Le luci della piccola
sala di proiezione si accesero. L'uomo grasso seduto in prima fila soffiò fuori
un po' d'aria, e non dalla bocca. Poi, stavolta dalla cavità orale, emise un
lungo sospiro simile a un lamento.
Fred Bull, il famoso
produttore cinematografico, infine si strofinò gli occhi, sotto ai quali aveva
due borse grandi come valigie. Si pizzicò più volte le guance da mastino e poi,
con fatica, si alzò dalla poltroncina. Fece un segno ai tre tizi che erano con
lui.
"Andiamo in sala
riunioni!" tuonò. Questi si alzarono a loro volta e lo seguirono. Il
quartetto camminò a lungo nei corridoi deserti della casa di produzione. Erano
le due di notte. Prima di entrare nella sala riunioni John Long, il produttore
esecutivo, si avvicinò al suo capo.
"Non male il film,
vero?" gli bisbigliò all'orecchio. Fred Bull si bloccò all'istante.
"John, tu stai
fuori" disse.
"Come?"
"Tu non
parteciperai alla riunione. Vattene e non farti rivedere per almeno una
settimana".
"Ma..."
"Fila, ho
detto!" urlò Fred Bull. L'altro, seppure a malincuore, ubbidì.
I tre, orfani dello
sconsolato John Long, presero posto attorno all'enorme tavolo.
Fred Bull colpì il
piano di cristallo con una gran manata. Poi imprecò.
"Questo film è una
cagata pazzesca!" urlò.
"Questa l'ho già
sentita" disse Humprey, il suo segretario personale.
"Zitto! Vuoi fare
la fine di John?"
All'altro capo del
tavolo il regista, Lars Lindgren, pur essendo svedese e quindi di carnagione
chiara, impallidì.
"Tu! Guarda che
non c'è niente da ridere!" lo rimbrottò Fred Bull.
"Ma io non stavo
ridendo, signor Bull".
"Si può sapere che
cosa hai fatto ai capelli?" continuò il produttore.
"I capelli?
Niente, perché?"
"Non vedi? Sono
gialli, sembrano paglia".
"Io sono svedese e
sono biondo" rispose il regista, stupito e un po' allarmato.
"Bah! Non tutti
gli svedesi sono biondi. Sarebbe come dire che tutti gli africani sono
neri".
"In
effetti..." tentò di intervenire Humprey.
"Ti ho detto di
stare zitto!" Altra manata sul tavolo, che rischiava di frantumarsi da un
momento all'altro.
"Adesso parlo io,
e voi mi state a sentire senza aprire quei cessi di bocche! Capito? Mi hanno
detto: tu fai soltanto film commerciali, tu pensi solo a tirare su soldi, tu
non sai cos'è il vero cinema, quello d'autore, sarai ricco sfondato ma rimarrai
sempre un produttore di secondo piano. Io, da perfetto imbecille, alla fine ho
dato retta a quei cialtroni invidiosi e ho deciso di fare un film serio,
impegnato. Ho investito un sacco di grana, ho preso uno dei migliori registi
sulla piazza, ho scritturato gli attori più bravi e più avidi, ho dato carta
bianca a tutti e alla fine mi ritrovo con la merda che ho appena visto".
"Mi permetto di
dissentire dal suo giudizio, signor Bull" intervenne timidamente Kindgren.
"Non me ne importa
un cazzo delle tue obiezioni! Il film fa schifo! Ma lo hai visto?"
"L'ho diretto io,
signor Bull" pigolò il regista, ma il produttore era sempre più
infervorato.
"La prima scena!
Dura più di venti minuti! Che cosa vediamo? Un uomo che cammina per la città.
Basta. Non succede nulla, e non viene pronunciata neppure una parola!"
"Quell'uomo, il
protagonista, cammina e pensa, pensa e cammina, ed esprime in tal modo tutta la
sua inquietudine, tutto il suo disagio esistenziale" disse il regista, che
aveva assunto un'espressione indignata.
"Io a quel tipo,
l'attore, ho dato un sacco di soldi. E tu, coglione nordico, che cosa fai? Per
più di venti minuti inquadri soltanto le sue scarpe. Scarpe del cazzo, tra
l'altro".
"L'ho fatto per
mettere in risalto lo stretto legame che c'è tra quell'uomo tormentato e la sua
città".
