"Non dovrei essere
qui".
"Come dice, signor
Rolandi?"
La dottoressa lo aveva
accolto, gli aveva stretto la mano e poi era andata a sedere dietro la
scrivania. Lui aveva notato i suoi fianchi abbondanti e i vaporosi capelli
rossi.
"Dico che non
dovrei essere qui" ribadì l'uomo che, a sua volta, si era accomodato su
una morbida poltroncina.
La dottoressa Bianchi,
medico psichiatra, aprì la busta che l'uomo le aveva consegnato appena entrato.
"Il suo medico curante
ha ritenuto opportuno avere un mio parere" disse mentre spiegava il foglio
e inforcava un paio di occhiali dalle lenti minuscole.
"Sa che io e il
dottor Conti siamo stati compagni di studi?" aggiunse. Poi iniziò a
leggere. A mano a mano che scorreva le righe le lentiggini che tempestavano il
suo viso prendevano una tinta più marcata. Infine posò il foglio ed esibì un
finto sorriso.
"Nulla di
grave" disse. "Mi parlerebbe di quella che il dottor Conti definisce
'ossessione per giorni e colori'?"
L'uomo sospirò, poi
scosse il capo.
"Sono tutte sciocchezze"
disse. "Non ho alcuna ossessione".
La donna gli piantò
addosso i suoi occhi di un azzurro esagerato. Era molto seria.
"Il mio caro
collega dice che più volte, e senza uno specifico motivo, lei ha insistito
nell'affermare che i giorni sono... colorati. Dico bene signor Rolandi?"
"Esatto, tuttavia
non credo che ciò possa avere una grande importanza".
"Un attimo, lasci
che sia io a stabilire quale sia la rilevanza di ciò che lei dice."
"Come vuole".
"Mi parli del
lunedì" disse la dottoressa, all'improvviso. L'uomo fu preso alla
sprovvista. Si irrigidì.
"Il lunedì è viola
scuro" disse in un soffio.
"Perché lei lo
vede così? Per quale motivo lo vede colorato, e perché proprio quel determinato
colore?"
L'uomo alzò le spalle.
"Non lo so. Tutti
i giorni hanno un colore, è normale che sia così. E il lunedì ha quel
colore".
"A lei piace che
il lunedì sia viola scuro?" incalzò il medico.
"Sì, credo di sì.
In ogni caso non ci ho mai pensato più di tanto. Il giovedì invece mi provoca
un maggiore fastidio."
"Perché?"
"È troppo chiaro,
e ciò mi disorienta".
"Si spieghi
meglio, signor Rolandi."
"Vede, il giovedì
è chiaro, molto chiaro. Troppo. Si tratta di un bianco lattiginoso, malsano,
tale da causarmi un grande disagio".
"Quali sono gli
altri giorni dal colore chiaro?"
"Beh... il martedì
ha un bel colore marrone brillante, il sabato è giallo mentre la domenica è
rosso-arancione. Però si tratta in tutti questi casi di toni netti, decisi, che
non disturbano."
"Ho capito. Ci
siamo dimenticati del venerdì..."
"Oh, è verde"
disse l'uomo. "Davvero un bel verde".
"E il
mercoledì?"
"Bruno"
rispose con prontezza l'uomo.
"Da quando va
avanti tutto questo?" domandò la dottoressa.
"Come?"
"Quando ha avuto
inizio questa sua associazione tra giorno e colore?"
"Da sempre, naturalmente.
Da quando posseggo dei ricordi".
"Fin da quando era
bambino, dunque".
"Certo, anche se
non l'ho mai detto a nessuno".
"Perché non l'ha
mai detto a nessuno? Ne provava vergogna? Aveva paura di essere preso in
giro?"
L'uomo guardò la psichiatra.
Sembrava stupito.
"Che cosa dice?
Vergogna? Paura? Assolutamente no! Ho sempre dato per sicuro che per tutti
fosse così, che tutti vedessero, come me, i giorni dello stesso colore".
"Non può essere
una specie di gioco?"
"Eh?"
"Un innocente
divertimento di un bambino. Un bambino con tanta fantasia oppure un po'
annoiato".
"Sì, può essere.
Anzi, sarà sicuramente così".
"Il mio collega
forse è stato un po' troppo apprensivo" disse la dottoressa sorridendo e
mettendo in mostra denti bianchissimi. "Lo chiamerò per rassicurarlo".
"Visto che avevo
ragione? Non avrei dovuto essere qui, le ho soltanto fatto perdere tempo."
"Ma no, ci siamo
conosciuti".
"Sì, ed è stato un
vero piacere. Posso andare adesso?"
"Certamente.
Buongiorno, signor Rolandi."
"Buongiorno,
dottoressa."
L'uomo si alzò e
strinse la mano alla psichiatra.
"Mi toglie una
curiosità?" domandò la donna quando lui era già alla porta.
"Mi dica."
"Perché nessuno
dei giorni della settimana è azzurro? Sa, l'azzurro è il mio colore
preferito."
L'uomo si bloccò e strabuzzò
gli occhi.
"L'ottavo giorno è
azzurro!" urlò.
"L'ottavo
giorno?" sussurrò la dottoressa, basita.
"Sì, l'ottavo
giorno, quello della pace, della felicità, dell'estasi, della beatitudine. Il
giorno che ci è impedito di vivere!"
"Signor Rolandi,
le spiacerebbe accomodarsi ancora un attimo?"
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