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martedì 2 settembre 2025

ROCKY

Il ceppo scoppietta nel caminetto. La fiamma danza e getta lunghe ombre sulle pareti del mio studio. Mi presento: sono il dottor Finn, medico e biologo, e da anni la mia vita è un tributo silenzioso a un uomo, uno scrittore: H.G. Wells. Non sono soltanto un suo semplice ammiratore, ma un devoto. Ho divorato più e più volte ogni parola che lui ha ha vergato, ma tra tutte le sue opere, L'isola del dottor Moreau risplende per me di una luce particolare, quasi profetica.

Quell'esperimento... la possibilità di plasmare la vita, di elevare le creature al di sopra della loro natura primitiva. È sempre stata una fissazione, un tarlo che mi ha rosicchiato l'anima fin dalla giovinezza. Anno dopo anno, sogno dopo sogno, il sotterraneo della mia casa di campagna si è trasformato. Da umida cantina è diventato un laboratorio, una specie di santuario dedicato alla scienza, dove ho cercato di replicare l'ardire di Moreau. I fallimenti sono stati innumerevoli, cadavere dopo cadavere, delusioni cocenti che avrebbero spento la passione di chiunque altro. A me non è accaduto. Ogni errore è stato un passo verso la verità, da ogni insuccesso ho tratto un insegnamento. E poi, finalmente, i risultati sono arrivati. Dapprima minimi, quasi impercettibili, ma con il tempo sono diventati più concreti, sempre più promettenti.

Proprio adesso, l'ultimo dei miei successi è qui, seduto di fronte a me al tavolo da pranzo: Rocky. Sta mangiando la sua minestra, lentamente, con una compostezza quasi innaturale. Le posate, che gli applico alle zampe quando si sta a tavola, si muovono con una delicatezza sorprendente. La creatura riesce persino a bere dal bicchiere, sorsi faticosi ma riusciti. Rocky non è più un semplice cane. Attraverso il mio processo di umanizzazione, è diventato un cane-uomo. Certo, le sue corde vocali modificate non gli permettono di parlare come gli esseri umani, ma con suoni opportunamente modulati e dopo un addestramento estenuante, siamo in grado di comunicare. Si tratta di dialoghi semplici, ma che rappresentano comunque una forma di interazione. Un miracolo, oserei dire.

Eppure, nonostante tutti gli innegabili progressi, negli ultimi tempi ho notato qualcosa di strano in Rocky. Qualcosa di indefinito, di sfuggente, che non riesco a decifrare. Nulla di vistoso, solo un che di particolare nel suo atteggiamento, e soprattutto nel suo sguardo. Un'ombra, un'inquietudine che mi tormenta.

Mi alzo per controllare il pollo, che sta ancora cuocendo in forno. Rocky, metodico e lento per via dell'utilizzo delle posate, è ancora intento sulla sua minestra. Mentre sono quasi in cucina, un impulso irrefrenabile mi spinge a voltarmi all'improvviso. E lo vedo. Rocky non sta usando il cucchiaio! Sta lappando la minestra. Con la lingua, come un comune animale.

Appena i miei occhi incontrano i suoi, si blocca. Per un istante, un solo breve momento, l'espressione sul suo volto-muso mi sembra beffarda. Un lampo di astuzia, e di consapevolezza, che mi gela il sangue. Poi, con estrema rapidità, l'uomo-bestia riprende a mangiare con il cucchiaio, come se nulla fosse accaduto.

Sono distrutto. Anzi, peggio, annientato. La scoperta è un pugno nello stomaco, una verità amara che mi afferra e mi scuote. Rocky, come i suoi predecessori, sta regredendo. È la fine del sogno, il ritorno all'animalità. Ma questa volta c'è qualcosa di diverso, qualcosa di inquietante.

La regressione non è totale. Lui, a differenza degli altri, sembra aver sviluppato un'astuzia molto umana, quasi malvagia. In parte, dunque, l'esperimento è riuscito. Forse anche troppo. Quel sorriso derisorio, fugace ma indelebile, mi ha trafitto l'anima. E adesso, mentre lo guardo intento a mangiare con finta compostezza, di Rocky ho paura...

 

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