"Ma vai a fare in
culo! Guarda che non ti ho ancora pagato, brutto stronzo, e da me rischi di non
prendere nemmeno un centesimo!"
"Signor Bull,
siamo uniti da un contratto..." tentò di dire Lindgren.
"Ah! Il contratto!
Sai che cosa faccio del tuo contratto?"
"Lo
straccia?" domandò Humprey.
"Taci tu,
deficiente! Io prendo quel contratto, lo arrotolo, te lo ficco in quella bocca
ghiacciata e te lo faccio uscire da un orifizio meno nobile. E devo pure fare
tale operazione prestando una grande attenzione, perché è molto facile, nel tuo
caso, confondere un buco con un altro. E tu che cosa puoi fare dopo
l'impalamento contrattuale? Ti metti un avvocato, certo. E sai quanti ne
metterò io? Cento! Rimarrai in mutande, ti fotterò pure quella statuetta che
hai vinto dieci anni fa! Come si intitolava quel film del cazzo, tra l'altro?"
Il povero regista
rimase muto. Al suo posto rispose Humprey, il segretario.
"Intimità" disse.
"Bel titolo del
cazzo. E chissà che puttanata di film. Per fortuna non l'ho mai visto"
disse Bull.
"Lei mi aveva dato
carta bianca" riuscì infine a dire Lindgren, la voce ridotta a un pigolìo.
"Per fare un gran
film, non per fare stronzate svedesi!"
Fred Bull era sudato
fradicio. Prima di proseguire, riprese fiato un attimo.
"Chi ha visto il
film finora? Qualche critico?"
"Nessuno"
disse Humprey. "A parte noi tre, e John".
"E il
trailer?" domandò ancora il produttore.
"Nessuno".
"Bene, per tentare
di raddrizzare la baracca punteremo su quello. Faremo un falso trailer"
disse Bull.
"Un falso trailer?
Non è possibile! Non possiamo ingannare il pubblico" disse Lindgen.
Bull non gli badò. Si
rivolse al suo segretario.
"Il trailer non è
altro che la presentazione del film. Nessuno ha mai stabilito che debba per
forza contenere scene tratte dal film stesso. E comunque una scena la
utilizzeremo, quella del litigio".
"Ma dura soltanto
trenta secondi!" disse Humprey.
"Non importa, la
allungheremo. In questo modo: dopo il battibecco l'uomo con l'impermeabile si
allontana, giusto?"
"Sì, è così".
"A quel punto il protagonista,
invece di rimanere immobile come uno stoccafisso del mare del Nord, estrarrà
una pistola e gli sparerà alla schiena. Almeno quattro colpi, direi".
"No!" implorò
Lindgren.
"E invece sì"
ribadì Bull con un ghigno.
"Ma come faremo a
girare la scena?" intervenne il segretario. "Ormai tutti gli attori
sono impegnati in altre produzioni in ogni parte del mondo".
"Quelle
sanguisughe non le voglio più vedere. Andate per strada, prendete i primi
vagabondi che incontrate, oppure dei barboni, date loro qualcosa da mangiare e
gli fate girare la scena. Tanto nella scena entrambi gli attori sono di spalle.
E poi ci vuole un bell'inseguimento con
incidente finale."
"Ma..."
"Raccattate un
paio di stuntman, quelli che girano sempre a vuoto negli studi, gli pagate due
puttane da quattro soldi, poi vi procurate due rottami di macchine e girate la
scena. Intesi?"
"Signor
Bull..." tentò di dire il Lindgren. Bull lo zittì con uno sguardo di
fuoco.
"Ultima cosa"
riprese il produttore. "La musica. Chi ha scritto la musica del film?"
"Yukyo Yakamoto,
il famoso compositore giapponese" disse Humprey.
"Dite al muso
giallo che la sua musica fa cagare, e nel trailer inserite qualcosa di più
allegro. Che so... una marcetta, per esempio. Avete tre giorni di tempo per
fare tutto. Non di più".
Lars Lindgren, il grande
regista svedese premio Oscar, iniziò a piangere.
"Ma il pubblico
non si sentirà preso in giro?" domandò il segretario.
Fred Bull lo guardò,
divertito.
"E a noi che ce
ne fotte?" disse.
Nessun commento:
Posta un commento