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sabato 13 febbraio 2016

TEMPO PRESENTE



Storie del presente.

I temi dei racconti: la sovranità popolare, i corrotti, il conflitto tra generazioni, lo strapotere dei centri commerciali, le menzogne dei politici, la fecondazione assistita, i soprusi delle forze dell'ordine, il lavoro, il disagio e la povertà, le elezioni presidenziali e papali, il senso della storia, le falsità dei mezzi di informazione.


Disponibile in formato cartaceo e in formato e-book su:

http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/226325/tempo-presente-2/

sabato 6 febbraio 2016

E LA VERSIONE DI BARNEY?



Lo osservo. Appare stanco, turbato, smanioso di stare da solo. Esibisce un distacco obbligato, inevitabile conseguenza dell'accettazione degli eventi, immagine mesta di paziente rassegnazione.
So quale sarebbe il suo desiderio. Vorrebbe parlare spiegare chiarire precisare. Lo ha già fatto tante volte, e ogni volta ha aggiunto una nuova considerazione; la sua analisi è stata scrupolosa e attenta, sebbene imperfetta, poiché è ben consapevole che l'obiettività, in questi casi, non può esistere. Nessuno, e tanto meno lui stesso, è in grado di produrre, e garantire, riguardo a quelle specifiche vicende, un'opinione imparziale, un giudizio al di sopra delle parti. Proprio per questo le sue interpretazioni, i suoi commenti,  le sue puntualizzazioni e le sue evidenze non sono mai state espresse, rese esplicite e comunicate a una platea, a un pubblico di individui interessati che pure esiste e che attende, più o meno dormiente ma sempre pronto a riaccendersi, a dibattere e valutare e giudicare. E, perché no, a divertirsi e svagarsi e rallegrarsi al riparo di un non coinvolgimento che tuttavia può essere effimero. No, quasi nulla è trapelato dalla sua persona per riversarsi nella fornace, nel tritatutto, nella pressa, dove tutto si fonde si frantuma si appiattisce. È davvero necessaria la sua versione? Rivolta a chi, poi? La verità, in fondo, non esiste, perché è filtrata dalla soggettività di ognuno. Tocca affidarci alle circostanze, quando ne siamo informati, e applicare ad esse i nostri strumenti di misurazione difettosi e scadenti.
Lo scruto. Sembra stremato, in una condizione prossima alla completa prostrazione. Non lo invidio, ma neppure lo commisero. Poteva capitare anche a me, in realtà è già accaduto anche a me.  
Sono il suo migliore amico e sono a conoscenza di tutti i fatti, perché almeno tra noi due un livello minimo di confidenza ancora esiste, conosco tutto tranne i suoi pensieri. Nel suo sguardo, che cerca di evitare il mio, colgo amarezza e frustrazione, indovino altresì irritazione e disappunto, l'intero coacervo di percezioni ed emozioni e sentimenti presenti in chi avverte un'impressione di ingiustizia, difficile da definire, e impossibile da affrontare combattere e sconfiggere.  
Mi avvicino. Finge giovialità, dissimula in maniera eroica, la sua applicazione è ammirevole e quasi commovente.
Mi siedo di fronte a lui e subito comprende le mie intenzioni, propositi che apprezza ma che non è in condizione di assecondare. È troppo debole, e fragile oltre misura. Insisto, lo incoraggio ma lui scuote il capo. Non ne ha voglia, non ne ha la forza. Eppure devo.
"Ti va di parlarne ancora?" domando.
Mi guarda.
"No, meglio di no" dice.
Mi dispiace ma dovrete rassegnarvi, la versione di Barney non la conoscerete mai.