La strada provinciale
che conduce all'aeroporto è molto trafficata. Lungo il suo lato destro si
estende un ampio prato. L'erba, corta e secca, stremata dalla calura estiva e
dalla siccità, è di color giallo sporco. Soltanto qua e là si intravede qualche
chiazza verde pallido. Quando sul campo scorgo una moltitudine di puntini
bianchi rallento e poi mi fermo a osservare. Con meraviglia noto che si tratta
di esseri viventi. Sì, sono loro, sono proprio loro: sono i migranti. Sono
davvero tanti, e sono immobili. Si sono fermati in quella terra di nessuno,
bordata di strade, incuranti del boato degli aerei che decollano e atterrano di
continuo, perché sono stanchi. Hanno bisogno di riposo, devono recuperare le
energie prima di riprendere il loro viaggio, il loro lungo viaggio, un viaggio
rischioso e pieno di pericoli. Perché andarsene? Si parte perché l'istinto dice
di farlo, perché non esistono alternative, perché è in gioco la sopravvivenza.
Si va verso terre e luoghi più ospitali, dove è possibile trovare il cibo,
condizioni di vita migliori, dove sarà possibile riprodurre la vita. Partono e
sanno che niente e nessuno potrà fermarli. Per loro non esistono barriere e
confini, non ci sono frontiere, non ci sono muri che possano arrestarli, non ci
sono leggi più o meno giuste che possano impedire la loro migrazione. Partono
in tanti, ma non tutti giungeranno alla meta. Le tappe del viaggio sono tante,
e ancora di più sono le insidie. Qualcuno di loro, già stremato, non riuscirà neppure
a ripartire da quel prato con l'erba bruciata, altri moriranno dopo, in qualche
terra desolata, altri ancora saranno accolti dal mare, che sarà il loro
sudario. Partono e continueranno a farlo perché loro non hanno cittadinanza, perché
loro non appartengono a nessun paese, a nessuna nazione, perché la loro terra è
il mondo intero.
Smarrito nei miei
pensieri, quasi mi perdo una scena straordinaria. Qualcuno, tra i migranti, ha
lanciato un impercettibile segnale. È un attimo, e il cielo si oscura. La nube
si scaglia verso il cielo, nugolo immenso di piccoli esseri che sbattono le ali
come forsennati. Il lungo viaggio riprende, su in quel cielo azzurro che a ogni
istante che trascorre sta diventando sempre più freddo.
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