"La sai l'ultima?" mi chiese, gli occhietti vivaci che brillavano.
Sospirai.
"Dimmi, Bianca". Uno dei soliti pettegolezzi, pensai.
Lei si avvicinò ancora di più, e l'odore divenne più forte.
"Si dice che Alfredo si sia messo con Giada. È vero? Tu di sicuro lo
saprai..."
Mi prese un mezzo colpo. Sentii il cuore mancarmi un battito, poi
riprendere a correre a rotta di collo. Alfredo era il mio migliore amico,
l'unico che avessi. Giada invece era ragazza che mi piaceva da sempre, da quando
l'avevo vista la prima volta, nonostante lei non mi avesse mai degnato di uno
sguardo. Loro due, insieme! Erano un anno avanti a me, e stavano nella stessa
classe, perché io ero stato bocciato in prima. Non sapevo nulla di questa
storia. Vedevo Alfredo quasi tutti i giorni dopo la scuola, e lui non mi aveva
detto niente. Forse, sapendo del mio interesse per Giada, temeva di ferirmi. O
forse non gliene importava un accidente. In ogni caso, ci ero rimasto
malissimo.
Cercai di dissimulare il colpo, di mantenere la calma.
"Ah, sì?" dissi, cercando di assumere un'espressione misteriosa.
"Sai, le cose non sempre sono come sembrano" proseguii. "Bianca.
Se proprio lo vuoi sapere, anch'io sto con Giada. Ti ricordi di Jules e
Jim?"
Gli occhi di Bianca si spalancarono. Aveva colto il riferimento
cinematografico. In quel momento, l'odore mefitico si intensificò. Forse non
erano i capelli, riflettei, bensì il sudore. Mi domandò ancora qualcosa, ma la
ignorai. Presi posto nel banco, proprio mentre la campanella finalmente suonava,
assordante.
Non rammento nulla delle tre ore di lezione che seguirono. Non ricordo
niente di ciò che dissero i professori, e neppure quali fossero gli insegnanti
che si alternarono. Per fortuna, non venni interrogato. La mia mente era
altrove, intrappolata in un unico pensiero: Alfredo e Giada. E poi rimuginavo sulla
mia stupida, impulsiva bugia. Non avevo considerato le conseguenze.
Nel frattempo, i miei compagni non erano stati con le mani in mano. Il
passaparola era stato molto veloce. Tutti sapevano ciò che avevo detto a
Bianca. Quando, durante l'intervallo, uscii dalla classe, camminando nel
corridoio, vidi studenti di altre classi che mi guardavano in maniera strana.
Tutti erano a conoscenza di ciò che mi riguardava. Di sicuro anche Alfredo e
Giada, che per fortuna non incontrai. Forse erano rimasti in classe a sbaciucchiarsi,
quei maledetti.
A un tratto, un ragazzo dell'ultimo anno si avvicinò. Prima d'allora non mi
aveva mai rivolto la parola. Mi diede una pacca sulla spalla.
"Bravo" disse con un sorriso che non compresi se fosse di scherno
o ammirazione.
"Ho saputo che ti sei ficcato in un triangolo" aggiunse.
Alzai le spalle, cercando di sembrare noncurante.
"Meglio in tre che in due" dissi. Lui approvò, compiaciuto. Fu un
momento strano, quasi surreale.
Dopo altre due interminabili ore di lezione, anche quella mattinata
tremenda finalmente giunse al termine.
Cercai di uscire da scuola alla chetichella, non volevo incontrare Giada e
tantomeno Alfredo. Intendevo stare da solo, dovevo ripensare a perché il mio
amico non mi avesse detto nulla. Ma proprio in quel momento, vidi Giada. Lei stava
venendo verso di me. All'ultimo momento, scartò e mi evitò, non disse nulla, ma
mi lanciò uno sguardo di puro disprezzo.
Cercai di fare qualcosa, di fermarla, e proprio in quell'istante scorsi
Alfredo, in piedi di fronte a me. Cercai di abbozzare un sorriso, un gesto di
pace, ma il suo pugno fu più veloce. Sentii il "crac" del naso che si
rompeva, subito dopo persi i sensi.
Mai finire in un triangolo, vero o falso che sia.


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