Tutti
i fine settimana è sempre la stessa storia. Gruppi di sfaticati escono ubriachi
dai locali e schiamazzano in strada tutta la notte. Non ho bisogno di scostare
le lenzuola perché non le uso. Da giugno a settembre si dorme sopra, questa è
la regola. In verità non ero assopito, perché i vecchi dormono poco o nulla.
Chi ha sonno dorme, e non si sveglia neppure con un colpo di cannone, diceva
sempre mio padre. Non stavo dormendo, non sono stato svegliato, eppure le balle
mi girano lo stesso. Nessuno ha il diritto di fare baccano e di disturbare le
persone per bene. Adesso basta.
Scendo
dal letto e sbircio tra le fessure delle persiane. Proprio di fronte a casa,
sull'altro lato della via, scorgo tre persone. Si tratta di due ragazzi e di
una ragazza. Parlano a voce alta, discutono tra loro, gesticolano e ridono in
maniera sguaiata. Esco dalla stanza da letto e vado nel ripostiglio. Prendo la
carabina, carica e sulla quale è già montato il cannocchiale a infrarossi.
Avvito sulla canna il silenziatore, quello che mi ha fabbricato il mio amico
Sergio nella sua officina casalinga. Non l'ho ancora provato, speriamo bene.
Torno in camera, mi abbasso e striscio sul balcone. Il pavimento è sporco di
merda di piccione, mi insozzo il pigiama ma non ci bado più di tanto. La ringhiera
è di cemento, tutta piena, a eccezione di alcune piccole feritoie a forma di
cuore. Infilo la carabina in una di esse e prendo la mira. Faccio un bel
respiro e poi premo il grilletto. Ho mirato alla figura in mezzo, la ragazza, che
indossa una maglietta bianca e una gonna corta, dalla quale spuntano le lunghe
gambette nude. Colpisco in pieno il ginocchio, la rotula va in frantumi. La
giovinetta rimane per un attimo in piedi su una gamba sola, come il fenicottero
quando dorme, poi crolla a terra urlando. I due amichetti, sbronzi persi, in un
primo momento non comprendono ciò che è accaduto. Si guardano intorno smarriti.
Finalmente uno dei due si avvede del sangue che fuoriesce copioso dalla ragazza.
Si china su lei, inginocchiandosi e mettendosi di profilo. Proprio in
quell'istante sparo di nuovo. Centro il tizio sul tallone. Lui emette un gemito
simile allo squittio di un topo, poi si accascia sul selciato. Dopo questo
trattamento, caro mio, per stare in piedi avrai bisogno di un bel piedistallo,
come quello dei soldatini di plastica. Rientro all'interno, strisciando
all'indietro. In strada, nel frattempo, si è scatenato il putiferio. Gente che
accorre, gente che grida, tra un po' qualcuno chiamerà ambulanze e forze
dell'ordine. Ci saranno sirene e lampeggianti. Proprio un bel caos. Il momento
migliore per schiacciare un bel sonnellino, prima che a qualcuno venga in mente
di suonare il mio campanello. Tanto, come diceva mio padre, chi ha sonno dorme.