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venerdì 5 dicembre 2025

LETTURE DELLA GIOVINEZZA (6) - "LA FATTORIA DEGLI ANIMALI" DI GEORGE ORWELL

 


(Dodici letture dell'adolescenza che hanno fatto nascere l'amore per i libri).

George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair (1903–1950) è stato uno scrittore, giornalista e saggista britannico noto per la sua lucidità critica e il suo impegno politico contro i totalitarismi e le manipolazioni del potere.

Orwell ha combattuto nella guerra civile spagnola e ha sempre difeso la libertà di pensiero, denunciando le ingiustizie sociali e i pericoli della propaganda. Il suo stile chiaro e diretto, unito a una profonda coscienza etica, lo ha reso uno degli autori più importanti del Novecento.

La fattoria degli animali  è una delle sue opere più celebri. Si tratta di una potente allegoria politica che, sotto forma di favola, racconta la nascita, l’evoluzione e il fallimento di una rivoluzione. Ambientato in una fattoria inglese, il romanzo vede gli animali ribellarsi contro il padrone umano, il signor Jones, per liberarsi dalla sua tirannia e costruire una società più giusta, fondata sull’uguaglianza e sull’autogestione.

Dopo la rivolta, i maiali, considerati i più intelligenti, assumono la guida della fattoria. All'inizio, i principi della rivoluzione sono chiari: tutti gli animali sono uguali, nessuno deve comandare sugli altri. Ma ben presto, Napoleon, un maiale ambizioso e autoritario, prende il potere e trasforma la fattoria in un regime oppressivo, dove la propaganda, la paura e la manipolazione diventano strumenti di controllo.

Il motto "Tutti gli animali sono uguali" si trasforma un po' alla volta in "Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri", rivelando il tradimento degli ideali iniziali. Gli animali lavorano più di prima, ma sono sempre più affamati e sfruttati, mentre i maiali vivono nel lusso e si comportano come il padrone che avevano rovesciato.

Il romanzo è una critica feroce ai regimi assolutisti, in particolare allo stalinismo, ma il suo messaggio è universale: mostra come il potere possa corrompere, come le rivoluzioni possano essere stravolte, e come la manipolazione del linguaggio e della verità possa servire a mantenere il controllo sociale.

Per un adolescente, La fattoria degli animali di George Orwell è molto più di una favola con protagonisti animali parlanti: è un racconto che accende la mente e invita a guardare il mondo con occhi più attenti. Anche se non sempre si colgono subito i riferimenti storici e politici, come l’allegoria della Rivoluzione Russa e la critica al regime stalinista, il romanzo riesce comunque a trasmettere messaggi universali e profondi.

Il lettore si trova di fronte a una società che nasce con ideali di uguaglianza e giustizia, ma che viene lentamente corrotta dal potere. Questo processo, narrato in modo semplice e diretto, spinge a riflettere su come le buone intenzioni possano essere manipolate, e su quanto sia importante vigilare su chi detiene il governo.

È un romanzo che può accompagnare un giovane nel suo percorso di formazione, offrendo non solo una storia coinvolgente, ma anche strumenti per comprendere meglio il mondo e il proprio posto in esso.


martedì 2 dicembre 2025

LE AMICHE

Francesca e Patrizia si sono trasferite da poco in un piccolo paese di campagna. Erano stufe della vita frenetica della città, del traffico e del rumore. Ora lavorano da casa. Hanno poco più di trent’anni, ma stanno insieme già da un bel po’. Il loro è un rapporto solido, fatto di abitudini consolidate, di sguardi complici. Hanno preso in affitto una casetta all’inizio dell’abitato, con un piccolo giardino e un glicine che si arrampica sulla grondaia. La mattina si sente il canto dei galli, e la sera il profumo della legna bruciata entra dalle finestre.

