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domenica 5 agosto 2018

CHE SI FA?



"Che si fa?" dice Saverio, l'aria annoiata.
"Boh" risponde Giovanni, lanciando la cartella sotto la scalinata.
Il bus, come tutti i giorni, ci ha depositato alla stessa ora di fronte al cancello della scuola. Ma il mercoledì la prima ora è buca.
"Facciamo due tiri" propongo. Non lontano c'è uno spiazzo erboso soffocato tra le case. Il pallone sappiamo dove trovarlo.
"No, non ho nessuna intenzione di sporcarmi le braghe" dice Saverio.
"Mica devi stare in porta per forza" dico.
"Mi sporco lo stesso. Ti ricordi l'ultima volta?" dice lui.
"Pioveva, l'erba era era scivolosa".
"E tu mi hai steso".
"Affatto. Non era fallo, sono entrato sulla palla e tu ti sei sbilanciato e sei caduto".
"Ma vaffanculo. Ero ridotto da far schifo. Persino la Giorgi non sapeva se cazziarmi o mettersi a ridere.
"Alla fine però ti ha cazziato" dice Giovanni.
Un'ombra scorre accanto a noi. Mi volto di scatto e intravedo la figura slanciata di Simonetta, la nostra compagna, che cammina a passo spedito. Soffermo lo sguardo sui suoi capelli neri e boccoluti, gli stessi che, seduto al banco, mi trovo davanti agli occhi tutto il tempo. Gli stessi dove sogno e fantastico di tuffare il viso, per assaporarne il profumo. Faccio ancora in tempo ad ammirare le gambe lunghe e magre, dai polpacci pronunciati, poi Simonetta scompare dietro l'angolo.
Saverio ha notato la mia intensa attività d'occhi.
"Dove sta andando?" domanda, poi rimane a bocca aperta come un idiota.
"E che ne so?" rispondo, un po' seccato.
"Andiamole dietro" propone Giovanni.
"Che cosa?"
"La seguiamo, così vediamo dove va. E passiamo il tempo".
Ad andatura apparentemente svogliata imbocchiamo anche noi i portici, come ha fatto un attimo prima Simonetta, e iniziamo il pedinamento.
"Dobbiamo fare attenzione" dico. "Se ci scorge facciamo la figura dei cretini".
"Tu in particolare" mi punzecchia Saverio.
"Io cosa?" rispondo, aggressivo.
"È a te che piace" dice il coglione.
"Ma smettila" lo liquido, poi sputo per terra.
"A me piace per davvero" dice Giovanni, quasi in un sussurro.
"Sono contento per te" lo liquido acido, in piena crisi di gelosia. Perché non ho ammesso davanti ai miei amici che Simonetta mi piace? Mi sembra quasi di averla rinnegata. Ma poi penso che lei non mi degna mai del minimo sguardo, quindi chi se ne frega. O forse no.
"È entrata dentro" dice Saverio.
"Dove?"
"Nel bar".
"E adesso?"
"Adesso torniamo indietro" dice Saverio.
"Oppure entriamo anche noi nel bar" propone Giovanni.
"Assolutamente no" dico, e proprio in quell'istante Simonetta esce e prosegue il cammino.
"Occhio, è uscita" dico.
"Che cosa avrà fatto?" chiede Saverio, curioso come una biscia.
"Ha bevuto un cicchetto" dico.
"Avrà comprato le caramelle" dice Giovanni.
"Vedrai, poi se stai buono te le regala" lo canzona Saverio.
"Vaffanculo".
"Attenti, se si volta ci vede" dico.
"Si sta allontanando parecchio" dice Saverio.
"Che c'è? Sei stanco?" lo rintuzza Giovanni.
"Smettila, coglione".
"Merda! Si è fermata" dice Saverio arrestandosi all'improvviso. Quasi lo tampono.
Simonetta è ferma all'incrocio, scruta a destra poi a sinistra poi guarda l'orologio.
"Nascondiamoci dietro quel muretto" dico.
"Sta aspettando qualcuno" dice Saverio.
"Ma guarda!" dico, fingendo spavalderia che non ho.
"Chi sarà?" domanda Giovanni, la voce tremolante.
"Di sicuro non sei tu" dice Saverio.
"Fottiti".
All'improvviso sentiamo un rombo in lontananza. Pochi secondi e si materializza un bolide di moto. Il centauro è un ragazzo con barba e capelli lunghi. Spegne il motore e, sempre restando a cavallo, si sporge e bacia Simonetta sulla bocca.
"Cristo, avrà almeno trent'anni!" esclama Saverio.
"No, la barba inganna. Secondo me non supera i venticinque".
"Che cosa vi importa quanti anni ha?" dico, con voce stridula.
"Cazzo gridi? Vuoi che ci sentano?" dice Saverio.
Il capellone barbuto riaccende la moto, subito dopo Simonetta balza in sella e si aggrappa stretta al suo giubbotto di pelle. Un'accelerata e i due spariscono in un istante. Ho appena il tempo di scorgere la coscia scoperta della mia compagna. È bella.
"E adesso che si fa?" dice Saverio, l'aria stranita.
"Uh?" bofonchia Giovanni, che sta pensando a chissà che. Forse i suoi sono gli stessi pensieri che tormentano anche me.
"Adesso torniamo" dico, e sono davvero triste, per quanto si può essere tristi a quattordici anni.