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domenica 12 novembre 2017

TECNICA

Non ho intenzione commentare più di tanto la sconfitta subita dalla nazionale italiana di calcio contro la Svezia nel primo dei due spareggi per l'assegnazione di un posto ai prossimi Mondiali. Non lo farò, perché a proposito c'è ben poco da dire. Gli appassionati hanno assistito all'incontro e hanno avuto modo di fare le considerazioni del caso. Vorrei invece parlare di tecnica calcistica.
Si sente dire spesso, da tifosi, addetti ai lavori e giornalisti, parlando dei calciatori azzurri: "I nostri atleti sono inferiori dal punto di vista atletico, ma possiedono senza alcun dubbio una tecnica superiore".
Questa frequente e generale affermazione corrisponde al vero?
Che cosa si intende per tecnica?
Gli elementi principali della tecnica calcistica sono soprattutto quattro: il dominio della palla, il calcio della palla (passaggio e tiro), la guida della palla e la ricezione della stessa (lo stop). Vale a dire l'insieme dei movimenti e delle azioni attuati durante una partita nella quale il primo obiettivo è il possesso della palla, il secondo la difesa e la riconquista del pallone.
Esistono calciatori dotati di tecnica sopraffina (pochi), altri di livello tecnico intermedio e altri ancora che di tale qualità sono del tutto sprovvisti. Per esemplificare: Diego Armando Maradona e Lionel Messi appartengono di sicuro alla prima categoria. Anche tra i calciatori azzurri ve ne sono stati, in passato, alcuni dotati di tecnica eccelsa. Per stare ai miei ricordi, cito tra loro Rivera, Mazzola, Baggio, Totti, Del Piero, Pirlo.
Attualmente, però, qual è il livello tecnico dei calciatori italiani?
Torniamo per un attimo alla partita dell'altra sera. Il nostro miglior difensore, per applicazione, impegno e spirito agonistico è stato Giorgio Chiellini il quale, per manifesta incapacità nel costruire da parte dei centrocampisti, spesso ha dovuto impostare l'azione o appoggiare ai compagni. Ebbene, tutti sanno che il buon Chiellini, al posto dei piedi, si ritrova due scatole da scarpe.
La nota più dolente riguarda proprio i già citati centrocampisti. Nessuno di loro è apparso in grado di trattenere la palla, di smistarla con precisione, di proporre delle geometrie di gioco, di avere delle idee. Il più dotato tecnicamente tra loro (si dice), un tale Verratti, tutte le volte che riceveva la sfera si limitava a fare un paio di giravolte attorno a essa, per poi effettuare un passaggio di due metri, sovente all'indietro. Sarebbe questa la prodigiosa tecnica dei calciatori azzurri? Per non parlare degli attaccanti, assolutamente non in grado di effettuare movimenti utili, di smarcarsi, e del tutto incapaci di fermare il pallone. Infine, gli esterni o presunti tali, i vari Candreva o Insigne. Il primo, come sempre, costretto a sfiancarsi per coprire l'intera fascia, il secondo impiegato tardivamente e, come spesso gli capita in nazionale, in un ruolo che non gli si addice. Ma, per queste ultime considerazioni, entrerebbero in gioco valutazioni legate alla competenza commissario tecnico, per cui è meglio glissare.
Torniamo invece alla tecnica per dire che, con tutta evidenza, essa non accompagna più i calciatori italiani. A questo punto per la nazionale italiana le cose si fanno difficili. Le probabilità di non prendere parte a un Mondiale, dopo sessant'anni, sono purtroppo molto alte. Constatato che l'inferiorità fisica nei confronti della squadra svedese (e di quasi tutte le altre nazionale del mondo) è evidente e incolmabile, che non è vero che i nostri giocatori posseggano doti tecniche superiori, a che cosa ci si può appellare nell'affrontare la decisiva partita di spareggio per sperare di approdare ai Mondiali? Rimangono soltanto due elementi: il cuore e la fortuna. Basteranno?

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