In paese, in apparenza, sono state accolte bene. Tutti si dimostrano gentili con loro. Un sorriso, un "buongiorno", un "serve una mano?" Francesca si rilassa. Patrizia sorride più spesso. Fanno la spesa al mercato, prendono il pane fresco dal fornaio, salutano il postino per nome. La vita sembra più semplice, più umana.

Ma nelle piccole realtà, si sa, i sorrisi sono spesso maschere. Dietro le tende, dietro le persiane, si celano pettegolezzi e ipocrisie. La loro situazione sentimentale non è passata inosservata. Fa parlare. Fa discutere. Ma sempre dietro le spalle.

Come accade spesso sul sagrato della chiesa.

"Quelle due..." bisbiglia Mariuccia, stringendo il rosario tra le dita, mentre Francesca e Patrizia passano a pochi metri da lei. 

"Eh?" dice Teresina, che era un po’ distratta, intenta a sistemarsi il foulard.

"Dicono a tutti che vivono insieme per dividere le spese, ma secondo me dividono anche il letto" insiste Mariuccia, con un sorrisetto tagliente. Mariuccia è la responsabile delle Figlie di Maria, la più potente associazione religiosa del paese. Provvede a tutto: fiori per l’altare, candele, raccolte fondi, e naturalmente, al benessere del parroco...

Teresina fa finta di scandalizzarsi, si porta una mano alla bocca. "Vivono nel peccato!" esclama, con tono teatrale.

"Sono belle, sono giovani, e qui in paese ci sono tanti ragazzi scapoli che vorrebbero prendere moglie e non trovano" aggiunge Mariuccia, con tono di rimprovero.

"Eh? Quali?"chiede Teresina.

"Quali? Tommasino, per esempio, il figlio di Giovanna. È un bravo ragazzo, sta sempre con i genitori e…

"Ma è ritardato! esclama Teresina. Mariuccia solleva le spalle. "Allora Pietrino" propone. Teresina scuote le mani, fa segno di no. "Anche quello sta sempre con i genitori, ma li picchia! È mezzo matto! "E Michelino? Il figlio di Leonilda, non va bene neanche lui?" "Ma quello beve!" esclama Teresina.

"È un grande lavoratore. È vero, a volte esagera con il vino, ma lo fa soltanto il sabato e la domenica" dice Mariuccia. "E durante le feste comandate e il giorno della fiera" aggiunge Teresina.

"Sarà così, ma per quelle come loro sarebbe già un lusso" ribadisce Mariuccia, con tono definitivo.

Al bar del paese, i discorsi non sono tanto diversi. Le due donne che stanno insieme fanno parlare anche lì.

"Non sono brutte" dice Giorgione, che ha già scolato un paio di bicchieri.

"E chi ha detto che sono brutte? ribatte Livio, che invece si è bevuto quasi un litro. "Anzi" aggiunge. "La bionda non è niente male. Però è uno spreco. Si vede che non hanno mai provato un uomo vero".

"E chi sarebbe l’uomo vero? Tu?" lo provoca Giorgione. "Certamente!" biascica Livio. "Se provassero con me cambierebbero subito parrocchia! Garantito! Provare per credere! "

"Sarebbero le prime, a provare con te" lo prende in giro Giorgione. Tutti si mettono a ridere.

"Quando ero più giovane c’era la fila!"  ribatte Livio, e poi si versa ancora da bere. "Comprese quelle dell’altra sponda!" Altre risate, ancora più sguaiate.

Proprio in quel momento, entrano nel bar Francesca e Patrizia. Si dirigono al banco.

"Due caffè, grazie" comanda Patrizia. Il barista annuisce. Tutti zittiscono. Qualcuno abbassa lo sguardo. Qualcun altro accenna un sorriso, un cenno di saluto, come se nulla fosse. Come se non avessero appena riso di loro.

Francesca sorride. Guarda fuori dalla finestra, dove il sole filtra tra i rami spogli del platano.  Come si sta bene in questo paese, pensa. Com’è piacevole vivere in questa piccola realtà. Sono tutti così carini e gentili! Poi appoggia la mano sul braccio di Patrizia.

