Ancora un'altra
riunione di giunta con all'ordine del giorno sempre lo stesso punto, nonché unico:
trovare un assessore al bilancio. Tutto il resto può aspettare.
"Perché si è
dimesso?" domanda alla sindaca l'assessore all'urbanistica. "Avevi
detto che era un tuo amico".
"Lo era, adesso
non lo è più"risponde lei, indispettita come suo solito.
"Non lo poteva
dire prima che non se la sentiva?"
"Ha voluto
provare".
"Ma ha lasciato
dopo ventiquattro ore!"
"Non gli sarà
piaciuto l'ufficio, oppure la sedia non era abbastanza comoda" dice
l'assessore alla viabilità.
La sindaca sbatte il
pugno sul tavolo.
"Che botta,
sindaca!" esclama sorpreso l'assessore alla cultura.
Lei sorride
compiaciuta.
"È per via
dell'anello" dice, e mostra a tutti un enorme anello al dito medio.
"Lo uso anche per firmare".
"Non usi la
penna?"
"Quale penna? Noi
ci dobbiamo distinguere, noi siamo il nuovo che avanza. Adesso però basta
perdere tempo".
La sindaca si rivolge
al servile vicesindaco, seduto in silenzio alla sua destra.
"Tu! Prendi subito
un altro curriculum!"
Il poveretto ubbidisce.
Apre un cassetto, lo esplora a lungo con la mano, infine estrae un foglio
sgualcito.
"È l'ultimo
rimasto" dice con mestizia.
"Di già?"
dice l'assessore all'arredo urbano.
"Leggilo e
informaci" ordina perentoria la sindaca. Un sorrisetto antipatico le
illumina il volto topesco.
Il vicesindaco scorre
rapidamente le poche righe.
"Si tratta di una
persona molto esperta" dice.
"In che
senso?"
"È anziano".
"Qual è la sua
attività attuale?"
"Non è una vera e
propria attività, piuttosto un passatempo".
La sindaca,
all'improvviso, schiaffeggia il suo vice.
"Ahi!"
"Leggi tutto, e
sbrigati!"
"Romeo De Nardi,
settantasette anni, ha lavorato per quarant'anni alle poste nel reparto
smistamento. Da quando è in pensione si occupa dell'amministrazione del
condominio in cui vive, dodici appartamenti in tutto compreso il suo. Si offre
per fare l'assessore al bilancio, dice che una città, seppur grande, non è
altro che un insieme di condomini. Questo è tutto".
"Mangialo"
dice la sindaca.
"Eh?"
"Mangia quel
foglio" ribadisce con un sibilo. L'altro esegue, masticando lentamente.
"Ho bisogno di
proposte" dice la sindaca, rivolta ai componenti della giunta.
Prende la parola
l'assessore alla viabilità.
"Cara sindaca,
dobbiamo uscire..."
"Andiamo sul
tetto?"
"Eh? No, niente
tetto. Intendevo dire che dobbiamo uscire da questa difficoltà con un'idea
originale. Avrei pensato a un papa straniero".
"Sarebbe?"
"Prenderemo il
nostro assessore all'estero".
"Come nel
calcio!" esclama con entusiasmo l'assessore ai servizi sociali.
"Prendiamo un
brasiliano!"
"No, un
argentino!"
"Meglio i
tedeschi, sono più affidabili".
"Zitti
tutti!" grida la sindaca. Poi si rivolge al proponente.
"Hai qualche idea
precisa?"
"Sì. Ci sarebbe
quel greco, Varoufakis. Pare sia uno in gamba, con le palle, ed è molto
titolato".
"Ma è
comunista!" dice l'assessore ai lavori pubblici.
"Però è molto
affascinante" dice l'assessora all'ambiente, che interviene per la prima volta.
La sindaca la guarda.
"Che cosa vorresti
dire?"
"Niente, che è
bello".
"Dove li hai presi
quei grossi braccialetti?"
"Questi? Al
mercato delle pulci. Ti piacciono?"
"Sembrano delle
manette".
L'assessora
all'ambiente sbianca.
"Allora, non ce ne
può fregare di meno che quel greco sia comunista. Noi non abbiamo alcun
pregiudizio" riprende la sindaca. "Ricordatevi che noi siamo il nuovo
che avanza. Piuttosto, quel Varouqualcosa è libero?"
"Altroché se è
libero!" esclama con entusiasmo l'assessore alla viabilità. Da quando si è
dimesso per contrasti con il suo capo di governo non ha più assunto alcun
incarico".
La sindaca lo
interrompe. La sua espressione è torva.
"Un capo di governo
è come un sindaco?" domanda.
"Più o meno"
risponde l'assessore stringendosi nelle spalle.
"E hai detto che
si è dimesso?"
"Sì".
"Ne ho abbastanza
di persone con le dimissioni facili!" sbraita la sindaca.
"Bocciato!"
"Io non mi
dimetterei mai" dice con voce soave l'assessora all'ambiente.
"Ti toccherà farlo
quando andrai in galera!" la gela la sindaca. L'altra assume un broncio
offeso.
"Ascoltatemi
tutti" richiama l'attenzione si di sé l'assessore all'urbanistica.
"Mi piace l'idea del papa straniero. La mia proposta vi strabilierà.
Perché non cerchiamo di convincere Barack Obama?"
"Obama?"
ripetono in coro tutti i componenti della giunta. La sindaca è rimasta a bocca
aperta. L'assessore all'urbanistica ne approfitta per proseguire.
"Riflettete bene:
il presidente Obama tra poco tempo sarà libero da qualsiasi impegno. Per un
uomo che ha governato il più grande stato al mondo sarà un giochetto fare
quadrare i conti del nostro comune. E poi si tratta di una personalità di
grande prestigio, inattaccabile sotto qualsiasi punto di vista".
"Chiederà un sacco
di soldi! Noi abbiamo le casse le vuote" dice preoccupato l'assessore
all'arredo urbano.
"Figurati! Stiamo
parlando di un prossimo disoccupato. Quando si cerca un lavoro non si guarda
troppo per il sottile. Deve sfamare la famiglia pure lui. E poi, potremmo
sempre pagarlo... in nero!"
Qualcuno ride.
"Bene" dice
la sindaca. L'idea mi piace. É forte e spregiudicata, degna di un movimento che
rappresenta il nuovo che avanza. Chi si incarica di contattare il presidente
Obama?"
Gli assessori si
guardano a lungo prima di rispondere.
"Io non parlo
l'inglese".
"Neppure io"
"Dove lo prendiamo
il suo numero di telefono?"
"Per chiamare in
America ci vuole il prefisso?"
"E se risponde la
moglie?"
Altra manata sul
tavolo. Tutti zitti.
"Basta così! Sono
stanca, voi incapaci mi farete invecchiare prima del tempo".
"Ha parlato il
genio" sussurra l'assessore ai servizi sociali.
"Ho bisogno di
rilassarmi" dice la sindaca. "Adesso vado sul tetto".
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