Che cosa hanno in
comune Torino e Venezia? Be', niente, direte voi. E invece no. Nella città
lagunare, soprattutto nel tardo autunno, si verifica il fenomeno dell'acqua
alta. L'innalzamento del livello dell'acqua in laguna causa l'allagamento di
piazze e calli e cittadini e turisti sono costretti a transitare su passerelle
di legno e a indossare alti stivali. Nel capoluogo subalpino l'evento, diverso
ma pur sempre dovuto a cause naturali e sulle quali l'uomo non ha nessun
influenza, si verifica invece in tarda primavera: l'erba inizia a crescere a
dismisura e diventa sempre più alta, invadendo parchi, aiuole e anche qualche
piazza. Di fronte a tale fatto le amministrazioni cittadine sembrano essere del
tutto impotenti. Anzi, il fenomeno dell'erba alta è stato addirittura fatale a
una di esse.
"L'erba non è
affatto alta" affermava l'allampanato vecchio sindaco, provocando
costernazione tra i suoi sostenitori.
"L'erba non è per
niente alta" dice la nuova sindaca spilungona, suscitando approvazione tra
i suoi seguaci.
E di nuovo si rischia
di cadere nell'erba, un tuffo in quel manto abbondante e in apparenza morbido
che si può invece rivelare assai coriaceo.
Transito in una via di
periferia, proprio una di quella periferie che, a dispetto delle tante
promesse, non ha ancora intrapreso un percorso di rinascita. Scorgo una
minuscola e malinconica aiuola. In mezzo c'è un'unica panchina, sbiadita e in
parte rotta, sulla quale sonnecchia un signore anziano. Il poveretto è
completamente circondato dall'erba, alta più di un metro. Mi allontano triste
da quello spettacolo di desolazione.
Si sa, è inutile fare
denunce se queste non sono accompagnate da proposte. Che cosa si può fare, in
concreto, per combattere e sconfiggere questo fenomeno che da troppo tempo
accompagna le primavere torinesi? Per prima cosa occorre rivolgersi agli
esperti. Interpello a tale proposito il professor Caproni, docente di zoologia
rupestre all'Università di Capri, il quale spiattella la sua soluzione.
"Capre" dice
lo studioso. "Le capre brucano l'erba" spiega.
Sono perplesso. Secondo
lo specialista, per una città come Torino occorrerebbero circa novecentomila
capre, una per ogni abitante, per risolvere il problema. Troppe, in ogni caso,
per le esigue finanze cittadine. E poi sorgerebbe la questione della
collocazione degli ovini durante il periodo invernale. Le capre dovrebbero
essere ospitate negli appartamenti privati, nelle scuole e negli uffici
pubblici. Ho l'impressione che non si possa fare. Ci dovremo tenere l'erba
alta, e ricorrere ai soliti e ormai collaudati accorgimenti: quando ci si reca
in aiuole e parchi pubblici bisogna sempre essere muniti di panga o machete, i cani devono
essere tenuti al guinzaglio e i bambini assicurati con una robusta fune, per
evitare di smarrirli tra il manto erboso.
Chiudiamo con una
piccola consolazione e con un proposito per il futuro. La ragione di conforto:
Torino è una tra le città più verdi d'Europa (grazie all'erba). L'intendimento:
il prossimo sindaco dovrà essere di bassa statura.