 

sabato 29 novembre 2025

LETTURE DELLA GIOVINEZZA (5) - "TOMMY RIVER" DI MINO MILANI


 (Dodici letture dell'adolescenza che hanno fatto nascere l'amore per i libri).

Mino Milani (1928 - 2022) è stato uno scrittore, giornalista e fumettista italiano, noto per la sua versatilità e per la grande prolificità. Ha scritto romanzi storici, d’avventura, gialli e opere per ragazzi. Tra i suoi più celebri personaggi troviamo Tommy River, protagonista di una serie western molto amata (in tutto sono otto i volumi dedicati al giovane cow-boy, scritti tra il 1960 e il 1976). La scrittura di Milani, limpida e coinvolgente, ha accompagnato intere generazioni di lettori, e ha lasciato un segno profondo nella narrativa italiana del Novecento. Tommy River è il primo romanzo della serie dedicata al selvaggio West, ed è una storia avventurosa, intensa e profonda, che mescola azione, identità e ricerca di giustizia in un’America post guerra civile ancora segnata da conflitti e trasformazioni.

Nel cuore del racconto troviamo Tommy River, un giovane ex ufficiale della cavalleria sudista che, dopo la fine della guerra si ritrova senza patria, senza ruolo e senza direzione. Non è più un soldato, non è ancora un cow-boy: è un uomo in transizione, alla ricerca di un nuovo senso, di un lavoro, di un destino. Il romanzo lo segue in questo percorso, che lo porta a vivere tra i nativi americani, in una terra dove le identità si mescolano e i confini culturali si fanno più sfumati.

Milani tratteggia un protagonista complesso e sfaccettato, che si interroga su chi sia davvero: bianco tra i pellerossa, guerriero senza guerra, uomo in bilico tra due mondi. La sua pelle più chiara dei Cheyenne non conta nulla: ciò che conta è da che parte si sceglie di stare, quella della giustizia, della dignità, dell’umanità. E Tommy sceglie.

Il romanzo è scritto con uno stile limpido e coinvolgente, e riesce a evocare paesaggi, emozioni e tensioni con grande efficacia. L’avventura è il motore narrativo, ma sotto la superficie si muovono temi più profondi: il senso di appartenenza, la costruzione dell’identità, il confronto tra culture, la memoria di una guerra che ha lasciato ferite ancora aperte.

Per un lettore adolescente, Tommy River non è soltanto una storia di scontri, cavalli e pistole: è un racconto di formazione mascherato da romanzo d’avventura. Attraverso le vicende del protagonista, il romanzo invita il lettore a interrogarsi su cosa significhi davvero scegliere la propria identità. Tommy non è un eroe nel senso classico: è un ragazzo che si trova costantemente a dover decidere tra ciò che ha imparato e ciò che sente giusto, tra le regole imposte dalla società e la voce della propria coscienza.

In un mondo diviso da pregiudizi, violenza e rancori, Tommy sceglie la via più difficile: quella dell’empatia, del rispetto, della giustizia. E lo fa non con proclami, ma con gesti concreti, con silenzi, con scelte che lo allontanano dalla sicurezza e lo avvicinano alla verità. Questo può essere un messaggio potente: che il coraggio non è solo affrontare un nemico, ma anche resistere alla pressione del gruppo, difendere chi è diverso, restare fedeli a sé stessi.


giovedì 27 novembre 2025

NUOVO LIBRO - ESTRATTI (3)

