Esco di fretta dal
negozio e mi scontro con una donna che sta entrando. Tutte le mie attività
quotidiane si svolgono sempre in maniera frenetica anche se non ne conosco il
motivo. In realtà, posseggo tutto il tempo del mondo. Mentre tento di scusarmi
noto che la donna mi fissa.
"Mario!"
esclama, raccogliendo la borsa che le è caduta a terra.
Anch'io la riconosco.
Anzi, in verità l'avevo individuata fin da subito, tuttavia avrei preferito allontanarmi
con rapidità, evitare di dover parlare con lei.
Valeria è stata mia
compagna di scuola alle superiori. Sono almeno dieci anni che non ci
incontriamo. Un tempo, confesso, lei mi piaceva. Ora non più. Non so bene chi o
che cosa mi sia gradito adesso.
"Sono davvero
contenta di vederti" dice lei mentre io continuo a stare zitto.
"Hai tempo per un
caffè? Dai, dieci minuti" aggiunge. Mi indica un piccolo bar a due passi
dalla panetteria. Ci sediamo a un tavolino posto sul marciapiede. Ordiniamo.
"Allora, come te
la passi?" domanda, ma non mi lascia il tempo di rispondere.
"Io mi occupo di
pubbliche relazioni per alcune grandi discoteche. Sai, organizzo eventi e cose
così, insomma. Si tratta di un lavoro interessante, sono sempre in contatto con
tante persone, con artisti, cioè, artisti per modo di dire. In ogni caso si tratta
di un'attività stimolante, che mi coinvolge completamente e mi appaga, che mi permette
di esibire tutta la mia creatività. Ti ricordi quant'ero estrosa a scuola?
Insomma, sono soddisfatta. E tu? Su, dimmi qualcosa di te. Che cosa fai?"
Stordito dalle tante
parole e dalla sua voce penetrante rimango muto.
"Allora?"
"Niente, non
faccio niente" rispondo alla fine.
Risata nervosa da parte
sua.
"Non stai
lavorando?" chiede.
"No, adesso
no".
"Sei stato
licenziato?"
"Licenziato? Oh,
un sacco di volte. Più o meno ogni due o tre mesi".
Lei non sa più che
dire, è rimasta a bocca aperta. Io aspetto.
"Mi spiace"
dice. "A scuola eri il più bravo di tutti".
Annuisco. Lei, con
gesti inquieti, inizia a raccogliere le sue cose posate sul tavolino: il
telefono, gli occhiali da sole, la sciarpa di seta. Poi accenna ad alzarsi.
"Dobbiamo rimanere
in contatto" dice, finendo di bere il caffè.
"Come?"
"Eh? Ascolta, sei
iscritto a Facebook?"
"Sì".
"Bene, allora
mandami una richiesta di amicizia".
"L'ho già
fatto" rispondo. "Quattro anni fa".
"Davvero? Oh,
scusami se non ti ho risposto".
"Mi hai
risposto".
"Sul serio? Non lo
ricordavo più. Su Facebook ho più di tremila contatti. Sai, con il mio
lavoro..."
"Ho inviato la
richiesta di amicizia a tutti gli ex compagni di scuola, quelli dell'ultimo
anno. Soltanto tu mi hai risposto".
"Ah, sono
contenta. È strano che non ti abbia riconosciuto. Hai inserito una foto
recente?"
"No, l'immagine di
un orsacchiotto".
"Un orsacchiotto?
Capisco. In ogni modo non ho mai visto nulla di te su Facebook. Non sei molto attivo, vero?"
"Non ho mai
scritto nulla" dico.
"Perché? È così
divertente!"
"Non lo so".
"Puoi scrivere
qualsiasi pensiero ti passi per la testa".
"Non credo che
agli altri interessi ciò che penso io".
"Dici? Allora puoi
inserire tue fotografie, quelle delle vacanze per esempio. Io lo faccio sempre.
Le hai mai viste?"
"Sì, le ho viste".
"Non ti
piacciono?"
"Sono
tristi".
Lei si rabbuia.
"Le mie foto delle
vacanze sono tristi?"
"Non soltanto le
tue, tutte. Le persone tutti gli anni pubblicano sempre le stesse immagini. I
luoghi sono sempre gli stessi, mentre i volti e i corpi cambiano, invecchiano,
sono sempre più segnati dal tempo che passa. Se invece le stesse persone le
incontrassi di persona tutti i giorni, o quasi, non mi accorgerei del tempo che
trascorre, mi sembrerebbero sempre uguali, sempre giovani".
"Forse hai
ragione, eppure non riesco a fare a meno di..."
"...di esibirti su
Facebook? Di mostrare il nulla che c'è dietro ai tuoi pensieri, ai tuoi
commenti? Di ostentare la tua nuova mostruosa acconciatura?"
Valeria si alza di
scatto.
"Ma come ti
permetti?" dice, alzando un po' troppo la voce.
"Ho detto la
verità".
"Sei sempre il
solito sfigato e depresso!" strepita, puntandomi un dito contro. Noto che
l'unghia è finta.
"Scusami"
mormoro. Forse l'ho fatta grossa. Purtroppo non riesco a controllare queste
botte di sincerità che di frequente mi assalgono.
"Scusami il cazzo!
Sai che cosa farò? Ti toglierò l'amicizia su Facebook. Così la smetterai di
fare il guardone!" E se ne va sbattendo i tacchi. Il mio caffè è ormai freddo.
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