun'altra donna nuda. Al bar si parlava sempre di
donne. Cioè, gli altri parlavano, lui si limitava ad ascoltare. Ogni tanto gli
chiedevano di ridere, a comando, e lui eseguiva. In ogni caso gli sarebbe
piaciuto andare con una donna. Non tante volte, come facevano o dicevano di
fare i suoi amici, ma una volta sola. Questo perché pensava che vi fossero cose
che occorre fare una volta sola. Le vacche devono essere munte tutti i giorni,
l'erba deve essere falciata tre volte l'anno. Invece scopare va bene una volta
sola, tanto per vedere com'è. Poi è sempre uguale. Non come faceva sua sorella,
che invece scopava tutti i santi giorni! Però, per andare con le donne normali,
bisognava prima fare altre cose. Parlare, andare al cinema, invitarle a cena. E
lui non aveva voglia di fare tutte quelle cose lì. Non ne era capace, non aveva
pazienza. Per fortuna c'erano le puttane. Lungo la provinciale, poco prima del
ponte, ne vedeva sempre una. Proprio vicino al boschetto, seduta su un bidone
rovesciato. In inverno la donna accendeva un fuoco per riscaldarsi. Era
vecchia, ma aveva i capelli lunghi e biondi. Lui le passava accanto,
lentamente, con il motocarro. La guardava, con un ghigno dipinto sul volto,
quindi proseguiva. Dopo un po' tornava indietro, si avvicinava di nuovo e,
all'improvviso, accelerava e si allontanava. Nel taschino della camicia teneva
sempre i soldi pronti, ma non li aveva mai usati. Finché rimaneva sul motocarro
si sentiva al sicuro da tutto. I suoi amici, al bar, gli avevano addirittura
fatto credere che una volta era riuscito a impennare il motocarro. Forse era
vero, forse no. Non ricordava bene perché quel giorno aveva bevuto parecchio.
Ne era comunque derivata una specie di leggenda, che veniva raccontata e poi
raccontata di nuovo, e lui ne era molto orgoglioso.
Si alzò. Aveva sete,
tanta sete. Tornò in cucina, prese il bottiglione e iniziò a bere. Poi si
ricordò di avere ancora una buona bottiglia di grappa, di quella fatta in casa.
Prese anche quella e ritornò a letto. Continuò a bere: alternava vino, per
dissetarsi, e grappa. All'improvviso crollò e si addormentò, fradicio di
sudore. Durante la notte ebbe incubi terribili. E freddo, poi caldo e poi
ancora freddo. Era ormai mattino quando si svegliò. Doveva alzarsi per andare
al lavoro. Faceva l'operaio in una fabbrica di stampaggio metalli, mai una sola
assenza in tanti anni. Si infilò gli scarponi, si passò un po' d'acqua sul
viso. Chissà se sua sorella era finalmente rientrata. E chissà quando! Se ne
fregò e uscì in cortile. Prima di salire sul motocarro diresse lo sguardo
stanco verso la montagna di rottami. Lo faceva sempre, ogni mattina. Quella montagna
era il suo tesoro.
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