Powered By Blogger

giovedì 1 agosto 2024

IL PROBLEMA DEL SIEPISTA (Seconda e ultima parte)


Bergonzi non si scompose.

"Esatto, nei tremila siepi ci sono le barriere, non lo scopriamo certamente adesso" disse.

"E la riviera!"

L'allenatore cercò di conservare la calma. Una calma olimpica.

"D'accordo, c'è pure la riviera. In ogni caso si tratta di un ostacolo come tutti gli altri, non vedo il problema".

"Non ho mai saltato gli ostacoli!" enfatizzò ancora Cartezzini.

"Ascolta, Alberto. Da domani ti affiderò a Onofri che ti seguirà nella parte tecnica. In pochi giorni imparerai a superare le barriere, te lo assicuro. Adesso però cambiati, dobbiamo iniziare la seduta."

Al termine dell'allenamento Cartezzini rimase da solo nel campo. Si avvicinò cauto a una barriera. Vide che gli arrivava quasi al petto. D'accordo, lui era un atleta di bassa statura, tuttavia quella verifica lo spaventò. Poi si riprese, e pensò che avrebbe risolto il problema facendo ricorso alla sua notevole agilità. Prima di uscire andò a esaminare la riviera, che fino a quel giorno non aveva mai degnato di un solo sguardo. Osservò con attenzione la fossa con la parete inclinata. Non c'era l'acqua e Cartezzini notò con apprensione che la vasca era molto profonda. Rabbrividì un'ultima volta, quindi tornò a casa.

Il mattino dopo si presentò al campo con un'ora di anticipo. Aldo Onofri lo stava già aspettando.

"Oggi si salta" disse soltanto, poi si diresse verso la pista, seguito dall'improvvisato siepista. Onofri era un uomo di poche parole.

Dopo un paio d'ore arrivò anche Bergonzi. Domandò al suo vice come stessero procedendo le cose. L'altro si strinse nelle spalle. Poi lo sguardo di Bergonzi cadde sul suo allievo. E sulle sue gambe. Entrambe le tibie di Cartezzini erano piene di lividi e sbucciature.

"Perché non ti metti i parastinchi?" disse, divertito.

Cartezzini non la prese bene.

"Mica sono una merda di calciatore, io" rispose risentito. Poi l'allenamento riprese.

A un certo punto Onofri prese in disparte il suo capo, e pronunciò più parole di quante ne pronunciasse di solito in una intera settimana.

"Quello è negato. Ogni volta si accartoccia sulla barriera. Gli ho insegnato a non scavalcare l'ostacolo di volo, ma ad appoggiarci il piede. Così va un po' meglio, sempre se azzecca l'appoggio".

"Va bene, procedete così. Vedrai che ci saranno dei rapidi miglioramenti".

"Il tempo è poco, capo" disse Onofri.

"Lo so". E il tempo fu davvero poco.

É la sera del meeting di Londra. Cartezzini si gioca la possibilità di coronare il sogno della sua vita, quello di partecipare ai Giochi Olimpici. Il siepista è concentrato, ma anche molto teso. Lo starter dà il via. Il ritmo della gara è subito sostenuto, un'andatura ideale per conseguire quel riscontro cronometrico necessario per ottenere il tempo minimo di qualificazione alle Olimpiadi. Tulli, la presunta lepre, è subito risucchiato nelle retrovie. Cartezzini può contare soltanto sulle sue forze. Le tornate si susseguono, sempre molto veloci. Quando gli atleti iniziano a percorrere l'ultimo giro, Cartezzini è in terza posizione. Davanti e ormai irraggiungibili ci sono i due keniani. Il siepista sente dietro di sé l'ansimare del concorrente etiope. L'obiettivo, in ogni caso, è soltanto uno: quello di ottenere un buon tempo. E Cartezzini ci sta riuscendo. Si arriva così all'ultima riviera, che è anche il penultimo ostacolo da superare prima del traguardo. Il siepista lancia un'ultima occhiata al grande tabellone luminoso che scandisce il tempo. É fatta, pensa. Mentre si accinge ad appoggiare il piede sulla riviera, proprio come gli ha insegnato Onofri, l'atleta etiope gli urta leggermente il tallone. Cartezzini manca l'appoggio, il piede gli scivola sull'ostacolo e lui precipita dall'altra parte in maniera scomposta. Il tuffo di testa nella vasca è spettacolare. Cartezzini beve una sorsata d'acqua poi, mentre cerca di rialzarsi, piombano su di lui tutti gli altri atleti. La sua schiena viene martoriata dai chiodi delle scarpette, il suo corpo esile viene spiaccicato sul pavimento della vasca. Quando finalmente può essere soccorso, lo sfortunato atleta deve essere rianimato sul posto. Appena riprende conoscenza ha l'impressione di aver bevuto tutta quanta l'acqua della fossa. Alberto Cartezzini non prenderà parte ai Giochi Olimpici. Sarà però ricordato per sempre come il siepista che rischiò di affogare.

                                                        (Fine)

Nessun commento:

Posta un commento