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lunedì 12 maggio 2025

INTEGRARE E' GLORIOSO


 

 

Nel caos del dibattito pubblico italiano, pieno di slogan utili soltanto a creare vane contrapposizioni, è presente una verità scomoda, che nessun leader politico sembra avere il coraggio di affrontare e di rivelare in maniera palese: l'immigrazione non può essere fermata.

Tale affermazione, che suona come un'esecrazione per ampie fasce dell'elettorato (in particolare per quello di destra), non è un'opinione, bensì una constatazione consolidata nella storia e nella demografia. I movimenti migratori sono una forza ineluttabile, legati a squilibri economici, conflitti geopolitici, cambiamenti climatici e alla naturale aspirazione umana a una vita migliore. Tentare di innalzare muri, siano essi fisici o legislativi, si rivela un'illusione del tutto inefficace.

Questo non significa, tuttavia, rinunciare a ogni forma di controllo. Riconoscere l'inarrestabilità del fenomeno migratorio apre la strada a un approccio più concreto e costruttivo: governare, limitare, guidare questi flussi. Ciò può essere fatto attraverso l'attuazione di politiche migratorie attente, con accordi internazionali e con una gestione seria delle frontiere. Occorre tentare di modulare gli ingressi e selezionare profili professionali utili al tessuto economico. Contrastare i trafficanti di esseri umani.

Ma l'elemento centrale, la risposta più valida e avveduta, risiede in una sola parola: integrazione. In un Paese come l'Italia, stretto tra un declino demografico senza precedenti e una popolazione invecchiata in modo inesorabile, l'apporto di nuove forze non è soltanto sperabile, ma necessario e indispensabile. La manodopera straniera è vitale per settori chiave dell'economia, dal lavoro agricolo all'assistenza agli anziani, e rappresenta una barriera fondamentale contro la flessione della forza lavoro. Il fenomeno culturale del calo delle nascite, ormai profondamente stabilizzato e inarrestabile, rende illusoria qualsiasi speranza di inversione di tendenza a breve termine.

Integrare, però, ha un prezzo. Un costo significativo, che la politica ha spesso evitato di quantificare e di comunicare con trasparenza. L'integrazione è molto costosa. Richiede investimenti massicci e coordinati su più fronti: edilizia popolare per garantire alloggi dignitosi, istruzione per formare i nuovi arrivati e i loro figli, politiche attive del lavoro per favorire l'inserimento nel tessuto produttivo.

La scelta finale, dunque, è chiara e non ammette esitazioni. Sarebbe auspicabile che questa consapevolezza diventasse patrimonio di tutti, superando le sterili dispute politiche che spesso oscurano la realtà dei fatti: accettare di investire risorse, molte risorse, nel processo di integrazione. Un cittadino pienamente integrato, con diritti e doveri riconosciuti, è una risorsa per la comunità. Crea meno problemi, rispetta le leggi e può contribuire in maniera attiva allo sviluppo del Paese. Al contrario, un immigrato emarginato, senza speranze per il futuro e costretto ai margini della società, rischia di diventare un peso e, in alcuni casi, una fonte di insicurezza.


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