Giovanni Cartezzini,
appena scese dal letto, ebbe il presentimento che quella sarebbe stata una
giornata storta. Cercò di non badare a quella sensazione di catastrofe
imminente che lo aveva assalito e che continuava a tormentarlo anche mentre
faceva colazione e si preparava per uscire.
Arrivò al campo di
allenamento alla solita ora, come accadeva tutti giorni. Davanti alla porta
dello spogliatoio trovò ad aspettarlo il suo allenatore, Davide Bergonzi. Si
trattava di una circostanza insolita, poiché Bergonzi amava poltrire a letto e
si presentava al campo sempre in ritardo, quando lui aveva già completato il
riscaldamento. Il tecnico aveva un'espressione seria, e in Cartezzini si
accrebbe il senso di disagio.
"Prima di iniziare
ti devo parlare" disse l'allenatore. "Entriamo dentro".
Nello spogliatoio
c'erano due atleti, che furono invitati a uscire. Giovanni Cartezzini e Davide
Bergonzi si sedettero su una panca.
"Ti devo dire due
cose" esordì il tecnico. "Una buona e una cattiva. Da quale
cominciamo?"
Cartezzini era
preoccupato. La sua intuizione mattutina si stava rivelando corretta.
Rassegnato, optò per ascoltare per prime le brutte nuove.
"Mi dispiace,
Giovanni, ma per i cinquemila è stato scelto Ranieri" disse Bergonzi.
"Ranieri? Ma come
è possibile?"
"La decisione è
irrevocabile" aggiunse il tecnico.
"Ma..."
Cartezzini era sconvolto.
"Lascia che ti
spieghi" disse l'allenatore. "Ranieri è un atleta esperto, e anche se
quest'anno non è stato molto brillante merita comunque questa ultima
possibilità. Ormai ha una certa età e dopo i Giochi chiuderà la sua carriera,
non gli possiamo negare questa soddisfazione dopo tutto ciò che ha fatto per la
federazione".
Cartezzini era sempre
più pallido.
"Non andrò alle
Olimpiadi!" esclamò all'improvviso.
"Giovanni, tu sei
ancora giovane..."
Alberto Cartezzini
scattò in piedi.
"Tu sei giovane!
Tu hai poca esperienza!" urlò. "Sono quattro anni che mi sento dire
le stesse cose! Nel frattempo sono invecchiato!"
Bergonzi gli mise una
mano sulla spalla e lo fece di nuovo sedere.
"Calmati, Alberto
E la notizia buona? Non la vuoi sentire?"
L'altro, depresso e di
colpo docile, annuì.
"Sono riuscito a
farti inserire nei tremila siepi" disse Bergonzi, con un gran sorriso.
Cartezzini strabuzzò
gli occhi.
"Non li ho mai
corsi! Neppure una volta!" strepitò.
"Tranquillo,
Alberto. Che importa se finora non li hai mai corsi? Lo farai".
"Non ho il tempo minimo
di ammissione!"
"Questo non è un
problema, ho già pensato a tutto. Tra dieci giorni ci sarà il meeting di
Londra, e tu parteciperai. Ottenere il minimo non sarà un problema. Sarà una
gara veloce, molto tirata, ci saranno anche keniani e etiopi. E ci sarà anche
Tulli, che ti farà da lepre per i primi duemila metri. Vedrai, sarà un gioco da
ragazzi. E poi, le Olimpiadi!"
Cartezzini era
perplesso. Quell'idea stramba non lo allettava per nulla. Eppure, pur di
partecipare ai Giochi Olimpici, sarebbe stato disposto a fare qualsiasi cosa.
"Perché non mi
avete inserito nei diecimila?" tentò ancora di obiettare.
L'allenatore scosse
energicamente il capo.
"Sei chiuso pure
lì. Alberto, tu provieni dal mezzofondo, e possiedi uno spunto finale
irresistibile. Se la gara delle siepi ai Giochi sarà tattica, come è facilmente
prevedibile, e tu riuscirai a rimanere in gruppo, alla fine te la potrai
addirittura giocare per le medaglie. Avrai più possibilità rispetto a quante ne
avresti nei tuoi amati cinquemila, dove saresti comunque un comprimario".
Alberto Cartezzini
sembrava quasi convinto. Poi, all'improvviso, un pensiero lo colpì.
"Le
barriere!" strillò.
(continua)