Dal racconto: Faccia di topo

Il suo primo giorno alla Soluzioni Globali srl, una grande ditta di servizi, fu come essere catapultata in un formicaio frenetico e chiassoso. Paola, ragazza molto timida e impacciata, si sentiva minuscola e vulnerabile in mezzo a quel brulicare di volti sconosciuti. I suoi capelli neri e lisci incorniciavano un viso dalla forma appuntita, con tratti decisi e un po' spigolosi. La pelle era olivastra. Il fisico minuto e l'evidente magrezza non facevano che accrescere in lei la mancanza di autostima. Nessuno sembrava notarla, i colleghi sfrecciavano indaffarati, i loro sguardi non si posavano mai su di lei. Insomma, si sentiva un pesce fuor d'acqua, in un ambiente che le appariva ostile e che non riusciva a comprendere. Poi incontrò Arianna. Anche lei era una nuova arrivata, ma la sua persona era circondata da una suggestione del tutto diversa. Aveva qualche anno in più di Paola, e si muoveva con una sicurezza che spiazzava. Un sorriso un po' sfrontato le illuminava sempre il volto. Bionda, con riccioli corti e un trucco impeccabile che faceva risaltare gli occhi azzurri, Arianna emanava un'energia contagiosa. Il suo fisico formoso non la scoraggiava affatto. Anzi, sembrava quasi un pretesto per indossare abiti attillati e gonne corte che mettevano in risalto le sue generose curve. Arianna amoreggiava apertamente con tutti gli uomini dell'ufficio, concedendo sorrisi ammiccanti e battute maliziose. A differenza di Paola, lei si era ambientata con una rapidità sorprendente. Grazie alla presenza di Arianna, Paola iniziò a sentirsi meno invisibile, anche se le sue difficoltà continuavano. Al lavoro, la sua timidezza si traduceva in goffaggine e incertezza, rendendo anche i compiti più semplici una montagna da scalare. Nelle interazioni sociali si sentiva sempre a disagio, le parole le morivano in gola e il rossore le invadeva il viso al minimo contatto visivo. Un giorno, durante una pausa caffè, Arianna si avvicinò a Paola con un'espressione complice.

"Ti devo confessare una cosa" disse, gli occhi che brillavano di una luce maliziosa. "Mi sono presa una bella cotta per il dottor Strozzi". Si trattava del loro dirigente. Paola rimase di stucco.

"Ma... lui è sposato" balbettò, il suo senso morale in subbuglio. "E poi ha più di cinquant'anni!"

Arianna scrollò le spalle con noncuranza.

"Certo, lo so. In ogni caso è un uomo molto affascinante, con un sacco di soldi. E a me i soldi piacciono, non te lo nascondo".

Paola si sentì turbata da quella confessione così spudorata.

"E lui come si comporta? Ti fa dei complimenti?" chiese con titubanza.

"Oh, sicuro" rispose Arianna con un sorriso furbo. "Anche un po' pesanti, a volte. Ed io sto al gioco. Una volta mi ha pure messo una mano sul sedere, sai? Ma ho fatto finta di niente".

Paola era sempre più incredula e sconcertata. Qualche giorno dopo, fu invece lei a confidarsi con Arianna.

"Sai, mi piace Giorgio" sussurrò, il viso in fiamme. Giorgio era un collega gentile e riservato, un bel ragazzo che spesso incrociava il suo sguardo, uno dei pochi che lo facesse. In quei momenti si sentiva ancora più a disagio, ma quell'attenzione le procurava piacere(...)

(Il libro è disponibile in versione cartacea e digitale su Amazon e sulle principali librerie online) 

 

martedì 25 novembre 2025

NON LEI, L'ALTRA


 

Tra meno di quattro mesi, le campane suoneranno a festa. O almeno, dovrebbero. Ti sposerai, ma non ne hai nessuna voglia. È una brutta sensazione, che ti stringe lo stomaco ogni mattina, che ti opprime. Certo, saresti ancora in tempo per tornare indietro, per tirarti fuori da questo pantano. Lo sai, ma sai anche che non lo farai. Non lo farai perché non ne hai la forza, perché sei troppo depresso, un peso invisibile ti schiaccia le spalle, e non lo farai perché ormai la macchina si è messa in moto. Inviti spediti, il ristorante prenotato, i parenti già in fibrillazione. Fermare tutto significherebbe un terremoto, uno scenario catastrofico che non hai la forza di affrontare.

