Powered By Blogger

martedì 23 luglio 2024

IL TRIONFO DEL TEDOFORO (Prima parte)

"Sì, d'accordo. La ringrazio molto. Va bene, ci sentiamo presto. Buonasera".

L'uomo chiuse la chiamata, poi crollò su una poltrona. Il suo viso color caffelatte era sbiancato. I baffi ormai ingrigiti tuttavia fremevano di eccitazione.

"Papà, che hai? Ti senti male?" domandò la figlia, con tono apprensivo.

Lui sorrise.

"Mai stato così bene, figlia mia".

Lei si avvicinò e gli porse un bicchiere d'acqua.

"Chi era al telefono?"

"Il Presidente" rispose l'uomo.

"Dos Santos?" domandò la figlia.

"Ma no! Era il presidente del comitato olimpico".

"Ah! E che cosa voleva da te? Per caso ti vogliono invitare alla cerimonia di inaugurazione? Sarebbe ora che si ricordassero di te, con tutto ciò che hai fatto per loro".

"No, si tratta di qualcosa di meglio, di molto meglio".

"Vale a dire?"

"Vogliono che faccia il tedoforo".

"E chi è il tedoforo? Quello che porta la fiaccola?"

"Esatto. I tedofori però sono tanti, ma soltanto uno è quello importante, l'unico che sarà ricordato: l'ultimo".

"Quello che accende il braciere?" domandò ancora la donna, titubante.

"Brava, figlia mia! Proprio quello!"

"Sono contenta per te, papà".

Il viso del vecchio si rabbuiò all'improvviso.

"Che c'è, papà? Qualche problema?"

"In effetti sì. Vedi, non lo hanno chiesto soltanto a me, ma anche ad altri due. Insomma, non hanno ancora scelto. Lo faranno entro qualche giorno".

"E chi sarebbero gli altri due?"

L'uomo fece un gesto con il braccio, come per scacciare un insetto molesto.

"Si tratta di due mezze calzette" rispose infine.

"Li conosco?"

"Penso di no. Uno era un nuotatore, ma ora è diventato più grosso di un barile. Non credo che farebbe fare bella figura al nostro paese". Dicendo ciò, l'uomo ridacchiò tra sé. "L'altra è una donna" riprese. "Una ex cavallerizza, ma non sceglieranno mai una donna, te lo assicuro io".

"Perché?" domandò la figlia, un po' indispettita.

L'uomo rifece il gesto di prima e liquidò in quel modo, senza dare alcuna spiegazione, quella che per lui era un'ipotesi del tutto irrealistica.

"Vedrai, alla fine preferiranno me. Ne sono sicuro".

"Non illuderti troppo, però. Non vorrei che tu rimanessi deluso".

"Stai remando contro tuo padre?" domandò l'anziano, irritato.

"Ma no, papà. Sai quanto tengo a te" rispose la figlia.

"Tu eri appena nata e io ero già una delle persone più importanti del nostro paese. Per meriti sportivi!"

Il vecchio, tutto sommato, aveva ragione.

David Luiz Antonio Da Silva, quasi quarant'anni prima, aveva vinto il titolo olimpico nel salto triplo. E il suo trionfo era stato suggellato dal nuovo record del mondo. Un primato che era rimasto imbattuto a lungo. Dopo la sua strepitosa vittoria, Da Silva era stato considerato un eroe nazionale. Per qualche tempo si era persino parlato di lui come del probabile nuovo ministro dello sport. Alla fine non se ne era fatto nulla. Poi la sua carriera sportiva era giunta all'inevitabile epilogo. Il suo reinserimento nella vita normale era stato difficile. Non era mai riuscito a trovare una collocazione che gli fosse congeniale. Gli affari, quei pochi che aveva tentato di intraprendere, erano andati tutti male. Poco alla volta si era ritrovato dimenticato e in miseria. Alla fine qualcuno nelle alte sfere si era ricordato di lui, e gli era stato concesso un piccolo vitalizio, appena sufficiente per vivere. Quando sua figlia aveva divorziato era andato a vivere con lei, anche perché non riusciva più a pagare l'affitto per un appartamento tutto suo.

"Papà, ma come farai a correre? Sai, la tua gamba rigida..."

L'anziano si riscosse dal torpore in cui era precipitato. Gli accadeva spesso.

"Che dici, figlia? Quale gamba rigida? La mia gamba è soltanto un po' pigra".

Lei scosse il capo, poi sorrise. Quanto voleva bene a quel vecchio testone!


                                                  (Continua)

 

 

Nessun commento:

Posta un commento