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sabato 4 febbraio 2017

IL TRAILER



Le luci della piccola sala di proiezione si accesero. L'uomo grasso seduto in prima fila soffiò fuori un po' d'aria, e non dalla bocca. Poi, stavolta dalla cavità orale, emise un lungo sospiro simile a un lamento.
Fred Bull, il famoso produttore cinematografico, infine si strofinò gli occhi, sotto ai quali aveva due borse grandi come valigie. Si pizzicò più volte le guance da mastino e poi, con fatica, si alzò dalla poltroncina. Fece un segno ai tre tizi che erano con lui.
"Andiamo in sala riunioni!" tuonò. Questi si alzarono a loro volta e lo seguirono. Il quartetto camminò a lungo nei corridoi deserti della casa di produzione. Erano le due di notte. Prima di entrare nella sala riunioni John Long, il produttore esecutivo, si avvicinò al suo capo.
"Non male il film, vero?" gli bisbigliò all'orecchio. Fred Bull si bloccò all'istante.
"John, tu stai fuori" disse.
"Come?"
"Tu non parteciperai alla riunione. Vattene e non farti rivedere per almeno una settimana".
"Ma..."
"Fila, ho detto!" urlò Fred Bull. L'altro, seppure a malincuore, ubbidì.
I tre, orfani dello sconsolato John Long, presero posto attorno all'enorme tavolo.
Fred Bull colpì il piano di cristallo con una gran manata. Poi imprecò.
"Questo film è una cagata pazzesca!" urlò.
"Questa l'ho già sentita" disse Humprey, il suo segretario personale.
"Zitto! Vuoi fare la fine di John?"
All'altro capo del tavolo il regista, Lars Lindgren, pur essendo svedese e quindi di carnagione chiara, impallidì.
"Tu! Guarda che non c'è niente da ridere!" lo rimbrottò Fred Bull.
"Ma io non stavo ridendo, signor Bull".
"Si può sapere che cosa hai fatto ai capelli?" continuò il produttore.
"I capelli? Niente, perché?"
"Non vedi? Sono gialli, sembrano paglia".
"Io sono svedese e sono biondo" rispose il regista, stupito e un po' allarmato.
"Bah! Non tutti gli svedesi sono biondi. Sarebbe come dire che tutti gli africani sono neri".
"In effetti..." tentò di intervenire Humprey.
"Ti ho detto di stare zitto!" Altra manata sul tavolo, che rischiava di frantumarsi da un momento all'altro.
"Adesso parlo io, e voi mi state a sentire senza aprire quei cessi di bocche! Capito? Mi hanno detto: tu fai soltanto film commerciali, tu pensi solo a tirare su soldi, tu non sai cos'è il vero cinema, quello d'autore, sarai ricco sfondato ma rimarrai sempre un produttore di secondo piano. Io, da perfetto imbecille, alla fine ho dato retta a quei cialtroni invidiosi e ho deciso di fare un film serio, impegnato. Ho investito un sacco di grana, ho preso uno dei migliori registi sulla piazza, ho scritturato gli attori più bravi e più avidi, ho dato carta bianca a tutti e alla fine mi ritrovo con la merda che ho appena visto".
"Mi permetto di dissentire dal suo giudizio, signor Bull" intervenne timidamente Kindgren.
"Non me ne importa un cazzo delle tue obiezioni! Il film fa schifo! Ma lo hai visto?"
"L'ho diretto io, signor Bull" pigolò il regista, ma il produttore era sempre più infervorato.
"La prima scena! Dura più di venti minuti! Che cosa vediamo? Un uomo che cammina per la città. Basta. Non succede nulla, e non viene pronunciata neppure una parola!"
"Quell'uomo, il protagonista, cammina e pensa, pensa e cammina, ed esprime in tal modo tutta la sua inquietudine, tutto il suo disagio esistenziale" disse il regista, che aveva assunto un'espressione indignata.
"Io a quel tipo, l'attore, ho dato un sacco di soldi. E tu, coglione nordico, che cosa fai? Per più di venti minuti inquadri soltanto le sue scarpe. Scarpe del cazzo, tra l'altro".
"L'ho fatto per mettere in risalto lo stretto legame che c'è tra quell'uomo tormentato e la sua città".
