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domenica 21 aprile 2019

DARE UN SENSO



É una bella mattinata di primavera e sto percorrendo in automobile una strada di campagna.
All'improvviso trovo la carreggiata ostruita da una vettura che sta effettuando una manovra. All'auto è agganciato un carrello e l'uomo al volante sta tentando di imboccare in retromarcia uno stretto viottolo. L'operazione, sia per la sua complessità, sia per l'evidente imperizia del conducente, si presenta piuttosto difficile. L'uomo prova e riprova più volte, ma ogni suo tentativo non è premiato dal successo. A un certo punto mi guarda, abbozza un sorriso imbarazzato, poi si ributta in un nuovo tentativo di manovra. Anche se non le vedo, riesco a immaginare le gocce di sudore che ormai imperlano la sua fronte spaziosa. Dietro di me adesso si arresta un'altra automobile, e questo rende ancora più febbrili e concitati gli sforzi dell'inesperto autista.
Io ho arrestato la vettura, ho messo in folle e tirato il freno a mano. Sbircio con la coda dell'occhio i ripetuti fallimenti dell'automobilista ma, nello stesso tempo, mi guardo attorno. Vedo il cielo azzurro, le minuscole foglie degli alberi, di colore verde acceso; sulla mia destra scorgo alcune galline che, con grande impegno grattano il terreno con le zampe alla ricerca di cibo. Sono paziente, mi sento molto paziente e, soprattutto, mi sento in pace con me stesso.
Di colpo la situazione si sblocca. L'uomo è riuscito, chissà se per abilità tardiva o intervenuta fortuna, a indirizzare il carrello nella giusta direzione e a liberare finalmente la strada. Mi rimetto in moto. Lui mi indirizza un cenno, come a chiedere scusa per il tempo che mi ha fatto perdere. Io sorrido e ricambio il gesto, ma il mio non è un segno di accettazione puro e semplice, bensì un ringraziamento. Sono davvero riconoscente a quell'autista incapace, perché mi ha permesso di dare un senso a cinque minuti della mia esistenza che altrimenti sarebbero stati insignificanti.

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