Diego, un uomo di mezza età, un giorno provò un desiderio
inaspettato: quello di imparare a suonare il pianoforte. Si trattava, in
realtà, di un'aspirazione giovanile che pensava ormai sopita, che invece
riemergeva con la quiete dei suoi anni maturi. Cercò con attenzione tra gli
annunci di un quotidiano locale, individuando infine una scuola di musica che
sembrava adatta.
Quando si presentò all'indirizzo indicato, fu accolto da
una giovane donna. Era la sua insegnante designata. Una ragazza sulla trentina,
con lunghi capelli neri e lisci e un fisico slanciato ed elegante.
Le settimane successive videro Diego impegnato, con grande
regolarità, nello studio della teoria musicale e nelle lezioni pratiche. I
progressi al pianoforte erano tuttavia piuttosto modesti. Le sue dita si
muovevano con una certa goffaggine sulla tastiera, anche se la perseveranza non
gli mancava. C'era un'altra ragione, più profonda, che lo spingeva comunque a
continuare: la presenza dell'insegnante. Una sottile infatuazione,
un'attrazione silenziosa, si era fatta strada nel suo animo.
Un pomeriggio, l'insegnante, con un tono che univa
professionalità e un velo di rammarico, lo informò che il suo rapporto con la
scuola sarebbe terminato. Tuttavia, gli offrì una prosecuzione delle lezioni,
se Diego avesse desiderato, presso la sua abitazione.
Lui accettò, spinto da un misto di curiosità e speranza. La
volta dopo, si recò all'indirizzo che gli era stato fornito. L'insegnante lo
ricevette sulla soglia, e lo condusse senza esitazione nella stanza da letto.
Lì, in un angolo, c'era un pianoforte verticale.
"L'appartamento è piccolo, non c'era spazio altrove"
si giustificò lei, con un sorriso appena accennato.
Diego si sentì per un attimo disorientato, quasi turbato.
L'atmosfera intima, imprevista, lo colse di sorpresa. Non poteva ignorare
l'impressione che l'insegnante non fosse del tutto insensibile alla sua
presenza. Il suo abbigliamento, un vestito corto che metteva in risalto le
gambe ben tornite, rafforzava quella sensazione. Eppure, la lezione si svolse
con la consueta dedizione, tra scale e arpeggi, come se nulla fosse mutato.
La lezione successiva accese ancora di più l'eccitazione di
Diego. L'insegnante, anche in quell'occasione, aveva scelto un abbigliamento
seducente: una camicetta leggera, con una scollatura generosa, e senza
reggiseno. Si sedette accanto a lui sullo sgabello, per mostrargli una
particolare diteggiatura. Il contatto fu inevitabile. Diego percepì il calore della
coscia di lei contro la sua, le spalle che si sfioravano, e il profumo delicato
della ragazza. In quel momento, una chiara intuizione si fece strada: era tutta
una manovra, un invito silenzioso, un segnale che lei gli lanciava.
Diego comprese. Era lui, l'uomo, a dover fare la prima mossa,
quella che lei sembrava attendere con smania crescente.
Con decisione, ritirò una mano dalla tastiera e la posò
sulla coscia nuda della ragazza. Lei non reagì, non disse nulla. Si voltò, i
suoi occhi incontrarono quelli di Diego per un istante, un lampo indecifrabile.
Poi, con un movimento fulmineo e violento, chiuse il coperchio della tastiera.
L'altra mano di Diego rimase intrappolata con un tonfo sordo e uno scrocchio
sinistro.
Prima che il dolore lancinante gli facesse perdere i sensi,
un ultimo, amaro pensiero gli attraversò la mente: non era mai stato
particolarmente bravo a interpretare i segnali lanciati dalle donne.


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