Cammino a piedi nudi nell'erba alta e soffice.
Mia madre, quando ero
bambino, mi diceva: "Non parlare mai con gli sconosciuti".
Ero bambino, chi erano
per me gli sconosciuti? Tutti, a parte lei mio padre mia sorella i miei nonni.
Poco per volta,
crescendo, cominciai a frequentare altre persone. La maestra, i miei compagni e
i loro genitori, i bidelli. Ma gli estranei, quelle persone ai quali non potevo
concedere confidenza, che incontravo tutti i giorni sull'autobus per strada nei
negozi in parrocchia rimanevano una moltitudine.
Il prato è molto esteso
e in leggera pendenza. Ai lati è circondato da alti ed esili pioppi le cui cime
ondeggiano al lieve soffio del vento.
Durante l'adolescenza, si
sa, affiora nei giovani un desiderio di scoperta e di ribellione. E fu così anche
per me. Iniziai a rivolgere la parola a perfetti sconosciuti. Non avevo più, di
loro, alcun timore. Mi ero emancipato, a mio modo, contravvenendo a quella
raccomandazione imposizione materna che per tanto tempo mi aveva condizionato.
Scoprii che alcuni di loro, gli sconosciuti, potevano risultare molto
interessanti. Stimolanti.
Mi fermo, scruto
l'orizzonte, sollevo il capo e osservo il cielo, completamente terso. Annuso
l'aria, ne assorbo i profumi.
Quando incontrai quella
perfetta sconosciuta avevo appena iniziato a lavorare. Era trascorso ormai
tanto tempo da quando rifuggivo la presenza di estranei, quelle paure indotte
erano ormai un lontano ricordo. Senza dubbi, senza indugi e senza timori
cominciai a frequentarla. Conoscevo il meccanismo: era sufficiente trascorrere
del tempo insieme a un individuo, condividere attività e passioni e divertimenti,
scambiare riflessioni pensieri ansie convinzioni, per trasformare quella
creatura in qualcosa di noto, di familiare. Con quella ragazza spartii corpo e
sentimenti.
Allargo le braccia e poi
mi lascio cadere sul grasso materasso erboso color smeraldo. I fili spessi mi
solleticano gli occhi, penetrano nella mia bocca e nelle mie narici. Sento
sapore di linfa e di polvere.
Perché lei mi ha detto
quella cosa? Lei, la persona che più al mondo ritenevo di conoscere, più di mia
madre di mio padre di mia sorella e dei nonni che sono morti, ha atteso che
fossi al culmine della felicità e poi mi ha informato di quella cosa che non
riesco ad accettare. Ho deciso, la trasformerò di nuovo in una sconosciuta.
Anzi, per me lo è già.
Mastico un filo d'erba,
ne assaporo il succo. È amaro, molto amaro.
Nessun commento:
Posta un commento