Ogni giorno, la tua mente torna a lei, all'altra ragazza. Quella che ti ha lasciato, o che tu hai lasciato? I ricordi sono sfocati, li hai volutamente annebbiati, forse è stata una decisione condivisa, ma tu sai che è stata comunque sbagliata. Un giorno sì e l'altro pure, sei sul punto di chiamarla. Il telefono è in mano, ma poi ti fermi. Che cosa le potresti dire? Non lo sai. Oppure sì: le dovresti dire la verità, che ti stai per sposare. E quella verità non la sopporti.

E così, sei sempre distratto, perso in un labirinto di "cosa sarebbe successo se...". E quasi non ti accorgi della tua fidanzata, appena salita in macchina, che ti chiede che cosa hai organizzato per oggi. Non hai programmato nulla, ovviamente. La tua mente è altrove. Ti tocca improvvisare.

"Andremo in montagna" dici, con una risolutezza che non provi.

"Ma fa freddo" si lamenta lei, tirando su il bavero del cappotto.

"Che importa? Siamo ben coperti. Faremo una toccata e fuga. Andremo a bere qualcosa e poi saremo di ritorno prima che faccia buio".

Lei non appare molto convinta, il suo volto è una maschera di contrarietà, ma non protesta. Non riesce a nascondere, però, di essere un po' seccata.

Come farò a sopportare questa donna per tutta la vita? pensi, poi metti in moto, fingi di essere concentrato sulla guida e durante tutto il viaggio non dici nulla.

In montagna, in effetti, fa molto freddo. C'è ancora della neve a terra, ghiacciata, che riflette una luce debole e opaca. C'è un po' di gente, sciatori con le tute colorate e l'attrezzatura ingombrante, ma voi non sciate. Cercate invece un bar, un rifugio caldo in mezzo a quel gelo. Dopo aver bevuto una tisana, decidete di fare altri due passi per il paese e poi di rientrare. Mentre camminate, lo sguardo perso tra le poche vetrine - una panetteria, una salumeria, una merceria, un negozio di abbigliamento con capi fuori moda, un altro con articoli da montagna - la vedi. È in compagnia di alcuni amici, ride, i capelli mossi dal vento freddo. Anche lei ti scorge, quasi nello stesso momento.

Si stacca dalle altre persone e ti viene incontro. Senza pensarci, lasci la mano della tua fidanzata, una sensazione di gelo ti pervade la mano libera, e vai verso di lei. Vi gettate le braccia al collo, un abbraccio veloce, e vi scambiate due baci sulle guance fredde.

"Tutto bene?" ha il tempo di dirti, gli occhi che ti scrutano con un misto di curiosità e qualcosa d'altro, che non sai definire.

"No" rispondi. La parola ti sfugge, amara. Poi ognuno torna indietro, la breve parentesi si chiude, lasciando un sapore strano, indefinibile.

Sei di nuovo con la tua fidanzata. Ti accorgi che è in preda all'ira. La sua mano è stretta in un pugno, le nocche bianche.

"Chi è quella?" sibila, la voce un sussurro carico di veleno.

"Una vecchia amica, di quando d'estate frequentavo questo paese" dici sulla difensiva, cercando di mantenere un tono calmo, ma il cuore ti batte forte.

"È lei? Si tratta di lei? Perché hai lasciato la mia mano? Ti vergogni di me? Non lo sa che sei fidanzato? Perché non ci hai presentate? Ti piace sempre? Pensi ancora a lei?" E poi continua, una raffica di domande che ti trafiggono, il tono di voce che sale sempre di più, attirando sguardi curiosi.

Sei annichilito, distrutto. Alla fine ammetti che è proprio lei, la tua vecchia ragazza. Chiedi mille volte scusa, le parole si accavallano, insincere eppure disperate. Ma la tua fidanzata non ti rivolge più la parola per tutto il viaggio di ritorno, il silenzio tra di voi è più assordante di qualsiasi urlo.

