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lunedì 27 dicembre 2010

FANTASMI DAL PASSATO


Li vedi apparire proprio in questi giorni, tra una festa e l’altra, ma non sono sempre gli stessi. Cambiano, da un anno all’altro cambiano. Perché qualcuno di loro non può, qualcun altro si è stufato, altri ancora non ci sono più. E poi ci sono quelli nuovi, quelli che vengono per la prima volta. Tutti, però, hanno qualcosa in comune. Li incontri nei corridoi, quei lunghi corridoi che hanno percorso migliaia di volte - per una vita intera - per entrare, per uscire, per portare a spasso un foglio di carta oppure per andare a prendere un caffè. Eppure adesso cogli i loro timori, la paura di non essere più riconosciuti, e quella di non riconoscere. Li guardi bene e ti accorgi che sono cambiati. Prima, quando li vedevi tutti i giorni, invece non invecchiavano mai. Bussano timorosi alle porte, le porte delle loro vecchie stanze, e prima di entrare indugiano, circospetti. Sospettano che, all’interno, nulla sia come prima, che tutto sia diverso. In realtà temono che dentro non ci sia nessuno, nessuno che possa scambiare con loro due parole, nessuno di quelli che loro hanno conosciuto – in un tempo che sembra molto lontano – e con i quali hanno condiviso esperienze di lavoro e di vita. Li senti pronunciare sempre le stesse frasi, domandarti sempre le stesse cose. Allora li rassicuri: il lavoro è sempre peggio, l’ambiente sempre più invivibile, il capo – uno nuovo, certo – sempre più perfido. Finalmente li vedi sorridere, e quello è il momento più triste. Poi pensi: io non farò mai una cosa del genere. Ma in realtà non sei sincero, sai di mentire a te stesso. E alla fine li saluti, scambi con loro gli auguri e li vedi allontanarsi a capo chino, ormai impazienti di lasciare quel luogo che non ha più nulla di familiare. E provi una grande tenerezza.

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