Siediti, gli dice.
Stai bene? aggiunge.
L'altro lo guarda, un
po' smarrito, poi si siede.
Allora?
Tranquillo, dice
l'altro, sto bene, ma non è più come prima.
Che cosa vuoi dire?
Niente, voglio dire che
adesso è diverso.
Spiegati meglio, gli
dice.
É semplice, adesso è
tutto diverso perché sono cambiato.
Nel corso della vita si
cambia, è normale, gli dice.
Hai ragione, ma nel mio
caso il cambiamento è avvenuto all'improvviso.
Che tipo di cambiamento?
gli domanda. In meglio? In peggio?
L'altro sorride. No,
non si tratta di meglio o peggio, risponde. Si tratta di diverso.
Ti senti diverso? gli
domanda.
Ma sì, ma sì. Ma non
diverso nel senso di discriminato, gli risponde. Diverso nel senso di differente
rispetto a prima. Sono cambiato, capisci? Sono cambiato.
Bene, e allora in che
cosa consiste questo cambiamento? gli dice. Riesci a capirlo?
Credo di sì, risponde, se
rifletto credo di proprio di sì.
Mi sembri sempre
uguale, gli dice. Se proprio ti osservo con attenzione noto forse una specie di
malinconica rassegnazione. Ma si tratta di qualcosa di impercettibile, che
sfugge, che non riesco bene a focalizzare. Forse è soltanto un'impressione,
aggiunge. Forse non è così, forse mi sbaglio, sono condizionato da ciò che mi
hai detto.
No, no, no, non sbagli,
dice l'altro. La tua impressione, ma di sicuro è più di una impressione, perché
tu mi conosci, è corretta. Io sono diverso, sono diverso perché sono cambiato,
sono profondamente cambiato, e la mia trasformazione è avvenuta in un periodo
di tempo assai breve. Ecco, è così.
In cosa sei cambiato? gli
domanda.
Eh? In cosa sono
cambiato? Mi domandi in che cosa sono cambiato perché dall'esterno non traspare
nulla, non traspare quasi nulla, se non una specie di malinconia, vero?
Sì, è così, gli dice.
Sono cambiato dentro,
ecco dove sono cambiato, dentro, gli risponde.
Dentro, sei cambiato
dentro, ma non si tratta del corpo, vero?
No, assolutamente no.
Il corpo, il corpo segue la sua strada, che non deve essere per forza la mia,
gli risponde l'altro.
Non c'è soltanto il
corpo, gli dice. No, c'è anche altro, c'è soprattutto altro.
Vero, hai ragione amico
mio, c'è soprattutto altro, gli risponde.
Sì, ma tu non vuoi
dirlo, non vuoi dire che cosa c'è dentro di te, gli dice. Che cosa c'è dentro
di te che è cambiato, che ti ha reso diverso, diverso ma non discriminato, ma
semplicemente differente.
Le emozioni, gli dice
l'altro abbassando lo sguardo. Le emozioni, ribadisce con un soffio di voce.
Sono diverse? Sono
cambiate? gli dice. Non avere paura, non avere pudore, dimmelo, in cosa sono
cambiate le tue emozioni?
No, no, no, io sono
sempre lo stesso, io sono rimasto sempre lo stesso, le mie emozioni sono quelle
di sempre, gli risponde.
Allora, allora? Non
capisco più nulla, gli dice. Hai detto di essere cambiato, adesso mi stai
dicendo di essere rimasta la stessa persona di PRIMA. No, non capisco più
nulla.
Non ce l'ho più! Non ce
l'ho più! QUELLO mi ha privato dello scudo, non ce l'ho più!
Che cosa non hai più?
gli chiede.
Ma non capisci? Non ho
più lo scudo! Non posso più ripararmi, non posso più proteggermi, tutto mi
colpisce! E mi fa male...
Come? Niente scudo?
Nessun filtro? Vuoi dirmi che le emozioni ti colpiscono direttamente? Nulla si
frappone tra loro e te? gli domanda, sgomento.
Noooo! Nulla!
Oh, povero te... Povero
amico mio...