"Patata
bollente", questo il titolo del quotidiano Libero riferito alla sindaca di Roma Virginia Raggi e alle sue
vicende politiche e soprattutto personali. Un titolo che ha fatto ribollire di
indignazione l'intera opinione pubblica, per le sue esplicite implicazioni
sessiste, e che ha avuto come immediata conseguenza molteplici attestazioni di
solidarietà rivolte alla sindaca capitolina da parte di rappresentanti delle
istituzioni e da tutti gli esponenti del mondo politico, amici o avversari del
Movimento Cinque Stelle.
Allo stesso tempo il
deplorevole episodio ha consentito a Beppe Grillo, ancora una volta di più, di
scagliarsi contro il sistema dell'informazione, già accusato ripetutamente di
nutrire pregiudizi e di tessere complotti contro la sua parte politica, permettendogli
così di non operare alcuna distinzione tra testate serie o da barzelletta quali
il quotidiano diretto da Vittorio Feltri.
Non è di sicuro la
prima volta che Libero ricorre a
titoloni a effetto, giocati su beceri e volgari doppi sensi. Si tratta di un modo
discutibile di fare giornalismo, sempre se di giornalismo ancora si tratti, dove
prevale non l'informazione, quasi del tutto assente, bensì la pura
provocazione.
In ogni caso, anche in
questa occasione, Vittorio Feltri ha dato prova della sua stupidità
giornalistica e del suo scarso acume politico, dal momento che ha finito per
provocare un ulteriore indebolimento della considerazione di cui gode l'informazione.
La sua condotta scellerata ha invece ricompattato il Movimento Cinque Stelle in
un momento, soprattutto a Roma, non troppo felice.
È vero, d'altra parte,
che il doppio senso dipende soprattutto da chi lo legge e lo recepisce. Così
come è inevitabile che Virginia Raggi, sindaca della capitale, non possa
pretendere di sottrarsi all'attenzione della stampa, per il ruolo che ricopre e
per come lo sta interpretando. Dopo sei mesi di governo Roma è nel caos totale.
La Giunta cambia di continuo, ruoli apicali e importanti dell'amministrazione
sono ancora scoperti, l'azione di governo è nulla. Senza dimenticare le
implicazioni giudiziarie legate a nomine poco trasparenti, viziate, ad aumenti
di stipendio clientelari.
In tutto questo
scenario di abbandono politico e soprattutto di inarrestabile degrado di Roma,
stupisce l'assordante silenzio di un soggetto che, più di tutti, dovrebbe
essere interessato e partecipe del destino della città: i cittadini romani.
Rassegnati, storditi e annichiliti dalle torbide vicende alle quali tocca loro
assistere, sembrano incapaci di protestare, di reagire, di far sentire la loro
voce. Un voto, forse un po' avventato, che comunque aveva rappresentato per
loro l'ultima speranza, ha avuto come esito una delusione talmente grande e
inaspettata da renderli muti e sgomenti.
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