Era una di quelle
giornate balorde in cui il lavoro sembrava schiacciarmi sotto il suo peso.
Seduto alla mia scrivania, cercavo di districarmi tra fogli e report vari,
tuttavia ogni tentativo di procedere si scontrava con la complessità del
compito. La mente girava a vuoto, e l’idea di chiedere aiuto a Clelia si faceva
sempre più insistente. Lei era sempre così disponibile, pronta a offrire una
mano quando le cose si facevano difficili. Con un sospiro, afferrai il telefono
e composi il suo numero. Mentre sentivo lo squillo, un pensiero sconvolgente mi
attraversò la mente: Clelia non c’era più! La collega era morta alcuni mesi
prima, eppure, in quel momento, la mia mente si rifiutava di accettare quel
fatto. La chiamata continuava a trillare, il mio cuore batteva forte, il dolore
e l'angoscia per ciò che era accaduto a Clelia tornavano a farsi sentire.
Mentre stavo per riattaccare la voce di Clelia si fece sentire dall’altra
parte. Il mio mondo si fermò. Per un attimo fu tutto buio.
"Pronto?"
disse lei, e io rimasi come paralizzato. Non sapevo che cosa dire, che cosa
rispondere. La mia mente era un caos di emozioni, e il mio cuore si strinse.
"Clelia… sei
tu?" riuscii soltanto a balbettare, attonito e incredulo.
"Ciao"
rispose lei, con quella dolcezza che ricordavo così bene.
"Come...
come stai?" Quelle
parole assurde mi uscirono di bocca senza pensarci.
"Ci manchi
tanto. Manchi a tutti noi. Ogni giorno, sempre" dissi poi, con un filo di
voce.
Era tutto così irrazionale.
Stavo parlando al telefono con una persona che era morta!
La mia voce
tremava sempre di più, finché non si spense del tutto. Non riuscii ad
aggiungere altro.
"Grazie"
disse semplicemente lei, e la sua voce era calda e rassicurante.
"Non vi dovete
affliggere troppo" proseguì poi Clelia. "Non sto così male. Si tratta
soltanto di… un’altra dimensione. Forse".
Seguì un silenzio
imbarazzante, al quale io non sapevo come reagire.
"Non
chiamarmi più, per favore" disse infine Clelia, con un tono che mescolava
amabilità e fermezza.
"Devi andare
avanti. Dovete tutti andare oltre" aggiunse.
Le sue parole mi
colpirono come un fulmine. Sapevo che aveva ragione, ma il pensiero di non
poter più contare su di lei mi lasciò un vuoto incolmabile. Quella verità, che
fino a quel momento non avevo voluto accettare del tutto, si riversò di colpo
su di me.
"Va
bene" dissi, cercando di mantenere la calma.
"Ma non
scorderò mai quanto sei stata importante per me".
"E io non
dimenticherò mai voi" rispose lei, e poi la linea si interruppe.
Riattaccai, il
cuore pesante ma con una strana sensazione di pace. Sapevo che avrei dovuto
affrontare il lavoro da solo, in quel momento e in seguito, però sentivo che
Clelia era ancora con me, sebbene in un modo e in un mondo tutto suo. Piansi
per qualche minuto, poi iniziai a riordinare le carte sul piano della
scrivania.


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