Sandrino era un mio compagno di classe, un bravo ragazzo, molto semplice e un
po' ingenuo. Aveva una testa grande e tonda, incorniciata da una matassa di
capelli ricci, e una voce profonda, quasi da adulto, che stonava con il suo
comportamento infantile. Era figlio di contadini, gente che si spaccava la
schiena nei campi e che tirava avanti grazie a una stalla piena zeppa di
mucche. E proprio le mucche erano la passione di Sandrino. L'unica.
A scuola, o anche quando ci ritrovavamo nel pomeriggio per giocare,
Sandrino parlava solo e sempre di loro. Dei loro muggiti, del latte, delle corna,
dei pascoli. Di solito nessuno lo stava a sentire. Era di una noia mortale,
eppure lui continuava imperterrito con gli stessi discorsi, come se stesse
svelando chissà quali segreti. Ogni tanto riuscivamo a distrarlo con le figurine,
che gli piacevano molto ma che i suoi genitori non gli compravano mai. Bastava
sventolargli davanti un mazzetto e la sua mente si staccava per un attimo dai
bovini.
Anche sullo scuolabus, durante quel lungo giro che faceva su e giù per le
frazioni, Sandrino stava sempre in piedi, appiccicato al finestrino. Non gli
importava nulla delle sberle di Nando, il vecchio pensionato incaricato di
mantenere l'ordine sul mezzo; lui aveva un unico scopo: scorgere una mucca. E
quando, oltre alle mucche, riusciva anche a vedere un toro, impazziva. Cercava
di attirare l'attenzione di tutti - le ragazzine lo guardavano disgustate - poi
indicava con il dito e gridava, con quella sua voce profonda: "Il toro! Il
toro!".
Un pomeriggio, dopo la scuola, eravamo intenti a giocare ai vampiri nei
prati dietro casa mia, quando Sandrino, tutto a un tratto, si è ricordato che
doveva tornare a casa. "È l'ora della mungitura" ha detto. "I miei
hanno bisogno di una mano". Ho provato a trattenerlo ancora un attimo, gli
ho sventolato davanti il mio mazzo di figurine e gli ho detto di sceglierne
cinque in regalo, tanto erano tutte doppie. Sandrino, con la lingua di fuori
per la concentrazione, ha iniziato a sfogliarle, assorto.
Proprio in quel momento, ho sentito un colpo, un tonfo sordo, e un istante
dopo ho visto un toro enorme uscire di corsa dalla cascina Girasole, inseguito
da un cane che abbaiava furiosamente. Sandrino, del tutto immerso nella sua
scelta di figurine, non si è accorto di nulla. Io sono scattato di lato,
terrorizzato, incapace persino di avvisare il mio amico del pericolo imminente.
Il toro, nella sua fuga precipitosa, ha centrato Sandrino sulle terga con
una testata potente, facendolo volare per un paio di metri, poi ha proseguito
la sua corsa. Sono corso a soccorrere il mio amico, che giaceva a terra, con i
pantaloni strappati e il volto pallido. Non ho nemmeno avuto il tempo di
chiedergli come stesse che lui, con un sorriso ebete e una luce folle negli
occhi, ha esclamato, tutto contento: "Hai visto? Il toro! Il toro!".


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