"Ma vai a fare in culo! Guarda che non ti ho ancora pagato, brutto stronzo, e da me rischi di non prendere nemmeno un centesimo!"
"Signor Bull, siamo uniti da un contratto..." tentò di dire Lindgren.
"Ah! Il contratto! Sai che cosa faccio del tuo contratto?"
"Lo straccia?" domandò Humprey.
"Taci tu, deficiente! Io prendo quel contratto, lo arrotolo, te lo ficco in quella bocca ghiacciata e te lo faccio uscire da un orifizio meno nobile. E devo pure fare tale operazione prestando una grande attenzione, perché è molto facile, nel tuo caso, confondere un buco con un altro. E tu che cosa puoi fare dopo l'impalamento contrattuale? Ti metti un avvocato, certo. E sai quanti ne metterò io? Cento! Rimarrai in mutande, ti fotterò pure quella statuetta che hai vinto dieci anni fa! Come si intitolava quel film del cazzo, tra l'altro?"
Il povero regista rimase muto. Al suo posto rispose Humprey, il segretario.
"Intimità" disse.
"Bel titolo del cazzo. E chissà che puttanata di film. Per fortuna non l'ho mai visto" disse Bull.
"Lei mi aveva dato carta bianca" riuscì infine a dire Lindgren, la voce ridotta a un pigolìo.
"Per fare un gran film, non per fare stronzate svedesi!"
Fred Bull era sudato fradicio. Prima di proseguire, riprese fiato un attimo.
"Chi ha visto il film finora? Qualche critico?"
"Nessuno" disse Humprey. "A parte noi tre, e John".
"E il trailer?" domandò ancora il produttore.
"Nessuno".
"Bene, per tentare di raddrizzare la baracca punteremo su quello. Faremo un falso trailer" disse Bull.
"Un falso trailer? Non è possibile! Non possiamo ingannare il pubblico" disse Lindgen.
Bull non gli badò. Si rivolse al suo segretario.
"Il trailer non è altro che la presentazione del film. Nessuno ha mai stabilito che debba per forza contenere scene tratte dal film stesso. E comunque una scena la utilizzeremo, quella del litigio".
"Ma dura soltanto trenta secondi!" disse Humprey.
"Non importa, la allungheremo. In questo modo: dopo il battibecco l'uomo con l'impermeabile si allontana, giusto?"
"Sì, è così".
"A quel punto il protagonista, invece di rimanere immobile come uno stoccafisso del mare del Nord, estrarrà una pistola e gli sparerà alla schiena. Almeno quattro colpi, direi".
"No!" implorò Lindgren.
"E invece sì" ribadì Bull con un ghigno.
"Ma come faremo a girare la scena?" intervenne il segretario. "Ormai tutti gli attori sono impegnati in altre produzioni in ogni parte del mondo".
"Quelle sanguisughe non le voglio più vedere. Andate per strada, prendete i primi vagabondi che incontrate, oppure dei barboni, date loro qualcosa da mangiare e gli fate girare la scena. Tanto nella scena entrambi gli attori sono di spalle. E  poi ci vuole un bell'inseguimento con incidente finale."
"Ma..."
"Raccattate un paio di stuntman, quelli che girano sempre a vuoto negli studi, gli pagate due puttane da quattro soldi, poi vi procurate due rottami di macchine e girate la scena. Intesi?"
"Signor Bull..." tentò di dire il Lindgren. Bull lo zittì con uno sguardo di fuoco.
"Ultima cosa" riprese il produttore. "La musica. Chi ha scritto la musica del film?"
"Yukyo Yakamoto, il famoso compositore giapponese" disse Humprey.
"Dite al muso giallo che la sua musica fa cagare, e nel trailer inserite qualcosa di più allegro. Che so... una marcetta, per esempio. Avete tre giorni di tempo per fare tutto. Non di più".
Lars Lindgren, il grande regista svedese premio Oscar, iniziò a piangere.
"Ma il pubblico non si sentirà preso in giro?" domandò il segretario.
Fred Bull lo guardò, divertito.
"E a noi che ce ne fotte?" disse.

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