In verità, hai mentito. La tua vecchia ragazza non è lei, bensì sua cugina. Tanto, che cosa cambia?

sabato 22 novembre 2025

LETTURE DELLA GIOVINEZZA (4) - "L'UOMO INVISIBILE" DI HERBERT GEORGE WELLS

(Dodici letture dell'adolescenza che hanno fatto nascere l'amore per i libri).

Herbert George Wells (1866 - 1946) è stato uno scrittore britannico tra i più popolari della sua epoca. Autore di alcune delle opere fondamentali della fantascienza, è ricordato come uno degli iniziatori di quel genere narrativo. Ha scritto molte opere anche di altri generi: narrativa contemporanea, storia e critica sociale.

L'uomo invisibile è un romanzo del 1897 tradotto in Italia nel 1900. Il protagonista, Griffin, inizialmente conosciuto come “Lo Sconosciuto”, è un brillante scienziato vissuto nel pieno del XIX secolo, animato da un’ambizione feroce e da un desiderio profondo di affermazione. Nonostante venga ignorato e sottovalutato dai suoi colleghi e dalla comunità scientifica del tempo, egli si dedica con ostinazione e totale dedizione a un progetto rivoluzionario: una scoperta che possa garantirgli fama, ricchezza e soprattutto il riconoscimento che ritiene di meritare per la sua intelligenza fuori dal comune.

Per proseguire indisturbato i suoi esperimenti, Griffin si trasferisce in una tranquilla cittadina del Sussex, dove prende alloggio in una locanda locale. Qui, isolato dal mondo e protetto dall’anonimato, si immerge del tutto nel lavoro, trascorrendo intere giornate chiuso nella sua stanza. Tuttavia, il suo comportamento schivo e le continue richieste insolite iniziano a destare sospetti. La padrona dell’albergo, insieme ad alcuni abitanti del villaggio, comincia a interrogarsi su cosa stia realmente accadendo dietro quella porta sempre chiusa.

In realtà, Griffin sta cercando di invertire gli effetti di un esperimento precedente che lo ha reso completamente invisibile. Una condizione che, se da un lato gli offre potenzialità straordinarie, dall’altro lo espone a una serie di complicazioni impreviste: isolamento, difficoltà pratiche, e una crescente instabilità emotiva. La sua invisibilità, inizialmente tenuta nascosta, viene infine scoperta a seguito di indagini sempre più pressanti condotte dalla padrona di casa e, successivamente, dalla polizia locale. Messo alle strette, Griffin è costretto a fuggire, abbandonando la locanda e rifugiandosi nelle campagne inglesi, dove spera di trovare il tempo e la lucidità per riflettere sulla sua condizione.

Durante la fuga, incontra un uomo di nome Marvel, un individuo semplice e timoroso, che rimane sconvolto dai poteri del misterioso scienziato. Griffin, ormai consapevole del vantaggio strategico che la sua invisibilità gli conferisce, lo sottomette e lo costringe a seguirlo, trasformandolo in una specie di servitore. Ma la mente di Griffin è ormai dominata da un’idea pericolosa: sfruttare la sua condizione per instaurare un regime di terrore, un dominio fondato sulla paura e sull’impunità, dove l’invisibilità diventa strumento di potere assoluto.

Così, il romanzo si trasforma in una riflessione inquietante sul confine tra genialità e follia, tra scienza e morale, tra il desiderio di riconoscimento e la perdita dell’umanità.

La lettura del romanzo L’uomo invisibile può lasciare in un adolescente un senso di inquietudine ma anche di profonda curiosità verso i limiti della scienza e della natura umana. Attraverso la parabola di Griffin, ci si confronta con temi come l’isolamento, l’ambizione sfrenata, il desiderio di potere e le conseguenze dell’assenza di empatia. L’idea che l’intelligenza, se non accompagnata da responsabilità e compassione, può trasformarsi in una forza distruttiva. È una storia che invita a riflettere su cosa significhi davvero "vedere" e "essere visti", non solo con gli occhi, ma con la coscienza.

