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sabato 7 maggio 2016

IL LIBRO DEI VOLTI


Esco di fretta dal negozio e mi scontro con una donna che sta entrando. Tutte le mie attività quotidiane si svolgono sempre in maniera frenetica anche se non ne conosco il motivo. In realtà, posseggo tutto il tempo del mondo. Mentre tento di scusarmi noto che la donna mi fissa.
"Mario!" esclama, raccogliendo la borsa che le è caduta a terra.
Anch'io la riconosco. Anzi, in verità l'avevo individuata fin da subito, tuttavia avrei preferito allontanarmi con rapidità, evitare di dover parlare con lei.  
Valeria è stata mia compagna di scuola alle superiori. Sono almeno dieci anni che non ci incontriamo. Un tempo, confesso, lei mi piaceva. Ora non più. Non so bene chi o che cosa mi sia gradito adesso.
"Sono davvero contenta di vederti" dice lei mentre io continuo a stare zitto.
"Hai tempo per un caffè? Dai, dieci minuti" aggiunge. Mi indica un piccolo bar a due passi dalla panetteria. Ci sediamo a un tavolino posto sul marciapiede. Ordiniamo.
"Allora, come te la passi?" domanda, ma non mi lascia il tempo di rispondere.
"Io mi occupo di pubbliche relazioni per alcune grandi discoteche. Sai, organizzo eventi e cose così, insomma. Si tratta di un lavoro interessante, sono sempre in contatto con tante persone, con artisti, cioè, artisti per modo di dire. In ogni caso si tratta di un'attività stimolante, che mi coinvolge completamente e mi appaga, che mi permette di esibire tutta la mia creatività. Ti ricordi quant'ero estrosa a scuola? Insomma, sono soddisfatta. E tu? Su, dimmi qualcosa di te. Che cosa fai?"
Stordito dalle tante parole e dalla sua voce penetrante rimango muto.
"Allora?"
"Niente, non faccio niente" rispondo alla fine.
Risata nervosa da parte sua.
"Non stai lavorando?" chiede.
"No, adesso no".
"Sei stato licenziato?"
"Licenziato? Oh, un sacco di volte. Più o meno ogni due o tre mesi".
Lei non sa più che dire, è rimasta a bocca aperta. Io aspetto.
"Mi spiace" dice. "A scuola eri il più bravo di tutti".
Annuisco. Lei, con gesti inquieti, inizia a raccogliere le sue cose posate sul tavolino: il telefono, gli occhiali da sole, la sciarpa di seta. Poi accenna ad alzarsi.
"Dobbiamo rimanere in contatto" dice, finendo di bere il caffè.
"Come?"
"Eh? Ascolta, sei iscritto a Facebook?"
"Sì".
"Bene, allora mandami una richiesta di amicizia".
"L'ho già fatto" rispondo. "Quattro anni fa".
"Davvero? Oh, scusami se non ti ho risposto".
"Mi hai risposto".
"Sul serio? Non lo ricordavo più. Su Facebook ho più di tremila contatti. Sai, con il mio lavoro..."
"Ho inviato la richiesta di amicizia a tutti gli ex compagni di scuola, quelli dell'ultimo anno. Soltanto tu mi hai risposto".
"Ah, sono contenta. È strano che non ti abbia riconosciuto. Hai inserito una foto recente?"
"No, l'immagine di un orsacchiotto".
"Un orsacchiotto? Capisco. In ogni modo non ho mai visto nulla di te su Facebook. Non sei  molto attivo, vero?"
"Non ho mai scritto nulla" dico.
"Perché? È così divertente!"
"Non lo so".
"Puoi scrivere qualsiasi pensiero ti passi per la testa".
"Non credo che agli altri interessi ciò che penso io".
"Dici? Allora puoi inserire tue fotografie, quelle delle vacanze per esempio. Io lo faccio sempre. Le hai mai viste?"
"Sì, le ho viste".
"Non ti piacciono?"
"Sono tristi".
Lei si rabbuia.
"Le mie foto delle vacanze sono tristi?"
"Non soltanto le tue, tutte. Le persone tutti gli anni pubblicano sempre le stesse immagini. I luoghi sono sempre gli stessi, mentre i volti e i corpi cambiano, invecchiano, sono sempre più segnati dal tempo che passa. Se invece le stesse persone le incontrassi di persona tutti i giorni, o quasi, non mi accorgerei del tempo che trascorre, mi sembrerebbero sempre uguali, sempre giovani".
"Forse hai ragione, eppure non riesco a fare a meno di..."
"...di esibirti su Facebook? Di mostrare il nulla che c'è dietro ai tuoi pensieri, ai tuoi commenti? Di ostentare la tua nuova mostruosa acconciatura?"
Valeria si alza di scatto.
"Ma come ti permetti?" dice, alzando un po' troppo la voce.
"Ho detto la verità".
"Sei sempre il solito sfigato e depresso!" strepita, puntandomi un dito contro. Noto che l'unghia è finta.
"Scusami" mormoro. Forse l'ho fatta grossa. Purtroppo non riesco a controllare queste botte di sincerità che di frequente mi assalgono.
"Scusami il cazzo! Sai che cosa farò? Ti toglierò l'amicizia su Facebook. Così la smetterai di fare il guardone!" E se ne va sbattendo i tacchi. Il mio caffè è ormai freddo.


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