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sabato 16 aprile 2016

L'OTTAVO GIORNO



"Non dovrei essere qui".
"Come dice, signor Rolandi?"
La dottoressa lo aveva accolto, gli aveva stretto la mano e poi era andata a sedere dietro la scrivania. Lui aveva notato i suoi fianchi abbondanti e i vaporosi capelli rossi.
"Dico che non dovrei essere qui" ribadì l'uomo che, a sua volta, si era accomodato su una morbida poltroncina.
La dottoressa Bianchi, medico psichiatra, aprì la busta che l'uomo le aveva consegnato appena entrato.
"Il suo medico curante ha ritenuto opportuno avere un mio parere" disse mentre spiegava il foglio e inforcava un paio di occhiali dalle lenti minuscole.
"Sa che io e il dottor Conti siamo stati compagni di studi?" aggiunse. Poi iniziò a leggere. A mano a mano che scorreva le righe le lentiggini che tempestavano il suo viso prendevano una tinta più marcata. Infine posò il foglio ed esibì un finto sorriso.
"Nulla di grave" disse. "Mi parlerebbe di quella che il dottor Conti definisce 'ossessione per giorni e colori'?"
L'uomo sospirò, poi scosse il capo.
"Sono tutte sciocchezze" disse. "Non ho alcuna ossessione".
La donna gli piantò addosso i suoi occhi di un azzurro esagerato. Era molto seria.
"Il mio caro collega dice che più volte, e senza uno specifico motivo, lei ha insistito nell'affermare che i giorni sono... colorati. Dico bene signor Rolandi?"
"Esatto, tuttavia non credo che ciò possa avere una grande importanza".
"Un attimo, lasci che sia io a stabilire quale sia la rilevanza di ciò che lei dice."
"Come vuole".
"Mi parli del lunedì" disse la dottoressa, all'improvviso. L'uomo fu preso alla sprovvista. Si irrigidì.
"Il lunedì è viola scuro" disse in un soffio.
"Perché lei lo vede così? Per quale motivo lo vede colorato, e perché proprio quel determinato colore?"
L'uomo alzò le spalle.
"Non lo so. Tutti i giorni hanno un colore, è normale che sia così. E il lunedì ha quel colore".
"A lei piace che il lunedì sia viola scuro?" incalzò il medico.
"Sì, credo di sì. In ogni caso non ci ho mai pensato più di tanto. Il giovedì invece mi provoca un maggiore fastidio."
"Perché?"
"È troppo chiaro, e ciò mi disorienta".
"Si spieghi meglio, signor Rolandi."
"Vede, il giovedì è chiaro, molto chiaro. Troppo. Si tratta di un bianco lattiginoso, malsano, tale da causarmi un grande disagio".
"Quali sono gli altri giorni dal colore chiaro?"
"Beh... il martedì ha un bel colore marrone brillante, il sabato è giallo mentre la domenica è rosso-arancione. Però si tratta in tutti questi casi di toni netti, decisi, che non disturbano."
"Ho capito. Ci siamo dimenticati del venerdì..."
"Oh, è verde" disse l'uomo. "Davvero un bel verde".
"E il mercoledì?"
"Bruno" rispose con prontezza l'uomo.
"Da quando va avanti tutto questo?" domandò la dottoressa.
"Come?"
"Quando ha avuto inizio questa sua associazione tra giorno e colore?"
"Da sempre, naturalmente. Da quando posseggo dei ricordi".
"Fin da quando era bambino, dunque".
"Certo, anche se non l'ho mai detto a nessuno".
"Perché non l'ha mai detto a nessuno? Ne provava vergogna? Aveva paura di essere preso in giro?"
L'uomo guardò la psichiatra. Sembrava stupito.
"Che cosa dice? Vergogna? Paura? Assolutamente no! Ho sempre dato per sicuro che per tutti fosse così, che tutti vedessero, come me, i giorni dello stesso colore".
"Non può essere una specie di gioco?"
"Eh?"
"Un innocente divertimento di un bambino. Un bambino con tanta fantasia oppure un po' annoiato".
"Sì, può essere. Anzi, sarà sicuramente così".
"Il mio collega forse è stato un po' troppo apprensivo" disse la dottoressa sorridendo e mettendo in mostra denti bianchissimi. "Lo chiamerò per rassicurarlo".
"Visto che avevo ragione? Non avrei dovuto essere qui, le ho soltanto fatto perdere tempo."
"Ma no, ci siamo conosciuti".
"Sì, ed è stato un vero piacere. Posso andare adesso?"
"Certamente. Buongiorno, signor Rolandi."
"Buongiorno, dottoressa."
L'uomo si alzò e strinse la mano alla psichiatra.
"Mi toglie una curiosità?" domandò la donna quando lui era già alla porta.
"Mi dica."
"Perché nessuno dei giorni della settimana è azzurro? Sa, l'azzurro è il mio colore preferito."
L'uomo si bloccò e strabuzzò gli occhi.
"L'ottavo giorno è azzurro!" urlò.
"L'ottavo giorno?" sussurrò la dottoressa, basita.
"Sì, l'ottavo giorno, quello della pace, della felicità, dell'estasi, della beatitudine. Il giorno che ci è impedito di vivere!"
"Signor Rolandi, le spiacerebbe accomodarsi ancora un attimo?"

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