 

giovedì 20 novembre 2025

NUOVO LIBRO - ESTRATTI (2)

Dal racconto: Il maestro di tennis

 

(...) Fin dall'inizio, tra me e Simona c'è stata una grande sintonia, non abbiamo mai avuto discussioni. Anche se ha poco più di quattordici anni, lei ha un bel fisico armonioso: è alta e atletica, con spalle forti. Le ragazze della sua età, in confronto, sembrano giraffe sgraziate. Invece, il corpo di Simona è già ben definito. Lei è carina, anche se la sua bellezza è comune. Ha i capelli castano chiaro e lunghi, con la riga in mezzo. Quando gioca, li lega in una coda un po' approssimativa.

Il suo carattere solare e divertente mi ha contagiato fin da subito, ha reso più leggeri gli allenamenti. Simona è estroversa, spontanea, non ha peli sulla lingua e dice sempre ciò che pensa, con una freschezza che disarma. Questa sua apertura rende il nostro rapporto di lavoro sciolto e sempre interessante. Il mio compito principale dovrebbe essere quello di perfezionare la sua tecnica, di affinare quel talento naturale che possiede aggiungendo al suo repertorio qualche colpo un po' più ricercato, magari una smorzata insidiosa o una veronica eseguita con maggiore precisione. In parallelo, stiamo lavorando molto sull'aspetto mentale, un elemento cruciale nel tennis, soprattutto a livello agonistico. Le insegno a gestire la pressione prima della gara, a rimanere concentrata nei momenti difficili, a trasformare la rabbia per un errore in energia positiva. Sono convinto che la solidità mentale di un atleta debba essere costruita fin dalla giovane età.

Negli ultimi tempi, però, ho iniziato a percepire un cambiamento quasi impercettibile ma che non lascia dubbi nell'atteggiamento di Simona. Non so bene come descriverlo, c'è qualcosa nell'aria, un'energia diversa quando mi è vicino. Ho il timore, anzi, la quasi certezza che si sia presa una cotta per me. Lo noto da piccoli segnali, da sguardi prolungati, da un'attenzione diversa nei miei confronti. Sembra meno spensierata, a volte quasi timida, eppure, allo stesso tempo, è diventata più civettuola. Cura molto di più il suo abbigliamento quando viene al circolo, scegliendo completini che mettono in risalto la sua figura. E poi ci sono quei dettagli che prima non notavo: a volte si presenta con gli occhi leggermente truccati, un filo di mascara, e le sue belle labbra sembrano sempre più lucide, a volte con una leggera colorazione rosata.

Ma sono alcuni contatti fisici, in apparenza innocenti, a turbarmi molto. Quando mi avvicino a lei per correggere l'impugnatura della racchetta, e mi metto alle sue spalle a stretto contatto per guidare il suo movimento, colgo la pressione dei suoi glutei sulla patta dei miei pantaloncini. Un contatto breve, forse involontario, ma che mi lascia sempre un senso di disagio. Se mi allontano un po' per osservare meglio la sua esecuzione, lei tende a seguirmi nel movimento, accorcia le distanze. E poi c'è stato un episodio in particolare che mi ha messo in grande difficoltà. Stavo cercando di spiegarle un movimento del bacino durante il servizio e, per testare la sua consapevolezza corporea, ho esercitato anch'io una leggera pressione sulla parte bassa della sua schiena. La sua reazione mi ha spiazzato: ha iniziato a fare dei piccoli movimenti rotatori con le anche, un gesto ambiguo, quasi provocatorio. A quel punto ho interrotto subito la lezione, mi sono allontanato con il cuore che batteva forte, sconvolto da quella che mi era sembrata una palese allusione. (...)

(Il libro è disponibile in versione cartacea ed e-book su Amazon e sulle principali librerie online)