È dura la critica della
Conferenza Episcopale Italiana nei confronti di opportunisti politici e demagoghi
vari che utilizzano la questione dei migranti per beceri scopi propagandistici
ed elettorali. Ma lo è altrettanto nei confronti del governo accusato di
completa inerzia nell’affrontare un problema così spinoso. Allora, si sa che
spesso gli alti prelati della CEI sono abituati a farla fuori dal vaso, a
ingerire in maniera indebita, ma questa volta no. Hanno ragione. Lo stato
italiano, riguardo il tema in oggetto, appare completamente impreparato e
inadeguato, si limita a lanciare accuse all’Europa (solo in piccola parte vere)
e a tentare di coinvolgere, in maniera goffa, le amministrazioni locali, nel
tentativo di smistare confusamente gli sventurati profughi sull’intero
territorio nazionale, coinvolgendo e mettendo spesso in difficoltà sindaci e
presidenti di regione che non dispongono di risorse necessarie per garantire
una dignitosa accoglienza ai migranti. Lo stato è colpevole, dunque, ma è
soprattutto colpevole (l’attuale governo ma pure tutti gli altri che lo hanno
preceduto) di non aver mai messo a punto a una seria politica sull’immigrazione.
L’attuale caos è inevitabile.
Parliamoci chiaro: la
maggior parte dei migranti arrivati finora sul territorio nazionale rimarranno
nel nostro paese (e molti altri ne arriveranno finché non saranno risolte
alcune complicate situazioni politiche in Siria, in Libia e in altri paesi). Le
azioni di respingimento, si sa, non sono facilmente attuabili e, in ogni caso,
rischiano di essere disumane. Anche sul fronte dei soccorsi in mare (da quando
non è più attiva l’operazione Mare Nostrum) la situazione non è buona, anche se
negli ultimi tempi è lievemente migliorata con il maggiore impegno dell’Unione
Europea. Ciò non è comunque sufficiente per scongiurare nuove vittime tutti i
giorni. È indispensabile creare al più presto corridoi umanitari legali per
consentire a chi fugge da guerre e persecuzioni di cadere nelle mani dei cinici
scafisti e di non rischiare la vita.
E dopo, che fare? Come
detto prima è necessario affrontare la questione in maniera diversa. Mettere
mano a politiche che non guardano solo l’emergenza, o il mese dopo. No, tali
politiche devono essere a lungo termine, dieci anni, vent’anni e più. I
migranti devono diventare da problema a risorsa. Servono politiche di
integrazione efficaci che, necessariamente, devono passare da casa, scuola,
lavoro e ridefinizione delle norme per l’acquisizione della cittadinanza.
Non importa se lo dice
pure la CEI, in ogni caso facciamolo.